Gogglebox: facciamoci spiare davanti alla TV

Di Sebastiano Mura per Social Up!

Rimandi e rimandi da più di due anni, ma finalmente il nostro autunno televisivo dovrebbe veder approdare nelle TV italiane Gogglebox, il programma che punta l’occhio non sui protagonisti del piccolo schermo ma sul suo pubblico.

L’idea è quella di portare il fenomeno dei reactioner, che ancora oggi spopolano sempre più numerosi nel Web, sul divano di casa, là dove, spaparanzati dopo i pasti, con in mano una birra e con vicino qualche amico, ci lasciamo andare a commenti spontanei e perdiamo quasi completamente ogni filtro e qualsivoglia freno inibitorio e ci lasciamo sfuggire faccette, reazioni, battute. Insomma al centro del programma non ci saranno le produzioni televisive in sé, ma piuttosto che le reazioni che queste saranno capaci di suscitare nel pubblico (o in una ristretta parte scelta in rappresentanza dello stesso). Le persone comuni, il tizio della porta accanto, la ragazza che fa la spesa nel nostro stesso supermercato, tutti mettono “in piazza” la propria vita permettendo al resto dei comuni mortali, che si fanno improvvisamente pubblico della normalità, di godere della vita “assolutamente comune” di qualcun altro.

L’idea viene dalla vicina Inghilterra e prima che in Italia, ha visto nascere e crescere “fratellini e cugini” dalle caratteristiche più o meno comuni, in tutto il mondo: Finlandia, Spagna, Sud Africa, Norvegia e Belgio tra le altre. Qui famiglie, gruppi di amici, coppie, vengono scelte per essere spiate in uno degli atti più personali della nostra vita. Lo stare a casa, in totale relax, davanti alla TV a “farsi un’idea” di come va il mondo. Come sostengono gli stessi creatori del format originale infatti Gogglebox non è solo un programma sulla TV ma “un programma sulla vita delle persone comuni: sul loro modo di esprimersi e dialogare, sul loro modo di intendere non solo la televisione ma la società tutta”.

Un modo per serie TV, talkshow, varietà, ecc. di vedere quale effetto hanno realmente sul pubblico, quali parti possono risultare più interessanti, quali sketch più riusciti e quali meno. In soldoni si tratta di un’idea vincente, almeno sulla carta, in grado di poter dare alle emittenti televisive un feedback sicuro sull’efficacia dell’intenzione comunicativa dei loro programmi e al contempo, permettere al pubblico di fruire di un prodotto, ancora una volta sulla carta, capace di attrarlo e di incuriosirlo: viviamo in un epoca nella quale, a partire dal Grande Fratello, per arrivare alle miriadi di vlog e, per l’appunto, al fenomeno dei reactioner in rete che si occupano di “reagire” a qualsiasi contenuto trai più disparati, la cosa che ci appassiona di più guardare siamo proprio noi stessi.

Un’altra caratteristica di questa particolare società è anche quella che ci vede sempre più esperti di tutto: sono le persone comuni oggi a dare indicazioni e suggerimenti su dove andare a mangiare, su quale negozio offra la migliore qualità prezzo dei loro prodotti, su quale posto visitare quando si è in viaggio. Gli esperti del settore, di tutti i settori, vanno sempre più diminuendo, a favore di persone del tutto comuni che si fanno portavoce delle loro e altrui scelte, fornendo consigli e diventando quello che oggi viene definito un “influencer”, ovvero colui che con la sua opinione è capace di far variare l’opinione degli altri e magari far cambiare qualcosa anche al prodotto o alla realtà della quale sceglie di trattare ed interessarsi.

Uno specchio su quello che siamo insomma che in Italia troverà casa in seconda serata su Italia 1, dal 23 ottobre. L’idea è quella di seguire il format originale e proporre quindi schetch divertenti (e talvolta irriverenti se si pensa che in tutte le varie versioni del programma si nota una netta predilezione per personalità un po’ sopra le righe e con pochissimi peli sulla lingua) creando una sorta di loop televisivo nel quale chi guarda è a sua volta guardato e chi giudica è a sua volta giudicato. Si trova di tutto, dalla famiglia interraziale, al duo nonna-nipote, dagli amici di una vita, alle giovani coppie che, sul sofà di casa, si rilassano dopo le rispettive giornate di lavoro.

Uno spaccato di Italia che guarda e che vuole essere guardata; che vuole commentare e che si espone al commento. Che vuole gustarsi un po’ di relax in santa pace, senza per questo perdere l’occasione di farsi vedere. Telecamere ad osservarci o no, sediamoci comodi, tra i volti che vedremo emozionarsi, scandalizzarsi, arrabbiarsi, ci potrebbe essere qualcuno che, sul divano di casa, è proprio come noi.