Dolce&Gabbana a Palermo, l’alta moda a passo di valzer

E’ come lasciarsi trasportare dalle note di un valzer, ondeggiare tra la bellezza e la perfezione che solo il Made in Italy sa proporre. Sono tornati a casa, Palermo ha abbracciato Dolce e Gabbana e loro hanno ricambiato regalando un sogno. Una magia che ha per ingredienti abiti da sogno, un tributo ai luoghi e i simboli più importanti della Sicilia, della terra che più di tutti Stefano Gabbana e Domenico Dolce hanno saputo raccontare attraverso i loro sontuosi abiti.

Una modernità trasgressiva, impregnata di tradizione; tutto rimanda alla storia di questa terra affascinante e martoriata: dai tessuti alle fantasie; dalla sontuosità delle pietre preziose alla semplicità sui volti delle modelle. L’alta moda approda a Palermo con la collezione Dolce e Gabbana e lo fa celebrando la terra che ha dato i natali allo stilista Dolce, parte di un duo che con il proprio stile inconfondibile ha vestito regine e re, portando un pizzico di Sicilia in giro per il mondo.

Dal 6 al 10 luglio per le strade della città, e successivamente a Monreale e Trabia, gli stilisti hanno reso omaggio all’Alta Artigianalità, un sapiente equilibrio tra heritage e creatività che va a definire il DNA del Made in Italy.

Non si è trattato di un unico show ma di una serie di appuntamenti. Ad aprire l’Alta Gioielleria donna e uomo (rispettivamente 6 luglio a Palazzo Gangi e il 7 a Palazzo Mazzarino), segue in Piazza Pretoria la presentazione della collezione di Alta Moda e una seconda passerella en plain air presso Villa Igiea con cena di gala e giochi pirotecnici sul mare. Sabato 8 luglio ci siamo trasferiti a Monreale, per la sfilata di “Alta Sartoria” al Duomo, e domenica 9 a Trabia, per lo show finale al Castello Lanza.

“Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene e le pecore; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli, iene e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”  diceva il principe di Salina ed è la frase scritta in corsivo ricamata a mano e che scorre sotto gli occhi di tutti al passaggio della grande gonna di seta bianca con le ceramiche dipinte a mano dei pavimenti di palazzo Gangi. Dolce e Gabbana hanno raccontato ai siciliani, che forse poco conoscevano questa realtà del Made in Italy, la loro tradizione; hanno ricordato loro la magnificenza della storia di questa terra, la sontuosità e la potenza dei simboli che la rappresentano.

“Un omaggio alla nostra Sicilia – raccontano gli stilisti – crocevia di cultura, arte, artigianato. E la storia di Palermo con i popoli che l’hanno attraversata. Con tutte le sue contraddizioni, fra aristocrazia e volgo. Con le sue bellissime dimore che i proprietari hanno aperto per noi, eccezionalmente. E la vucciria e i mercati”.

Dai pupi ai carretti siciliani, le cassate, i pizzi, l’uncinetto, il barocco, il neoclassico, i normanni, il corallo di Sciacca, il liberty, il moresco, l’arabeggiante, religiosità, Costantinopoli, il ballo della cordella. Non c’era distinzione tra giorno e sera. Apre la sfilata l’abito gattopardesco ma poi ecco un lungo gilet maschile ricamato, pantaloni e sneakers, a seguire un tubino morbido che è un capolavoro a punto croce di fiori e scene dalla Vucciria; poi un completo di tulle ricamato d’oro; e un altro con i quattro Canti; e poi i jeans sulla blusa corredo di batista bianco. L’apoteosi del finale con gli abiti “carretto siciliano” colorati e maestosi, dipinti e addobbati da chi fa i souvenir, ma comunque possibili da indossare. La magia è proprio questa, rendere possibile l’inimmaginabile. E’ l’abbraccio di Dolce e Gabbana alla Sicilia, a passi leggeri di valzer e chiassosa eleganza; l’ossimoro che più ci piace della moda italiana.

Claudia Ruiz