Cosa ci dicono le parole? – Parte 2

Cosa ci dicono le parole? Spesso e volentieri diamo per scontato il significa di molte parole che hanno in realtà un’origine (o etimologia, se si vuole essere professionali) molto curiosa. Anche oggi vogliamo proporvi, per la seconda volta, un viaggio nel mondo nelle parole, quelle parole che magari usate sempre, ma di cui ignorate la vera origine, dando per scontati i loro significati. Siamo abituati a dire che “amore”, “gioia” e “abbraccio” siano belle parole e quando assistiamo ad un concerto o ad uno spettacolo non possiamo trattenere gli applausi per le battute degli attori o le frasi dei cantanti. Cosa ci spinge a fare questo? Se sapessimo cosa veramente vogliono dire quelle dolci parole reagiremmo allo stesso modo?

Come abbiamo segnalato la scorsa volta, scoprire l’etimologia delle parole non è solo un noioso lavoro filologico che impone di stare attaccati ai libri incartapecoriti. Al contrario: l’utilità di questo (per i più forse inutile) lavorio permette anche di capire molto spesso le idee degli antichi in merito alla religione, ai sentimenti, alla scienza e molto altro ancora!

Allora iniziamo, senza ulteriori indugi! Come la scorsa volta, seguirà una breve, per quanto esaustiva, rassegna di una selezione di parole derivate principalmente dal latino. Di queste, verrà analizzata brevemente l’etimologia, risalendo al reale significati del termine. Se siete curiosi di sapere cosa abbiamo sempre sulla lingua, non vi resta che leggere quanto segue!

La prima parola che vi proponiamo è il verbo regere latino, che significa propriamente “guidare, dirigere” ma anche “reggere” (derivato italiano più diretto) nel senso di “governare”. Colui che guida e governa è il re (in latino rex). Ebbene: in latino il significato di re non è semplicemente quello di “governante”. E’ un significato molto più profondo che forse ignorate: il rex era colui che “tracciava una linea da seguire”, tant’è vero che “re” e “dritto” hanno la stessa origine! Perché questo significato? Il verbo “regere” deriva dal latino regionem che, oltre che significare evidentemente “regione”, designa propriamente la linea con cui i sacerdoti dividevano le parti del cielo per fare le previsioni, da cui appunto il ruolo del re come chi deve tracciare la “diritta via” da seguire per i sudditi.

Ma c’è di più: la “regione” in latino era denominata anche con il sostantivo “fines” (“territori”), derivato da “finis” che indicava il confine che, come per la parola regionem, è arrivato ad indicare quello che c’è dentro la linea che delimita. L’etimologia di questi termini è molto incerta: probabilmente sono derivati dal verbo “figere” (da cui il nostro “affiggere”) per l’uso di segnalare i territori e la proprietà privata conficcando dei pali in terra.

Ma rimaniamo sempre nell’ambito della politica e della pubblica amministrazione. Avete mai notato la somiglianza evidente che esiste fra “candido” e “candidato“? Forse ve ne siete accorti perché ve lo abbiamo detto or ora? Comunque sia, per chi non lo sapesse, nell’Antica Roma c’era l’usanza presso i candidati politici di presentarsi davanti all’assemblea con una toga bianca, simbolo di purezza, di lealtà e di innocenza. Ecco dunque perché sono chiamati “candidati”.

Cambiamo argomento e passiamo dalla vita politica alla vita intima e familiare. Nemmeno a farlo apposta le parole “divorzio” e “divertimento” hanno la stessa origine! Entrambe le parole derivano dal verbo “vertere“, uno dei tanti verbi latini intraducibili se preso da solo. In generale, il verbo significa “volgere”. L’aggiunta del suffisso dis- (poi per questioni fonetiche diventato semplicemente di-) indica una separazione o una propagazione di tutte le direzioni. Come l’aggettivo “diverso“, entrambi dunque significano propriamente “volgere da un’altra parte”. Forse sinonimi, forse no: spetta a voi deciderlo…

Se vi ha incuriosito la strana associazione di “divorzio” e “divertimento”, aspettate di leggere quanto segue. Non ci crederete mai, ma lieto e letame hanno la stessa origine: il letame, infatti, altro non è che il concime che “allieta” i campi, cioè li rende fertili, ovvero più “felici”! Infatti, la parola latina “felix” non vuole dire soltanto “felice” o “fortunato” (a cosa pensate serva la Felix Felicis che Horace Lumacorno da ad Harry Potter nel sesto episodio della saga?), ma anche “fertile” o “fruttuoso”!

Ma torniamo un attimo nell’ambito della politica. Spesso e volentieri i Romani paragonavano lo Stato ad una nave. Nella letteratura questo confronto compare più e più volte. Il timoniere della nave era il “gubernator“: il “governatore” quindi non è altro che colui che deve guidare lo Stato come il timoniere fa con la nave. Senza il timoniere, la nave è spacciata. Senza un governatore, lo Stato è spacciato. Lo Stato, infatti, per definizione è “qualcosa che sta fermo“, “qualcosa di stabile” (anche in greco la “stasi” è una situazione di equilibrio o di fermo). I Romani però indicavano lo Stato come “res publica“, letteralmente “cosa pubblica” e non semplicemente “repubblica” nel senso moderno del termine!

Per concludere questa rassegna vi proponiamo altre due etimologie che spiegano la concezione romana della vita. Forse sono un po’ filosofiche, ma di certo molto suggestive nel loro piccolo. I Romani distinguevano l’anima dall’animo. “Anima” era il soffio vitale, il respiro, insomma: la vita. “Animo”, al contrario, era il coraggio o l’intelletto, a seconda del significato. Anche oggi in italiano questa distinzione è rimasta, seppur molte volte labile. Residui di questa distinzione permangono in espressioni come “una persona dall’animo nobile”, per esempio. Il termine “animale” è direttamente collegato all’anima: prima di designare l’animale nel senso proprio del termine, per i latini gli “animalia” erano tutti quelli che avevano un’anima, quindi tutti gli esseri viventi. L’uomo, nella fattispecie, era l’essere vivente terrestre per eccellenza: infatti la parola “humus” (terra) e “homo” (uomo) condividono la stessa radice. Stessa radice ha “humilis” da cui “umile” in italiano, ovvero “che sta vicino alla terra”, da cui poi il significato di semplice e modesto.

Vi siete annoiati? Oppure vi siete incuriositi? Pensavate che per conoscere le parole basta aprire un vocabolario? A quanto pare le parole dicono molto di più. Quali significati celano i vostri discorsi?