Fonte: rai news

Emma ha lanciato un messaggio “importante”, erede di quello della Carrà e della Bertè

Emma Marrone, sesta classificata al 72° Festival di Sanremo con la canzone Ogni volta è così, durante la kermesse ha fatto molto parlare di sé. E non solo per aver vinto il Fantasanremo grazie ad un inseguimento inedito della polizia. Emma è riuscita con grande stile a raccontare una condizione intima, quella delle donne, e la loro rivincita in un mondo prettamente patriarcale. A primo impatto potrebbe sembrare una canzone d’amore, ma tra le righe c’è un messaggio in più che si sposa perfettamente con il gesto femminista che ha accompagnato la sua esibizione. Emma in televisione, nel 2022, continua a rivendicare l’emancipazione femminile così come in passato hanno fatto anche Loredana Berté e Raffella Carrà.

Il suo messaggio è arrivato forte e chiaro: “Ogni volta è così, siamo sante o puttane e non vuoi restare qui, e neanche scappare”

Sul palco dell’Ariston, la cantante ha portato la sua voce, la sua grinta, la sua femminilità. Il suo grido si è unito a quello di tante donne stanche di essere considerate solo “Sante o puttane” senza alcuna via di mezzo. La ricerca dell’amore, la voglia costante di essere amate e l’insoddisfazione di non sentirsi mai abbastanza. Ogni volta è così cantata da Emma a Sanremo 2022, è un richiamo a tutte le donne, ma anche a tutti gli uomini. Alle prime Emma dice che non sono da sole, ai secondi sputa in faccia la verità.

Si tratta di un importante messaggio che Emma è riuscita a diffondere anche attraverso una performance spettacolare.

Oltre all’accoppiata tutta al femminile con la direttrice d’orchestra, Francesca Michelin, Emma si è spogliata di tutte le sue insicurezze mostrando un look firmato Gucci sensuale, forte e provocatore, così come il testo della canzone.

C’è chi non ha gradito particolarmente e con un solo commento in diretta sui social ha attirato l’attenzione dei media, ed anche della cantante che ha saputo come rispondere a tono.

Se hai una gamba importante eviti di mettere la calza a rete

Questa è la “critica” del giornalista che si è sentito autorizzato a commentare il look di Emma. A Sanremo tutti si improvvisano un po’ critici e ognuno ha la legittima possibilità di commentare ciò che piace e quello che non piace. Tuttavia, in questo caso non si sta commentando il colore del vestito di Emma, o il taglio della gonna.

La critica non è rivolta al suo look, ma al suo corpo e questo è puro body shaming.

Discriminare una persona per il suo aspetto fisico stabilendo, in base a questo, ciò che può o non può indossare non è un semplice commento da poter lanciare sui social senza aspettarsi alcuna reazione a riguardo . La risposta, in effetti, è arrivata ed è stata condivisa dalla stessa Emma, la quale non si sente ferita da un simile commento, lei va oltre. La sua reazione, così come l’esibizione sanremese, è frutto di un messaggio importante da voler lanciare alle donne.

Il vostro corpo ragazze è perfetto così com’è, vestitevi come volete e mostratele queste gambe importanti, con calze a rete e minigonna. Amate e rispettate il vostro corpo, qualunque esso sia. Ancora oggi mi pare evidente sia necessario parlare di femminismo. Quello che posso dirvi è di non ascoltare questo genere di commenti. Le persone si dimenticano che le parole hanno un peso importante e che non tutti sono in grado di reggerle. C’è chi per queste stesse parole cade in un buco nero senza fine. Io ora torno a fare un sacco di cose belle, ma era necessario per me dire questa cosa perché non si può più stare zitti di fronte al fatto che chiunque possa parlare di un’altra persona in un modo così scorretto.

Una donna su due è vittima di body shaming. In generale, ancora oggi, una donna su due è vittima.

Ecco perché é necessario che siano compiuti dei gesti così importanti da personalità del mondo dello spettacolo. Il palco dell’Ariston è una vetrina fondamentale di ascolto, attraverso la quale dimostrare anche i valori e le problematiche di una paese che vive ancora, per certi versi, nel Medioevo. Emma, durante la sua esibizione ha alzato le mani davanti al viso, unendo gli indici e i pollici tra loro, per formare il simbolo della vagina.

Sin dal suo primo utilizzo – nel 1971  fatto da Giovanna Pala conosciuta come animatrice del movimento femminista romano chiamato “Pompeo Magno” – il gesto simboleggia la rivoluzione sessuale della donna e viene comunemente utilizzato come gesto contro la violenza di genere. Molti sui social hanno ironizzato tale scelta della cantante, ma è interessante scoprire come da dei semplici gesti possano passare messaggi così evocativi.

Prima della Marrone, nel 1986 il pancione finto di Loredana Berté sul palco dell’Ariston.

Quell’anno la Berté – da sempre fonte di provocazione e dalla parte delle donne, la sua biografia personale ed artistica ne sono testimonianza – decise di presentarsi a Sanremo con la canzone Re, scritta da Mango. Una canzone di una grinta assurda che passò in secondo piano poiché tutti furono interessanti solo al suo apparente stato di attesa. Il messaggio, in questo caso, era quello di far capire la forza delle donne, le quali sono straordinarie anche quando sono in stato interessante. Una donna può tutto. Il suo fu, come quello di Emma, rivolto a tutti. Alle donne, per prendere coscienza del loro essere una forza della natura, e agli uomini, affinché la smettano di considerarle il sesso debole e “malate” solo perché incinta.

Oggi stupisce ancora lo spacco su un vestito di una cantante che sembra non rispecchiare i canoni della società.  L’ombelico di Raffaella Carrà non ha insegnato nulla?

Era il 1971 quando il caschetto biondo dello spettacolo italiano decise di stupire tutti mostrandosi in diretta tv con la pancia di fuori. Pronta a ballare il suo Tuca Tuca , ballo sensuale in principio fortemente criticato dall’Osservatore Romano e dalla Rai, poi sdoganato solo perché nella danza Raffaella venne accompagnata da un nome di tutto rispetto, Alberto Sordi.

La Carrà, però, per prima ebbe il coraggio di sfidare il perbenismo dell’epoca e i canoni stabiliti per i vestiti delle donne da indossare, non solo in tv, ma ovunque. Ricordarsi di questi momenti storici del repertorio dello spettacolo italiano non è solo utile, ma necessario per comprendere che senza la “sovversione” di certe grandi donne ad oggi non saremmo arrivati da nessuna parte.

Come Emal Meta riteniamo, a questo punto, che “Emma Marrone abbia delle gran belle gambe così come una schiena forte a reggere il peso dell’essere donna in un’Italia spesso medievale”.

Giulia Grasso