I terremoti che hanno sconvolto l’Italia centrale, prima il 24 agosto e poi il 26 e il 30 ottobre, oltre ad aver provocato danni incalcolabili alle abitazioni ai beni culturali, nonchè danni morali e fisici alle persone coinvolte, ha messo in ginocchio e rischia di mettere spezzare del tutto migliaia di piccole aziende locali che hanno sede nelle aree colpite dal sisma, aziende in cui vengono prodotti alcuni dei prodotti appartenenti al patrimonio gastronomico italiano.
Una situazione drammatica: 3 mila aziende e 100 mila animali a rischio!
A spiegare lo scenario causato dal terremoto è la Coldiretti che ha da subito lanciato l’allarme sul rischio che si interrompano le lavorazioni di molti prodotti pregiati.
Dall’indagine di Coldiretti è emerso che il terremoto degli ultimi giorni oltre ad aver causato causato il crollo di altre strutture, ha anche peggiorato la situazione di quelle già lesionate in seguito al sisma del 24 agosto scorso. «Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Le continue scosse inoltre interessano anche gli animali costretti a vivere in situazioni al limite della sopportabilità soprattutto con l’arrivo del freddo invernale, si stima infatti che il 90% delle stalle siano state danneggiate, e ciò incide anche sulla produzione di prodotti come il latte, di cui è stata rilevata una riduzione del 30% nella produzione. La Coldiretti Marche e lo stesso presidente Moncalvo hanno pertanto diramato un appello agli agricoltori associati di tutta Italia e a tutti gli altri per l’invio immediato di roulotte e camper. «Servono ricoveri sicuri per il bestiame con stalle, fienili e casolari lesionati, distrutti o inagibili» , precisa Moncalvo.
Tutto ciò, detto coi numeri, si concretizza, secondo gli ultimi dati del monitor distretti di Intesa Sanpaolo, di oltre mezzo miliardo di euro di esportazioni.
Tra paradosso e scelte drammatiche
La drammaticità della situazione ha portato molte aziende, secondo ciò che rileva Confagricoltura, a prendere decisioni paradossali quanto pericolose, “con alcune aziende agricole terremotate che non denunciano i danni subiti per non vedersi bloccare l’attività aziendale che non si può fermare”.
Infatti come afferma sempre Roberto Moncalvo «Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola» nel sottolineare la necessità che «la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo».
Nasce «I love Norcia»
Una delle prime concrete iniziative prese proprio dai soggetti colpiti dal sisma è la creazione di un consorzio con un obiettivo: realizzare un prodotto alimentare innovativo tipico della zona, da proporre sul mercato. «Qualcosa che ci permetta di poter continuare a vivere qui» spiega Vincenzo Bianconi, presidente provinciale di Federalberghi e titolare di un hotel nella zona colpita dal sisma. «Ci sono arrivate e ci stanno arrivando offerte di aiuto da tutto il mondo – spiega Bianconi – Vedremo ora come riuscire a mettere tutto a sistema nel miglior modo possibile». Tra le idee, c’è anche quella di realizzare a Norcia una scuola di alta qualità dedicata al turismo. “Per formare – spiega ancora Bianconi – con i migliori chef il personale delle nostre strutture”.
Il Corriere della sera, a firma di Gabriele Principato, ha realizzato un articolo, che invito a leggere, in cui è possibile prendere visione di tutti i prodotti che al momento sono a rischio . Tra questi troviamo il Vitellone Bianco Igp, il pecorino dei Sibillini, guanciale amatriciano,le lenticchie di Castelluccio di Norcia, Prosciutto Amatriciano Igp ecc.