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Gianni Versace e Andy Warhol: l’iconica collezione Pop Art del 1991

A cura di Benito Dell’Aquila e Valentina Brini

Gianni Versace – un solo nome, una leggenda. Versace, l’iconico stilista calabrese morto il 15 luglio del 1997 davanti alla sua villa a Miami Beach, rivive ogni giorno nel cuore del settore moda attraverso le sue visionarie collezioni e collaborazioni. Gianni rimane nella storia uno dei primi stilisti italiani ad aver rivoluzionato il mondo della moda e delle celebrities, per sempre. Impossibile dimenticare che si attribuisce proprio a lui l’invenzione della “top model” intesa come modella e icona da sfilata e rappresentante di uno stile di vita. Versace negli anni ha contribuito a regalare sogni e nuove prospettive alle donne, rendendole forti, divertenti ed estremamente sensuali.

La sua passione per la moda nasce grazie a sua madre sarta, con la quale inizia a lavorare e sperimentare sin da bambino. Nel 1978, dopo il trasferimento a Milano – esce la prima collezione di Versace in passerella e Versace fa il suo ingresso nella moda milanese. Amante di uno stile classico greco e romano, Versace propone come logo del suo marchio una Medusa ripresa dalla mitologia greca.

“Chi si innamora della Medusa non ha scampo”. 

Ecco le parole di Gianni Versace per descrivere l’essenza della sua moda caparbia e anticonformista. E come gli occhi di Medusa, gli abiti Versace iniziano a conquistare e intrappolare il desiderio all’interno di ogni donna. La moda di Versace mira alla sensualità, alla conquista e alla persuasione.

La peculiarità di Versace è sempre stata la citazione continua del panorama artistico, che da sempre ha influenzato la sua visione stilistica. Questo appare ovvio nel corso delle collezioni e delle sfilate, le quali divengono una mostra a cielo aperto di cultura e citazione. Gianni Versace aveva da subito compreso che quando si parla di arte si parla di moda, e non si lasciò scappare citazioni dall’arte rinascimentale alla Magna Grecia arrivando alla cultura Pop contemporanea.

Immagine di scostumista.com

Il panorama della cultura Pop della seconda metà del Novecento non poteva che essere dominato da Andy Warhol. Artista eclettico e poliedrico che seguendo l’esempio di Salvador Dalí, aveva intuito che l’arte può contaminare ogni settore dello show business e riceverne fama, gloria e guadagno. Il suo tocco, le sue idee, irrompono e creano dibattito. Discusso, ma piace e tutti vogliono entrare in contatto con lui. Tutti vogliono collaborare con lui. Il suo essere così dirompente e fuori dagli schemi lo configurano sia allora, sia oggi, tra i visionari che hanno saputo rivoluzionare il concetto di ARTE.

Gianni così attento alla cultura Pop non poteva non restare folgorato dalla personalità di Andy Warhol. La passione di Versace per Warhol e il suo lavoro si è fortemente accresciuta nel suo primo viaggio a New York, dove ha potuto constatare tra le altre cose, l’influenza che Warhol aveva ormai generato nella metropoli americana e della sua eredità, l’associazione Warhol.

Era il 1991 e Versace decise di stupire tutti con una collezione ben lontana dai prototipi e archetipi greco-romani. La sfilata del 1991 si ricorda come l’inno per eccellenza di Versace per Andy  Warhol, iconico artista della cultura Pop.

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Abiti anticonformisti, creativi, spiritosi ed estremamente popolari: ecco le creazioni Pop Art di Gianni Versace. Come dimenticare gli incredibili pezzi iconici dedicati a James Dean e  alla diva del cinema, Marylin Monroe, proposti sotto forma di lunghi abiti da sera, completi da lavoro e da tempo libero. Il viso riprodotto in serie che tanto aveva scioccato il mondo dell’arte con Warhol, ora era proprio lì: sul tessuto Versace. Se si potessero descrivere a parole questi abiti sarebbero la perfetta rappresentazione di una cultura visuale nuova, creativa, “in Vogue”. L’unione tra visual culture e nuovi media si fonde perfettamente nel creare una collezione brillante, esuberante e multicolor come la società contemporanea.  L’arte contemporanea sugli abiti disegnati da Versace trova trionfo in ciò che spesso ribadiva: “che la Moda è Arte e l’Arte collabora con la Moda”.

                                                                                                                                                   Immagine di scostumista.com