Il doping: il peggior nemico dello sport

Lo sport è per definizione, sinonimo di competizione. E quando c’è competizione c’è sempre qualcuno a cui piace fare il furbo e usare una “scorciatoia” per arrivare al successo. Naturalmente non stiamo parlando del maratoneta sfaticato che nelle commedie americane prende di nascosto il taxi per giungere all’arrivo prima degli altri concorrenti. Purtroppo il mondo dello sport è afflitto da un cancro difficile da estirpare, il doping. La lotta al doping, parliamoci chiaro, per quanto giusta e spietata sia nei confronti di chi viola il regolamento, è una battaglia contro i mulini a vento. In alcuni sport -atletica leggera e ciclismo su tutti- questa piaga è sotto gli occhi di tutti. Ogni anno salta fuori  qualche nome più o meno importante, che viene puntualmente squalificato, le pene vengono inasprite di volta in volta, ma alla fine ci sarà sempre qualcuno che pur di vincere una gara o una medaglia farà ricorso a sostanze proibite nella speranza di passarla liscia. Ci sono poi quegli sport -come il calcio- in cui il doping c’è, ma nessuno ne parla, come se quel determinato sport fosse immune a questa malattia. L’ultimo caso eclatante in materia di doping è quello di Maria Sharapova, positiva al meldonium agli ultimi “Australian Open”.

La tennista russa, che ha ammesso di aver assunto la sostanza – che è entrata nella lista dei farmaci vietati solo quest’anno- negli ultimi 10 anni, è ora in attesa di conoscere il suo destino che verosimilmente consisterà in una squalifica. Ma la Sharapova non è l’unica sportiva di livello mondiale ad aver avuto esperienze del genere.

In ambito calcistico non possiamo non menzionare Diego Armando Maradona che, oltre ad aver avuto numerosi problemi di droga, fu trovato positivo all’efedrina durante i mondiali di Usa ’94, venendo per tale motivo espulso dalla competizione. Il calcio italiano non è però esente dal fenomeno doping. Oltre al controverso e mai chiarito caso della Juventus scoppiato alla fine degli anni 90 e poi caduto in prescrizione,ricordiamo la positività al nandrolone -tra gli altri- dei laziali Stam e Fernando Couto e dello juventino Davids.

Quello che potremmo malignamente chiamare “lo sport del doping” è il ciclismo. I casi di positività sono tantissimi e, soprattutto tra i ciclisti più blasonati, sono davvero in pochi a salvarsi. Il caso più eclatante è ovviamente quello di Lance Armstrong. Nonostante i tanti sospetti Armstrong, forte della sua influenza nel mondo del ciclismo e della lotta al cancro -di cui era un forte sostenitore- , riuscì sempre a cavarsela vincendo 7 tour de France consecutivi e guadagnando milioni di dollari fino a quando, nel 2012 non fu accertata la sua positività a diverse sostanze dopanti, con  conseguente squalifica a vita e revoca di tutte le vittore dal 1998 in poi.

Ma il nome di Lance Armstrong non è certo l’unico che ha destato scalpore nel mondo del ciclismo per questioni legate al doping. Da Ivan Basso ad Alberto Contador, passando per Danilo Di Luca, Davide Rebellin, Floyd Landis, Alejandro Valverde, Jan Ullrich e Aleksandr Vinokurov, sono stati numerosi i campioni che nel corso delle loro carriere sono stati squalificati si sono visti revocate vittorie ai grandi giri e medaglie olimpiche.

Come detto anche l’atletica è uno degli sport più colpiti dal fenomeno doping. I giochi olimpici sono più volte stati “falsati” da atleti che hanno assunto sostanze proibite,  uno dei casi più emblematici è sicuramente quello di Seoul 1988, dove il vincitore della finale dei100 metri Ben Johnson fu trovato positivo agli steroidi anabolizzanti mentre altri cinque partecipanti furono successivamente coinvolti in vicende di doping. Nella lista dei “furbi” compaiono anche i nomi di Marion Jones -cinque medaglie (di cui tre d’oro) poi revocate ai giochi di Sidney 2000- e Justin Gatlin, velocista statunitense più volte trovato positivo a sostanze illegali. E parlando di atletica non possiamo non citare, nostro malgrado, il caso di Alex Schwazer oro olimpico nella 50 km di marcia a Pechino 2008 e trovato positivo alla vigilia dei Giochi di Londra 2012.

E poi ci sono i casi di portata nazionale, come l’Operacion Puerto che sconvolse il mondo del ciclismo spagnolo nel 2006, o la recente accusa della IAAF (International Association of Athletics Federations) che ha sospeso tutti gli atleti russi dalle competizioni internazionali-comprese le Olimpiadi in programma a Rio quest’estate- a causa di uno scandalo di doping scoppiato in seno alla Federatletica russa.

Il doping purtroppo è un fenomeno che non conosce confini geografici ne temporali, che può rendere in pochi attimi quelli che erano degli eroi sportivi dei miseri impostori. Sia chiaro, non è grazie al doping se Maradona è diventato il più grande calciatore della storia, ne è merito di sostanze proibite se Ivan Basso e Alberto Contador sono diventati due dei migliori scalatori degli ultimi quindici anni, ma volenti o nolenti dobbiamo accettare il fatto che alcuni dei nostri più grandi eroi sportivi vanno ridimensionati perché hanno giocato sporco. La lotta al doping continua in maniera sempre più aspra nei confronti di chi viola le regole, purtroppo però ogni volta che vedremo il nostro beniamino sportivo alzare un trofeo una piccola parte di noi dovrà sempre chiedersi: “Ehi Campione, siamo sicuri che sei pulito vero?”

Gabriele Fardella