zio benny coming out e outing

Coming out e Outing, perché capirne la differenza è importante

Giugno, in tutto il mondo, o quasi, è il mese dedicato al pride.

Questo incipit mi ricorda un po’ quando in tv passano quegli spot sui dispositivi medici: “Giugno è il mese della prevenzione ai problemi di udito. Passa in una nostra sede e scopri se anche tu, come zio Ernestino, hai bisogno degli auricolari acustici!”

Scherzi a parte, Giugno è un mese molto importante per la comunità LGBTQ+. Nel mondo si organizzano i famosi, quanto discussi, Gay Pride. Per i non frequentanti, i Gay Pride sono delle parate, con tantissime persone, che sfilano per le strade delle città e rivendicano con orgoglio il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Non tutti i partecipanti sono di quella parrocchia, molti sono semplicemente amici o persone che sostengono e condividono i diritti delle persone diversamente eterosessuali.

fonte: le sex en rose

Quest’anno a causa dell’emergenza covid-19, nelle città di tutto il mondo non ci saranno ondate arcobaleno che sfileranno a passi di gioia e Lady Gaga. Una notizia di giubilo per gli integralisti religiosi e i simpatizzanti di Giovanardi e Co.

Per capire, invece, perché il pride è ancora necessario, perché le parate si svolgono nel mese di giugno e cos’è Stonewall vi rimando a questo articolo, scritto sempre da me lo scorso anno. CLICCA QUI!

Quest’anno vorrei celebrare il mese dedicato all’orgoglio LGBTQ+ ponendo l’accento su un argomento molto delicato e apparentemente superfluo, cioè sulla distinzione tra Coming Out e Outing.

fonte: arcigay genova

Certo, conoscere la differenza tra le due definizioni non è come scoprire il vaccino anticovid, ma potrà rendere la vostra vita sociale e quella delle persone che frequentate un tantino migliore. Un po’ come il parmigiano sui maccheroni al sugo.

Il termine inglese Coming Out, che per gli amici sofferenti di anglofobia traduciamo con la definizione “venire fuori”, indica il momento in cui una persona, finalmente, è pronta a dichiarare al mondo o solo ad una parte di esso o magari solo al suo gatto, il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Quindi con “venir fuori” una persona non sta dicendo agli amici che bussano al citofono che sta per uscire di casa, bensì, che non ha più voglia di tener nascosto nell’armadio la propria collezione di lustrini.

Chi fa Coming Out, dunque, è stufo di scrivere chi è in realtà o chi è la persona che gli piace solo sul suo diario personale chiuso con il lucchetto. Inoltre, non ha più nemmeno voglia di pubblicare sui siti di incontri solo foto a mezzo busto. Chi è pronto a “venir fuori” vuole piazzare un bel primo piano di se stesso e gridare al mondo ciò che è!

Certo, per alcune persone, non c’è bisogno di una zingara con le sue carte. Alcuni, però, hanno una vita già particolarmente attiva da non destare dubbi, eppure, finché non compirà il Coming Out, che è una specie di “Sì, lo voglio!” davanti ad un prete, non si potrà mai affermare:”Che bello! Luca adesso è gay, ma prima stava con lei!” No, non si può!

Per quanto riguarda le tempistiche, beh… Queste possono essere variabili. C’è chi, vivendo in un ambiente confortante e inclusivo, libero da costrizioni, riesce fin dall’adolescenza a manifestare il proprio estro. Altri, invece, impiegano molto più tempo o rimandano a quando la loro zona di comfort sarà più stabile… Altri ancora, potrebbero optare di non fare mai Coming Out, costruendo una doppia identità, una doppia vita, con partner e prole, per poi sbocciare in tarda età o non sbocciare mai.

Lo so, ciò potrebbe indurci a giudicare malevolmente tali scelte, opinabili, ma si tratta pur sempre di decisioni intime e personali. Infatti, se ci sostituissimo a loro, sfoceremmo nell’Outing!

fonte: vice.com

L’Outing è sempre una dichiarazione pubblica della propria natura di genere e sessuale, ma non dichiarata, per scelta, dal soggetto protagonista, ma da altre persone. L’Outing è un po’, come dire, confidarsi con Alfonso Signorini e pretendere che lui non pubblichi su CHI i fattacci intimi e privati degli altri.

Molto spesso si parla di Outing per le celebrità dello spettacolo o dello sport. Si fanno congetture sulle loro vite e si spinge affinché queste, dichiarino al mondo la propria intimità. Tantissimi, invece, diventano vere e proprie vittime della minaccia “Outing”. Molti impresari pretendono che i loro “protetti” non dichiarino mai la propria vita privata, in quanto ciò potrebbe ledere il business che gira intorno a loro.

Riflettiamo per esempio a quanti calciatori giocano nelle varie serie calcistiche, sembra quasi assurdo che tra tanti atleti non ci siano membri LGBT. Va da se pensare che, per evitare pregiudizi da parte dei compagni e cori da ultras, questi siano “costretti” al silenzio.

Talvolta il discorso è inverso, celebrità costrette ad elevarsi a paladini della “diversità” e guadagnarne in profitti dal seguito delle comunità LGBT.

L’Outing, posto anche in piccole realtà, come quelle tra persone comuni, fatte di amici e conoscenti, è sempre sbagliato. Al di là delle congetture, conoscere i veri aspetti della sessualità di un individuo, significa rispettarne anche la privacy. L’Outing, dunque, non si fa, mai!

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Benito Dell'Aquila