Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate… Al cinema. Si sa, riuscire ad accontentare i fan di un fumetto con una trasposizione cinematografica non è mai semplice, soprattutto perché le aspettative sono sempre piuttosto elevate. Cercare di farlo con alle spalle due film sullo stesso tema, diretti da del Toro e facendolo uscire a due settimane dall’ultimo Avengers, invece può essere considerato un tentato suicidio. La campagna pubblicitaria della casa di produzione aveva comunque lasciato ben sperare che, alla fine, Neil Marshall sarebbe riuscito a portare nelle sale un Hellboy accattivante e nuovo di zecca. Durante la visione si ha invece l’impressione che tutta l’ansia da prestazione del cast tecnico abbia partorito uno splendido disastro.
Hellboy: la trama
Hellboy, eroe demoniaco rosso come l’inferno, è un detective del BPRD (Bureau for Paranormal Research and Defense) dipartimento che protegge gli umani dalle creature sovrannaturali. Richiamato in Inghilterra dall’Osiris Club, società segreta di cacciatori di mostri, scoprirà l’esistenza di una strega millenaria, Nimue, i cui seguaci stanno tentando di riportarla in vita. Assetata di vendetta contro gli uomini che l’hanno imprigionata per 1500 anni, Nimue ha intenzione di sprigionare la peste per sterminare il genere umano. Hellboy sarà dunque costretto a fare una scelta: combattere la strega per proteggere una razza che non è la propria o allearsi con lei per scatenare l’apocalisse.
Male ma non malissimo
Per quanto molti lati del film risultino scadenti, Hellboy non può essere considerato a tutti gli effetti un B-Movie. Da infatti più l’idea di essere un progetto nato per diventare un buon film d’azione, con tinte gore ed umorismo pesante, ma che in corso d’opera sia andato storto qualcosa. Il film è estremamente pasticciato. Una narrazione di due ore in cui si rincorrono fin troppe storie secondarie ed un numero eccessivo di personaggi, vista l’incapacità del regista di gestirli in maniera adeguata. Le battute dei vari personaggi usano un linguaggio estremamente semplicistico e a tratti demenziale, anche in quei momenti che dovrebbero essere più carichi di pathos.
Ma facciamo un passo indietro:
Analisi no-spoiler di Hellboy
Il film apre, come molti altri, con la classica scena auto conclusiva atta solo a presentare l’eroe protagonista. Per quanto tale escamotage sia ormai troppo vecchia per non far sbuffare il pubblico in sala, non è problematica di per sé. Il vero problema è che tale scena risulta totalmente scollegata dalla storia principale, facendoci già preannunciare come sarà il resto della pellicola. Da quel momento infatti la trama viene trascinata da pretesti narrativi vecchi e piuttosto banali, intervallati da filippiche di personaggi creati ad hoc, per dare spiegazioni su fatti passati.
Il cast artistico non ha poi fatto una così brutta figura. David Harbour in particolare, per quanto sabotato da dei dialoghi impietosi (per non parlare del doppiaggio italiano) ha dimostrato di essere adatto al ruolo. Anche Milla Jovovich si è difesa bene, usando al meglio la sua accecante bellezza per rendere quanto meno memorabile un villain scontato e bidimensionale.
Macabro, forse troppo
Un po’ di sangue in un film come Hellboy deve esserci per forza ma, mentre negli altri due film, del Toro calibrava le scene splatter per renderle impreviste ed accattivanti, qui l’effetto è ribaltato. Il film di Neil Marshall è un continuo susseguirsi di smembramenti esagerati e spesso anche poco realistici, tanto da diventare noiosi. I mostri, grotteschi e spietati, sono invece disegnati piuttosto bene. Essi risultano anche affascinanti visto che, i classici strega-vampiro-gigante sono affiancati da altri meno conosciuti come il Changeling e la Baba Yaga.
Ma è la CGI scadente a dare il colpo di grazia al film. Alcuni ambienti in particolare sono realizzati in modo penoso, utilizzando green screens fin troppo evidenti. Alcune creature realizzate in digitale, hanno un aspetto tanto bizzarro da far sorridere lo spettatore più che impressionarlo.
In definitiva Hellboy è un film che riesce ad intrattenere, soprattutto i fans del personaggio, ma mai a risultare convincente. L’impressione finale è quella di una pietanza preparata male con gli ingredienti giusti, un’accozzaglia di idee male espresse e che legano poco e niente tra di loro. Un vero peccato vista l’indubbio entusiasmo dell’intero cast per il progetto, ma d’altronde, come diceva Keats, non c’è inferno più atroce del fallimento in un grande scopo.