Fonte: liverarte.com

I protagonisti delle nostre serie tv preferite sono degli autentici disastri

Ci hanno tenuti per ore incollati allo schermo del pc, eppure -a ripensarci- i protagonisti delle nostre serie tv preferite sono degli autentici disastri. Non mi credete?  Scopriamolo insieme!

I protagonisti delle nostre serie tv preferite sono degli autentici disastri: eterni adolescenti che non sanno tenere insieme e controllare le proprie vite. Volete degli esempi?

Pensiamo a Friends, sitcom statunitense in onda dal 1994 al 2004, che racconta le vicende di sei giovani adulti, piuttosto improbabili a dire il vero. Tutti i personaggi hanno problemi lavorativi: non hanno una carriera avviata o non sanno cosa fare del proprio futuro; basti pensare a Joey che desidera diventare un attore, Phoebe che scrive e canta canzoni improponibili nei locali; Rachel -ragazza schizzinosa e viziata- che si ritrova a lavorare, contro voglia, in una caffetteria.

E dal punto di vista sentimentale? Beh, anche in questo campo i protagonisti falliscono; Ross si sposa e divorzia tre volte, Joey non è in grado -o semplicemente non desidera- mantenere una relazione stabile, Rachel raccoglie appuntamenti su appuntamenti, pensando sempre a Ross.

Anche le altre serie tv non sembrano avere particolare stima dei trentenni: How I met your mother, The big bang theory, New Girl; sono solo alcune delle serie in cui i giovani adulti vengono rappresentati come infantili e inadeguati; pieni di nevrosi (so che avete pensato tutti a Sheldon) e difetti (il barista svitato Nick, fissato con gli zombie).

Certo, i tratti caratteriali degli attori sono esasperati per una comicità più efficace e tagliente; eppure, la tv offre uno spaccato interessante -se non di come la realtà sia davvero- di come quest’ultima sia raccontata e narrata.
Come direbbe qualcuno: “Fa ridere, ma fa anche riflettere”

Fonte: tvguide.com

Quello che vediamo in tv inevitabilmente influenza e condiziona la nostra esperienza, ma i trentenni sono davvero così patetici come appaiono sul piccolo schermo?

Ciò che purtroppo è sempre più evidente è quanto la crescita sia rimandata. Ormai si diventa adulti più tardi, e se -da un lato- questo dipende da un benessere maggiore; d’altro canto, i giovani incontrano parecchi ostacoli, quando tentano di raggiungere una propria autonomia.

L’insicurezza economica, il mercato del lavoro ormai saturo, i requisiti professionali estremamente specialistici, sono solo alcune delle difficoltà da affrontare. Lo svezzamento viene ritardato, nella maggioranza dei casi, non per una mancanza di volontà, ma per un insieme di fattori che paralizza il percorso di maturazione dei giovani.

Del resto, trent’anni fa, già a cinquant’anni si era considerati anziani; mentre adesso -a cinquant’anni- si è ancora a metà carriera. Questa modifica economica non può che, inevitabilmente, influenzare la cultura e spostare l’asse di invecchiamento.

Come dare torto, allora, ai nostri protagonisti? Possiamo davvero biasimarli se sono degli autentici disastri?

Annalisa Grillo