“Centro estetico o ufficio della polizia municipale?” l’estetista riceve nell’ufficio dei vigili

Epidemia colposa, abuso delle funzioni, omissione d’atti d’ufficio, esercizio abusivo della professione, evasione fiscale, questi sono i reati ipotizzati per la compagna di un vigile, in servizio presso il Pics, pronto intervento del centro storico di Roma, per aver consentito alla sua compagna, estetista, di esercitare la professione, due interventi di manicure, dentro gli uffici del gruppo municipale, durante le ore di servizio a due vigilesse, tutto questo lo scorso 6 aprile, quando i centri estetici erano chiusi proprio per le restrizioni imposte dal governo. 

La solerte estetista, si sarebbe recata in compagnia del compagno, per l’appunto vigile, a svolgere il suo lavoro di manicure a domicilio direttamente presso gli uffici della Pics, per soli 15 euro a cliente.
Pioggia di denunce per l’estetista, le due clienti vigilesse e lo stesso compagno vigile.
Dal comando, non vengono rilasciate dichiarazioni, ma come è ovvio pensare, si è passato da controllori a controllati, trasformare in un centro estetico un ufficio della polizia municipale, oltretutto in una situazione di lockdown per il contenimento del coronavirus, con le mille esortazioni da tutte le parti di non uscire da casa, restrizioni, uffici chiusi, mantenendo attivo l’indispensabile ma non oltre, viene da pensare che più che una manicure ci sarebbe voluta una bella sistema alla testa degli indagati.
Alessandra Filippello