“Fare la dentista? Mestiere da uomini”: nasce così uno studio tutto al femminile

La storia di Maria Patrizia Di Caprio che, nel cuore di Napoli, con il suo  studio dentistico ha dato lavoro a sei donne fra i 20 e i 45 anni. Storie diverse ma accomunate dalla necessità di combattere una mentalità vecchia ma ancora attuale che vuole il gentil sesso relegato a ruoli secondari e senza titoli di studio. “Spero che la mia testimonianza possa servire ai ragazzi del Sud. Solo con la cultura si raggiungono gli obiettivi sperati”.

Benvenuti al Sud. Federica ha 34 anni ed è di Torino. Si è trasferita a Napoli per amore. Sei pazza, le dicevano. Non troverai mai un lavoro. Susy, invece, ha 42 anni, due figli e aveva perso le speranze di trovare un impiego. Sei madre e troppo avanti con l’età, si sentiva sempre dire. Non troverai mai nessuno che ti assumerà. Ma c’è anche Assia che di anni ne ha 32. Lei non sapeva nemmeno come fosse fatto un contratto vero. Alla tua età, oramai, come pensi di collocarti nel mondo del lavoro? Ma potremmo continuare con Krizia, nata a Scampia. A 22 anni ha avuto una gravidanza inaspettata che l’ha portata ad abbandonare l’università. Poi ci sono anche Veronica che ha deciso di lasciare gli studi accademici perché non le piacevano. Infine c’è la ventunenne Angela. Il suo sogno è quello di sposarsi a breve ma, proprio per questo, le dicevano che chi si marita vista la possibile e imminente maternità, non verrà assunta da nessuno. Federica, Susy, Krizia, Assia, Veronica e Angela, sono tutte storie a lieto fine, accumunate da un unico filo conduttore: fanno parte dello staff dello stesso studio odontoiatrico, tutto al femminile, composto anche dell’ausilio delle dottoresse Lucrezia ed Emanuela: “Ho sei dipendenti e due collaboratrici e hanno tutte un’età che va dai 20 ai 45 anni”, racconta la dottoressa Maria Patrizia Di Caprio che, di quello studio, è la titolare.

Ho voluto dare loro un’opportunità perché sono brave ma anche perché, in questo Paese, bisogna superare antichi retaggi culturali che al Sud si ingigantiscono. Oltretutto, dare lavoro a delle donne, consente loro una maggiore indipendenza economica e psicologica dal compagno o dal marito. 

Maria Patrizia Di Caprio è cresciuta in una famiglia di operai. Tre figlie femmine che, secondo la cultura popolare, avrebbero potuto al massimo aspirare a un diploma finito: “E invece io volevo fare la dentista -spiega. Volevo andare all’Università e prendere quello che, un tempo, veniva definito come una sorta di ascensore sociale. Io e le mie sorelle volevamo riscattarci, nonostante tutto e tutti. Ricordo che quando avrò avuto al massimo dieci anni, un mio coetaneo mi chiese cosa avessi voluto fare da grande e quando gli risposi che avrei voluto curare i denti, lui si fece una crassa risata. Non puoi fare la dentista, tu sei una donna. Vorrei incontrarlo oggi e dirgli che invece ce l’ho fatta. Con passione e tanti sacrifici ma ce l’ho fatta. Ed è per questo che voglio dare un’opportunità a chi, da donna, fatica ad averne”.

E questo nonostante la professione di odontoiatria resti, ancora oggi, appannaggio degli uomini. Dei 62milaiscritti all’Albo professionale solo 16mila appartengono al gentil sesso e, di queste, soltanto 4mila hanno compiti decisionali: “Ma non finisce qui -afferma la Di Caprio. Quella piccola pattuglia di donne battagliere ha spesso ruoli legati alla pedodonzia, l’odontoiatria pediatrica e alla ortodonzia. Come se la chirurgia fosse esclusiva dei maschi.
E allora sa cosa ho fatto? Mi sono specializzata proprio in chirurgia orale. Contro ogni stereotipo e contro quella mentalità popolare di vecchio stampo ma ancora molto diffusa. Una volta, per farle capire bene, un collega mi consigliò a suo suocero per l’estrazione di un dente e lui gli rispose: ‘Ma ha la forza di tirarmelo via?‘. Una domanda che dice già tutto”.


Maria Patrizia è una donna energica che ha deciso di avvalersi di altre donne altrettanto energiche: “Il mio studio è tutto al femminile, segretarie comprese. Ma non è stato facile -sostiene. Non è stato facile perché alle donne viene chiesto di lavorare come se non avessero dei figli e di fare le mamme come se non lavorassero. Ma ora il nostro gruppo esiste e vuole farsi valere. Magari non potremo fare le dieci di sera perché poi vogliamo anche svolgere il nostro ruolo in famiglia. Ma abbiamo una marcia in più sotto tanti punti di vista. Sulla bravura professionale, aspetto sul quale non siamo di certo inferiori agli uomini, ma anche sul modo di accogliere i pazienti e sull’empatia che creiamo con loro. Andare dal dentista è una delle cinque paure più diffuse al mondo. Ebbene, quel timore, da noi svanisce e questo ci permette di curare anche le persone più diffidenti. Basta saper ascoltare e, a volte, fare un sorriso rassicurante. Non forzato, ma vero. Un modo di fare che, come studio, ci sta premiando”.

Però Maria Patrizia la pasionaria ha un altro sogno nel cassetto: “Sono cresciuta -riflette- in un paesino del napoletano, Casavatore, che ha una densità popolare altissima, la più alta in Europa. Molti ragazzi qui sono preda facile della criminalità organizzata, entrano ed escono dalla galera. Delinquere per loro è purtroppo l’unica soluzione. ‘Dottoressa -mi dicono- ho provato a comportarmi bene ma mi davano 50 euro per una settimana di duro lavoro‘. Ecco, vorrei che la mia testimonianza fosse per loro d’esempio. Vorrei che le nuove generazioni capissero l’importanza dello studio e di coltivare i propri sogni. Sembra una cosa scontata, demodè. Sembra, perché il modello proposto oggi alle nuove generazioni è quello che i soldi si possono fare senza studiare, facendo video su Tik Tok o cose ancora peggiori. Sembra, appunto. Perché la verità è un’altra: bisogna combattere per ottenere risultati e aggiornarsi. Con la cultura e lo studio, alla fine, si vive una vita degna. Per davvero”.

Valentina Brini