Intervista a Emanuele Barbati:”Mentre fuori arrivano i lupi” è il nuovo album

Il 10 giugno scorso è uscito “Mentre fuori arrivano i lupi”, il nuovo album di Emanuele Barbati, a sei anni dalla pubblicazione dell’ultimo disco e dopo il successo di “Sorrido al sole” con i Boomdabash.

Emanuele Barbati, cantautore tarantino laureato in musicologia col massimo dei voti e menzione all’Università del Salento con una tesi in iconografia musicale e storia medievale, ha esordito col primo lavoro discografico nel 2013 con “Sulla stessa via”. Nel 2015 per Believe records esce il suo secondo album prodotto da Roberto Vernetti “Sfumature”, seguito da un tour italiano ed estero. In occasione dei Battiti Live, incontra i Boomdabash con i quali nasce una profonda amicizia che sfocia nel 2017 nel featuring “Sorrido al sole”, il brano diventa nella stessa primavera uno dei più suonati dalle radio ed entra nella classifica degli indipendenti.

Oltre ad essere arrivato sul podio del premio Lunezia come miglior autore nel 2018, Emanuele è stato ospite al Primo Maggio di Taranto. Ha aperto i live di Levante, Max Gazzè, Clementino, Subsonica, Tre allegri ragazzi morti e Caparezza. All’attività di cantautore associa da sempre l’impegno per la difesa dei diritti umani e ambientali: si è impegnato per la difesa ambientale del territorio della provincia di Taranto e ha sostenuto attivamente Emergency e Amref.

“Mentre Fuori Arrivano I Lupi” è un album composto da undici brani inediti, tra cui “Libera”, che sostiene il progetto di Amref Italia per il diritto allo studio femminile in Sud Sudan nella scuola superiore di formazione medica Wish di Maridi e l’associazione Alzaia che si occupa di prevenzione alla violenza di genere a Taranto.

Emanuele, “Mentre fuori arrivano i lupi” arriva a distanza di anni dal tuo ultimo album. Cosa è successo in questi anni e quali trasformazioni ha subito la tua musica?

Durante questi anni ho fatto uscire dei singoli perchè il mercato discografico e i servizi streaming hanno cambiato l’uscita spingendo più sui singoli che sui dischi. Ad un certo punto, ho pensato che questi brani avessero un filo conduttore e che potevano essere raccolti in un disco.

Ho chiuso un po’ il cerchio e ho deciso di farli uscire insieme in questo nuovo lavoro.

 

“Mentre fuori arrivano i lupi” è pubblicato in un periodo storico abbastanza particolare. Come ti sei relazionato con la pandemia e quali conquiste hai fatto?

Ho proprio concluso tutte le registrazioni alla fine del primo lockdown. Mi è mancato moltissimo poter registrare insieme alla band e avere anche quella sensazione che poteva darci un viaggio per poter scrivere le ultime canzoni.

Per me la conquista è stata riuscire a concludere un disco nonostante il verbo più utilizzato fosse rinchiudere, mentre io avevo bisogno di aprire le mie aspettative.

Parliamo di “Mentre fuori arrivano i lupi”. Da quali esigenze comunicative è nato?

Avevo bisogno di raccontare gli ultimi due anni. L’ho presa come un viaggio. Ho tirato fuori le undici migliori fotografie che avevo e le ho mostrate al pubblico con il quale volevo instaurare un racconto più sincero possibile.

 

Chi sono i lupi della società in cui stiamo vivendo?

Ho cercato questa metafora. Sono partito dai lupi dell’industria musicale, quelli che cercano di dirti cosa fare per mero interesse personale. Ad un certo punto, ho capito che non erano i lupi, ma i cacciatori quelli che ti dicono che il lupo è sempre cattivo. Mi sono messo dal lato del lupo, sovvertendo un po’ le regole e le favole.

Il disco è legato ad un impegno solidale e benefico: ci racconti di cosa si tratta?

Dato il titolo dell’album che chiamava fortemente un legame ambientalista, ho chiesto al WWF Italia di poter promuovere e supportare il progetto “SOS Natura d’Italia”, in particolare il “progetto lupo” per la tutela e la salvaguardia del lupo in Italia.

Quali sono le canzoni che meglio di altre raccolgono il senso dell’album?

Sicuramente “Mentre fuori arrivano i lupi” che porta il titolo del disco. Credo che sia il riassunto del disco. E anche “Spine e rose” che racconta la diversità stilistica e compositiva di questo nuovo lavoro.

Nel disco vi è un solo featuring: perchè hai scelto Kaufman per quella canzone?

È stato un incontro casuale perchè, all’improvviso, ci siamo trovati nello stesso studio con lo stesso produttore. Sono sempre stato molto amante delle collaborazioni con gli artisti. Dato che loro erano lì, li avevo ascoltati e mi era molto piaciuto il loro modo di fare musica e di relazionarsi con gli altri,  così ho chiesto di collaborare.

 

Cosa c’è in agenda per i prossimi mesi?

Una ripartenza live perchè, dopo questa pandemia, si ritorna a fare concerti. La mia grande voglia è di poter portare questo disco in giro per l’Italia. Cercheremo di farlo già da questa estate, ma saremo più pronti per l’autunno, sperando che prosegua tutto per il meglio.

Sandy Sciuto