Intervista a Federico Gardenghi il DJ italiano più giovane al mondo

Federico Gardenghi ha 14 anni ma questo non l’ho mai spaventato soprattutto prima di salire sul palco per far ballare miglioni di persone.

È lui il dj italiano più famoso al mondo. Federico, originario di Milano, esordisce durante la serata di capodanno 2012 dove “tocca” per la prima volta un lettore Pioneer CDJ-2000. Prima di allora non lo aveva mai usato e ha confessato di aver imparato tutto quello che sa dai  video tutorial in inglese su Youtube che suo padre gli salvava. Non comprendeva ancora la lingua inglese ed ha imparato studiando le posizioni delle mani dei DJ. Da allora sono passate tantissime serate e festival, per citarne due l’Holi Dance Festival Milano e il Motorshow di Bologna e tanti altre all’estero al fianco di nomi famosi nel settore della musica house e techno.

Ma Federico è anche tanto altro.

Conosciamoci meglio: come descriveresti Federico usando solo tre parole?

Techno, simpatico e attaccato al telefono.

Come è fatta la giornata tipo del DJ più giovane al mondo?

Vado a scuola, pranzo o a casa o una pizza al trancio con i compagni, un’oretta di cazzeggio in centro con gli amici e poi a casa a studiare. Un paio di volte la settimana il tennis. Direi che non è diversa dalla settimana di un normale teenager. Magari cambia un po’ nel weekend quando in media una o massimo due volte al mese vado in una città europea per una gig.

Che rapporto hai con gli altri coetanei e la scuola in generale? Ti è mai successo di trovare una tua professoressa nella discoteca in cui suonavi?

Direi buono in generale. Condivido la mia passione però con pochi compagni, la maggior parte parla solo di calcio. Con la scuola va bene, sono al primo anno di liceo scientifico. Qualche voto improbabile è già arrivato… adesso devo aggiustare il tiro. Una professoressa, invece, non l’ho ancora incontrata in discoteca!

Ami la musica come pochi ragazzi al mondo, c’è una canzone a cui ti senti particolarmente legato e perché?

“Save my night” di Armin van Buuren. È un brano di genere trance che mi carica da impazzire ed è da sempre la mia canzone preferita.

Hai conosciuto molti DJ, per citarne alcuni Tanzmann, Erick Morillo e Fatboy Slim, ma uno degli incontri chiave per la tua carriera è stato quello con Carl Cox. Cosa ti ricordi di quel momento?

Un gigantone di simpatia che mi ha detto “Erano anni che non vedevo qualcuno che muovesse le mani sul mixer come te”.

Che rapporto hai con i tuoi fan?  Sei uno che risponde spesso ai messaggi che riceve?

Buono credo, cerco di essere sempre disponibile. Mi piace esserlo e rispondo praticamente sempre.

Quale discoteca o Festival musicale, se esiste, pensi che ti rappresenti di più come artista?

Il BPM, un festival di musica dove si suona principalmente genere techno. Negli anni passati si teneva in Mexico, ora invece è in Portogallo.

Il mondo dei club è spesso associato a droghe, alcol e illegalità dalla tua esperienza che idea te ne sei fatto?

Devo dire molto sinceramente che non ho mai avuto esperienze negative. Probabilmente perché sia gli organizzatori che i fan rispettosi della mia età non hanno mai permesso situazioni strane. So comunque che girano droghe e so che la gente beve ma sinceramente credo che sia così ovunque, dal lavoro al tempo libero, purtroppo è un problema comune. A Milano e credo ovunque spacciano nei parchi e nei locali degli aperitivi alla moda… non solo nelle discoteche.

Qual è la parte migliore della vita da DJ?

La musica che fa parte della tua vita. Se la musica da grande diventasse il mio lavoro sarebbe un sogno.

Qual è il tuo sogno più grande dal punto di vista musicale?

Restare in questo mondo, quello della musica in generale, della produzione, delle luci, degli effetti speciali.

Dalia Smaranda