Crediti: Catania Book Festival

Intervista a Diego De Silva: “Arriverà la serie tv sull’Avv. Malinconico”

Diego De Silva è in libreria con “I valori che contano – Avrei preferito non scoprirli” edito da Einaudi. Il libro è stato presentato durante la prima giornata del Catania Book Festival nella cornice dell’Istituto Ardizzone Gioeni di Catania.

De Silva che in questi giorni ha attraversato la Sicilia in lungo e in largo per promuovere il libro ha dialogato con Diana Anastasi andando ad analizzare la personalità del personaggio dell’Avv. Malinconico con una platea gremita di gente che ha interagito con lo scrittore che poi si è intrattenuto per il firmacopie.

Al Catania Book Festival per presentare “I valori che contano – avrei preferito non scoprirli”, altro tassello sulla vita dell’Avv. Malinconico. Quali sono le suggestioni e le impressioni della partecipazione al Festival?

Mi è piaciuto molto perché, malgrado le normative di restrizione del Covid, c’è stata una bella presenza del pubblico, molta attenzione e anche domande interessanti e molto stimolanti.

A proposito di Festival del libro, si è tanto parlato di Festival culturali quasi sempre a prevalenza maschile. Sandro Veronesi a proposito ha manifestato con un tweet l’intenzione di non parteciparvi più a meno che non vi sia prevalenza di donne. E lei cosa ne pensa?

È un tema vero. È vero che c’è una minoranza schiacciante del genere femminile e credo anche che questo dica chiaramente di una scarsa attenzione degli organizzatori. Il fatto che non abbiano notato questo aspetto è grave proprio perché secondo me è quasi inconsapevole.

Non è stata una cosa studiata perché se un bravo organizzatore ci pensa, rimedia. Invece è proprio segno di una dimenticanza istintiva che però la dice lunga rispetto alla sottovalutazione di un genere. Dal punto di vista prettamente letterario, la distinzione tra scrittura maschile e femminile mi lascia del tutto indifferente.

Il suo ultimo libro si intitola “I valori che contano”, edito da Einaudi. Ha senso ancora parlare di valori? Quali sono i valori che contano?

Quello che io dico nel titolo è esattamente un modo di deridere la retorica che lega la scoperta dei valori che contano all’insorgenza di una malattia come accade all’Avv. Malinconico che si trova affetto da un tumore.

Banalmente io non credo nella funzione pedagogica del male. Credo che ci sono tante occasioni molto più mirabili di un tumore per scoprire che la vita è bella.

L’avv. Malinconico stavolta non difende ma deve difendersi dalla malattia. È una vicenda autobiografica, come ha già dichiarato. Oggi il mondo lotta contro il covid19: è imprescindibile secondo lei dover stare male per comprendere che quando ci lamentavamo in realtà stavamo bene?

Assolutamente no. È proprio quello che dico nel titolo. Non credo nella funzione pedagogica della tragedia, del dolore. Le cose che ti accadono nella vita, poi sono l’uso che ne fai. Si può rimanere assolutamente una persona stupida e superficiale anche se ti succede qualcosa che dovrebbe farti riflettere sulla vita e su te stesso.

Io, ad esempio, non ho mai creduto che la pandemia ci avrebbe reso migliori. Sicuro però posso dire che durante la pandemia abbiamo dimostrato come paese una capacità di risposta e di responsabilità che può dare qualche segno di speranza.

L’avv. Malinconico, però, rappresenta anche in modo dissacrante l’attuale condizione dell’avvocato italiano oggi. Come mai si è arrivati a questo declino della professione forense?

Beh, è molto difficile da dire. Le ragioni sono tantissime. Quello che sicuramente possiamo dire è che il mercato non regge più il sovrannumero di avvocati che immette ogni anno. Molti si sono trovati a fare questo mestiere perché non c’era altro, mentre invece ci vorrebbe una selezione più forte.

Vorrei sapere: lei è uno scrittore o fa lo scrittore?

Questa è una delle più grandi differenze di cui parlava Sartre. Sai, dopo ventuno anni comincio a pensare di esserlo, ma soprattutto lo faccio perché è il mio lavoro. Anche perché non so fare altro.

Cosa significa per lei scrivere?

Significa confrontarmi con l’unica cosa che mi riesce e poi soprattutto avere una chiave di comprensione diversa della realtà.

Come la quarantena ha influito sul suo essere scrittore? Cosa le ha lasciato?

Non ha influito. Ha lasciato malinconia per un tempo in cui si viveva questa desertificazione urbana che ci ha forse per la prima volta nella vita restituito la dimensione del silenzio. Non ero mai stato così abituato a percepire il silenzio in una dimensione cittadina.

Social e scrittori. Ha da tempo Twitter e da poco è arrivato su Instagram. E quindi gli scrittori non snobbano più i social?

Per la verità, bisogna capirli. Su Twitter ci sono da diversi anni. Mi piace molto perché è una sorta di taccuino quotidiano dove non è neanche semplice scrivere una cosa sensata. È una sorta di piccolo esercizio quotidiano.

Instagram lo uso molto poco; lo gestisce soprattutto la mia compagna. Da quello che mi dicono funziona di più per la trasmissione di notizie riguardanti eventi pubblici come un festival. Non ho ancora ben capito come funziona e forse non lo capirò. Continuo a dedicarmi soltanto a Twitter.

Credo che gli scrittori debbono quantomeno frequentare gli strumenti contemporanei, ma non è detto che ci debbano stare ore ed ore. Anzi sinceramente di quello non ho voglia, però non bisogna snobbare questi mezzi di comunicazione perché ci passano tante cose e bisogna conoscerli secondo me.

Qual è il libro sul comodino al momento?

Ho appena finito un bellissimo libro di Pupi Avati che si chiama “L’archivio del diavolo”. Un altro molto bello che ho finito da poco e che ho anche presentato a Torino di recente è “E’ quello che ti meriti” di Barbara Frandino, edito da Einaudi. Molto bello l’ultimo di Jhon Niven “La lista degli stronzi”. E poi ne ho un paio nello zaino ma non ricordo perché sono in tour siciliano da un paio di giorni e la sera crollo sul letto e non ho mai tempo.

Ultima domanda: cosa c’è in agenda per i prossimi mesi?

La serie tv sull’Avv. Malinconico. Siamo a lavoro da oltre un anno sulle sceneggiature e poi comincerò i lavori per un nuovo romanzo, ma non prima della fine dell’anno.

Sandy Sciuto