Escludendo il suo profilo Facebook ufficiale “in sciopero” dal 2016, ma considerando che siamo in attesa, dopo “Gli uomini d’oro” di un anno fa, di due film girati nel 2020 che lo vedono coinvolto (“E noi come stronzi rimanemmo a guardare” e “10 giorni con Babbo Natale”), che fine ha fatto Fabio De Luigi?
Si parla davvero poco di quest’interprete che ha fatto davvero strada nel panorama della commedia italiana, esordendo nel 1996 al cinema in “Nitrato d’argento”, per la regia di Marco Ferreri: quindi, non uno qualunque, cioè il creatore de “La grande abbuffata”, tra i capolavori del cinema.
Classe 1967, romagnolo, dopo il diploma artistico e il servizio militare all’aeronautica, Fabio si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, laureandosi in pittura. Il debutto come comico avviene solo nel 1990: eppure, comici si nasce, e lui è uno dei pochi nel panorama odierno che, a prescindere da qualche scarsa partecipazione (di critica, mai di botteghino), può meritarsi un simile appellativo.
Negli anni Novanta passa dal teatro con Antonio Catania alla televisione con “Zelig”, alla Gialappa’s Band anche come presentatore, muovendosi con disinvoltura anche nella gestione di una trasmissione. Insomma, Fabio De Luigi è uno dei pochi, fra i tanti interpreti che hanno fatto una gavetta perlopiù televisiva, a stupire per essere maturato in senso sempre più cinematografico.
Ovvero: Fabio, anche in film “usa e getta”, di cassetta o basso livello, non è mai “televisivo”, è capace di generare risate mai volgari, sempre sane e talvolta anche dense di riflessione. Insomma, se con De Luigi è facile ridere osservando la mimica impeccabile della sua maschera o ascoltandolo pronunciare solo due parole, non si scade tuttavia mai nella cosiddetta “risata facile”.
Etichettato dalla critica ormai come il “Ben Stiller all’italiana”, va detto che Fabio ha raggiunto comunque ormai una sua cifra, una sua maturità: l’ha dimostrato pienamente in “Metti la nonna in freezer” di Stasi e Fontana (2018), commedia riuscitissima che dà speranza e luce al panorama del medesimo genere nell’ambito del nostro cinema.