Il lato oscuro dei Mondiali in Russia: la strage silenziosa dei cani randagi

Una silenziosa e macabra strage di cani randagi sta avvenendo nelle città della Russia che ospitano le partite dei Mondiali. E’ risaputo che un Mondiale è sempre una buona occasione per riportare al decoro zone periferiche abbandonate, asfaltare le strade e falciare le erbacce che infestano le cittadine.

Ma a quale prezzo?

Non stiamo parlando solo del costo della ripulitura dalla sporcizia che normalmente infetta gran parte dei sobborghi russi. Stiamo gettando luce su una strage silenziose di vite. Vite a quattrozampe, troppo ingombranti, puzzolenti e fastidiose per il grande pubblico.

Dei 17 milioni di cani che vivono nel continente russo, circa il 25% è randagio. Due milioni di Fido popolano le 11 città che ospitano i Mondiali. La sola Mosca ne conta in media uno ogni 300 abitanti; affamati e stremati, spesso attaccano l’uomo anche in pieno centro urbano. Nel 2007 nella capitale ci sono stati oltre ventimila attacchi all’uomo da parte dei randagi.

Nonostante gli episodi di aggressioni, la schiera di randagi che popolando la Russia è ormai parte integrante della comunità. I quattrozampe sono perfettamente integrati e hanno imparato a muoversi in città e tra i turisti che spesso si fermano a farsi una foto con loro o a donargli qualche resto del pranzo. Non è raro vedere famigliole di randagi aspettare sulle strisce pedonali. Capita di vedere cani che aspettano la metropolitana e si mettono in fila aspettando diligentemente la propria fermata. La loro gerarchia interna vuole che i più giovani camminino davanti, controllati dai veterani. Hanno i loro ”amici umani” che si prendono cura di loro donando qualche vecchia coperta posizionata in qualche vicolo cieco o lasciando gli avanzi dei ristoranti dove i cani sanno di poter trovare qualcosa. Sono degli abitanti silenziosi e perlopiù vittime di una proliferazione incontrollata e in continuo aumento.

cani randagi mondiali 2018

A dar voce ai cani randagi silenziosamente decimati, Open Cages, associazione impegnata nel contrastare le crudeltà arrecate agli animali. Per questo, ha anche avviato un’apposita campagna, che al momento ha raccolto circa diecimila firme.

Le principali strade delle città russe sono state “ripulite” dai randagi ne più vigliacco dei modi; spargendo cibo avvelenato. Una morte lenta e dolorosa, ma efficace. In altri casi, sono stati mandati dei ”soldati della morte” muniti di cerbottane e una buona mira che localizzano i randagi e li uccidono con frecce avvelenate. L’obiettivo è eliminarne il più possibile, con il minor sforzo economico. Ogni quattrozampe lasciato morente agonizzante per i vicoli della città vale circa un euro e mezzo.

Ma la Russia non è l’unica, anche se recidiva; per le Olimpiadi Invernali di Sochi (2014), fu attuato un altro massacro di randagi per rendere più “libera” la città russa.

Ad Atene in vista delle olimpiadi avvenne esattamente lo stesso tipo di ”pulizia” urbana, mentre nel 2008 per le olimpiadi a Pechino nel 2008 furono deportati migliaia di cani e gatti in “death camps” “campi di sterminio”.

La domanda che tutto il mondo si pone di fronte a tutto questo sangue e morte di animali che hanno solo la colpa di esistere è: si poteva evitare?

La risposta è sì; andavano attuate delle politiche a lungo termine, muovendosi per tempo catturando i randagi e trasferendoli fuori città in appositi spazi, dove andavano sterilizzati e vaccinati. Ovviamente è un modus operandi costoso e pianificato, ma assolutamente fattibile, dal momento che i lavori in vista dei mondiali durano da quasi otto anni, per un budget che supera abbondantemente i dieci miliardi di dollari.

Ma dei due miliardi di spettatori in tutto il mondo che guarderanno i mondiali dal 14 Giugno al 15 Luglio, nessuno si ricorderà dei cani randagi delle città russe.

Lucrezia Vardanega