A fan runs with a flare ahead of the England vs Russia France Euro 2016 match, in Marseille, France. PRESS ASSOCIATION Photo. Picture date: Saturday June 11, 2016. See PA story SPORT Euro2016. Photo credit should read: Niall Carson/PA Wire

Euro 2016: perché la violenza è così radicata nella cultura sportiva

Di Luca Sardella  per Social Up!

Durante gli ultimi giorni gli Europei di calcio Francia 2016, sono stati teatro non solo di spettacoli calcistici, ma anche di vere e proprie guerriglie urbane. Tifosi inglesi e russi si sono scontrati dentro e fuori gli stadi, rovinando la tranquillità di chi si è spostato per l’avvenimento in Francia solo ed esclusivamente per godersi  le partite. Esplosioni, scontri, tafferugli hanno messo sotto assedio due delle principali città francesi: Lille e Marsiglia. Numerosi tifosi sono stati arrestati, altri sono stati costretti a ritornare nel loro paese, altri ancora, rimasti in Francia, continuano a terrorizzare la serenità della manifestazione. Una Francia ancora ferita e alle prese con il pericolo del terrorismo si trova ad affrontare un problema che ha radici lontane, ma ancora vive e ben radicate: la violenza negli stadi.

Si sono spese tante parole, si è tentato di prendere forti misure preventive, sono state inflitte severe punizioni ma tutto ciò, di fronte alla stupidità umana, è risultato decisamente non sufficiente. Ancora troppe persone vedono lo stadio come un luogo astratto, avulso da ogni norma, dove sembrano valere regole tacite e comportamenti che in altre situazioni di vita quotidiana non sarebbero accettati.  Lo sport diventa in questo modo la scusa per sfogare e manifestare una forte violenza sociale che rovina e azzera i sani principi del divertimento. Indubbiamente lo sport, e forse il calcio in particolare, accende le emozioni delle persone, le sollecita alla passione e al trasporto. Il fraintendere questi meravigliosi principi trasformandoli in comportamenti violenti è assolutamente inaccettabile. L’ignoranza che permette di confondere lo sport come una possibilità di violenza deve assolutamente essere fermata.

Football fans knock over bins and throw bottles ahead of the England vs Russia France Euro 2016 match, in Marseille, France. PRESS ASSOCIATION Photo. Picture date: Saturday June 11, 2016. See PA story SPORT Euro2016. Photo credit should read: Niall Carson/PA Wire

Molto spesso tradizionali rivalità sportive tra due squadre vengono interpretate dai tifosi come possibilità di scontro fisico, i quali si fanno carico della sana tensione sportiva per tramutarla successivamente in esagerazione e atti di inciviltà. Oltre all’affezione per i colori e alla passione per il calcio, altri sono i fattori che contribuiscono al desiderio dei tifosi di vivere in prima persona le vicende calcistiche e impediscono di allontanarsi dallo stadio per seguire, magari in maniera più distaccata e meno radicale, le sorti della squadra. Manca nel mondo una cultura sportiva degna di questo nome. Qualsiasi persona ragionevole comprende l’impossibilità di vivere lo sport in maniera violenta. Come sono possibili allora questi episodi? La risposta è semplice: il mondo è pieno di persone non ragionevoli, la cui insoddisfazione, ignoranza  e pochezza di valori umani fomentano episodi di violenza ingiustificata, alimentando il binomio sport/violenza e intaccato con un’aggressività ritualizzata una delle risorse più importanti del vivere sociale.

Provando a sensibilizzare culturalmente qualsiasi persona voglia avvicinarsi allo sport, si potrebbe tentare di ridisegnare il concetto di competizione e agonismo. Comportamenti incivili e violenti non hanno assolutamente nulla da condividere con il mondo dello sport, due sfere differenti che non dovrebbero neanche lontanamente venire a contatto. Lo sport non chiede, non appoggia e non ha bisogno della violenza, la  passione, il trasporto, la voglia di tifare non possono cadere nella violenza perché in questo modo viene meno  il principio cardine dello sport: l’unione.

È arrivato il momento di smettere di farsi la guerra nel nome dello sport, perché lo sport non lo ha mai chiesto. Bisogna aiutare i ragazzi fin da giovani a denunciare e allontanare i comportamenti violenti in ambito sportivo perché le due cose non possono continuare a correre di pari passo. Dove c’è sport non ci deve essere violenza, non perché si rischia di ricevere gravi punizioni, ma semplicemente per il fatto che questi due fenomeni non hanno nulla in comune. Una rigorosa educazione sportiva figlia di rispetto, fratellanza e serietà nelle nuove generazioni può senza dubbio aiutare a frenare la violenza per tornare a goderci quello spettacolo sportivo a cui tanto siamo appassionati. Il problema è radicale e l’unico modo per risolverlo è quello di trovare nuove radici culturali volte a far ritornare lo sport al principio per cui è nato: il divertimento.

 

redazione