Non c’è persona, in particolar modo i bambini, che trovandosi di fronte a forme non ben definite, come le nuvole, le ombre, le chiazze d’acqua, non abbia sentito il desiderio di definirle, di riportarle ad una forma nota. Proprio su questa nostra naturale propensione si basa uno dei test di personalità più famosi in assoluto: il Test di Rorschach.
Quando Hermann Rorschach, famoso psichiatra svizzero, nel 1921 pubblicò il risultato delle sue ricerche, era lontano dall’immaginare il successo che avrebbe ottenuto. Dall’unione della sua passione per l’arte e di quella per la psichiatria, concepì un test volto allo studio di come un diverso stato mentale possa influire sulla percezione delle immagini. Per farlo fece uso di una tecnica di disegno nota come kleksografia, ovvero prese dei fogli bianchi, li piegò a metà e spruzzò all’interno della piega delle gocce di inchiostro. Richiudendo il foglio, le gocce di inchiostro si allargarono, assumendo forme simmetriche e totalmente casuali. Ottenne 10 tavole diverse tra loro, di cui 5 monocromatiche, 2 bicolori e 3 colorate.
Il Test di Rorschach vero e proprio consiste nel presentare in successione le 10 tavole al soggetto in esame, invitandolo, di volta in volta, a dire che cosa vede o a raccontare una storia ispirata dall’immagine stessa. Il soggetto deve avere la possibilità di esprimersi liberamente, senza limiti di tempo imposti, convinto del fatto che non ci siano risposte giuste o sbagliate, anche se queste sono raccolte ed interpretate in un elenco standardizzato che rende la valutazione attendibile.Non si tratta, quindi, di indovinare qualcosa o di dire cose intelligenti, ma solo ciò che la fantasia e il ricordo suggeriscono. Lo scopo del test infatti è quello di far emergere emozioni nascoste o conflitti interni.
Si tratta di un test di personalità ed appartiene alla categoria dei test psicologici proiettivi, ovvero dei test costituiti da stimoli visivi intenzionalmente ambigui. Per l’importanza che ha la componente istintiva delle risposte fornite, il test è solitamente utilizzato con i bambini, proprio perché, non conoscendo lo scopo del test, non sono condizionati nelle loro risposte. Dall’interpretazione delle osservazioni fatte su ciascuna tavola è possibile delineare un profilo per attitudini di personalità e identificare eventuali problematiche del soggetto.
Interpretare in modo opportuno ed attendibile il test di Rorschach non è per nulla banale. L’interpretazione del test, infatti, non si basa solo sul “cosa” vede il soggetto nella macchia d’inchiostro, ma anche sulle sfumature della voce, i silenzi, le esclamazioni, e tutta la comunicazione non verbale. Gli psicologi e psichiatri ritengono necessario mantenere riservate le rappresentazioni delle tavole del Test di Rorschach, in modo da rendere spontanee le risposte dei soggetti alla loro visione. Il test si basa infatti sulla risposta “istintiva” del soggetto alla prima visione delle tavole. Infine è bene ricordare che il reattivo di Rorschach deve essere applicato con grande attenzione e consapevolezza ed è necessaria un’adeguata preparazione ed esperienza d’uso, onde evitare di falsarne il risultato con valutazioni soggettive.
Curiosi di fare una prova? Nella prima parte dell’articolo abbiamo pubblicato un prototipo di macchia di Rorschach, raccontateci nei commenti cosa vi ricorda!