Christo e Jeanne-Claude: quando l’arte si fa in due

Christo e Jeanne-Claude è il nome del progetto artistico dei coniugi Christo Vladimirov Yavachev e Jeanne-Claude Denat de Guillebon che, insieme in oltre trent’anni di carriera, hanno dato vita ad opere colossali rappresentando il fiore all’occhiello della storia della “land art”; si tratta di una forma d’arte contemporanea sorta negli Stati Uniti verso la fine degli anni Sessanta che si basa sull’intervento diretto dell’artista sull’ambiente circostante. A partire da allora, i due hanno contribuito a rendere reali idee apparentemente folli, a testimonianza di ciò hanno realizzato stranissime e appariscenti installazioni in giro per il mondo, tutte temporanee costruite e poi smontate.

Primo tra gli ultimi “The Floating Piers”, la famosa piattaforma galleggiante che unisce alla terraferma l’isola di San Paolo nel Lago D’Iseo, in Lombardia. L’opera, con i suoi 25mila visitatori al giorno, ha contribuito a realizzare il sogno di tutti coloro che desideravano provare l’incredibile sensazione di camminare sull’acqua.

Ma procediamo per gradi. A distanza di settimane dall’inaugurazione della passerella mobile è stato presentato, dall’’artista 81 enne capace di stupire ancora, il progetto di una Mastaba, ispirata alle forme di un’antica tomba egizia. L’opera, che trova spazio nel giardino della Fondazione Maeght a pochi chilometri da Nizza, con i suoi 9 metri di altezza e 17 di lunghezza, ridefinisce lo spazio del giardino, traducendo finalmente in realtà un progetto messo a punto in base all’idea originaria di Christo e sua moglie Jeanne-Claude, scomparsa improvvisamente nel 2009 a causa di complicazioni generate da un aneurisma cerebrale. La Mastaba francese, formata da una catasta di barili di petrolio, rappresenta lo sfogo degli artisti a lungo impegnati in una decisa riflessione sulle tante implicazioni politico-sociali connesse all’economia del petrolio ed è una versione in miniatura di quella che si spera di poter far sorgere ad Abu Dhabi che diventerebbe la più grande scultura al mondo e sarebbe, al contrario dell’usuale produzione di Christo, un’opera permanente. L’opera “mini” sarà visibile fino al 27 novembre.

Nel 1978 Charles M. Schulz, creatore dei Peanuts, dedicò una striscia a Christo, disegnando la cuccia di Snoopy imballata con la tecnica per cui l’artista era famoso. Nel 2003 Christo realizzò davvero quella cuccia, per esporla museo che nel 2002 fu dedicato a Charles M. Schulz, morto due anni prima.

(AP Photo/ Jan Bauer)

L’opera che più di tutte ha lasciato con il fiato sospeso è stato il progetto “The Gates”, inaugurato nel 2005, che ha atteso ben 25 anni prima di uscire allo scoperto a causa di una lunga negoziazione con la città di New York. Si tratta di un percorso di 37 chilometri attraverso Central Park, costituito da materiale arancione intervallato da 7.503 portici.

In realtà è con “Wrapped Reichstag” che conosciamo i Christo e Jeanne-Claude più noti: gli impacchettatori instancabili dei monumenti, coloro che hanno incartato il Pont Neuf a Parigi, un pezzo delle Mura Aureliane a Roma e la statua equestre di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano. Ma quali sono le ragioni dell’utilizzo di questa tecnica? Una delle ipotesi è quella secondo cui impacchettare una forma serva a nasconderla e ad evidenziarla allo stesso tempo, lasciando alla fantasia dello spettatore il compito di immaginare cosa si celi sotto la tela. Scorrendo le loro opere di questo genere, si nota come la scelta ricade sempre su edifici dal marcato valore simbolico. Prendiamo come esempio il Parlamento di Berlino edificio che, nel periodo in cui il progetto è stato concepito, rispecchiava la difficile condizione della capitale tedesca, divisa da un muro, e dell’intera Germania. L’installazione ha finalmente luogo soltanto nel 1995, quando la città riunita ricomincia a prendere vita. Ma la smania dell’impacchettare non finisce qui. La coppia prese l’iniziativa di imballare 178 alberi del Berower Park di Basilea, in Svizzera. Servirono 55mila metri quadrati di tessuto e 23 chilometri di corda, il progetto è noto come Wrapped Trees.

Chiude il cerchio uno dei primi lavori della coppia: “Running Fence”, una curiosa recinzione che si snoda in una morbida linea per circa 39, 4 chilometri. Frutto di ben 42 mesi di lavoro, l’installazione ha lo scopo di accentuare lo spazio vuoto in cui si inserisce, spezzando in due il territorio desolato.

Christo e Jeanne-Claude lavorano in simbiosi: lui è l’ideatore delle opere e dei disegni, lei trasforma quelle idee in realtà, con l’aiuto di ingegneri e operai o chiedendo i permessi necessari per la realizzazione delle opere. I due artisti non hanno mai chiesto sovvenzioni o sponsorizzazioni per i loro lavori, per non subire le influenze dei committenti. La coppia ci dimostra quanto avere un’idea sia facile, tutti possiamo farlo. Il difficile sta nel metterla in atto e nel capire quanto siamo disposti a fare affinché si realizzi.

Erminia Lorito