Trappist-1 e i suoi 7 mondi possibili

Di esopianeti e delle nuove missioni di Kepler vi abbiamo già parlato in passato, dimostrando quanto la ricerca di nuovi pianeti, e l’esplorazione spaziale in genere, siano argomenti che catturano l’attenzione della nostra redazione. Le ultime scoperte in quest’ambito, però, hanno davvero del sensazionale e meritano tutta la nostra attenzione. Il 22 Febbraio 2017 la NASA ha annunciato la scoperta di ben 7 pianeti simili in dimensioni alla terra, tutti potenzialmente contenenti acqua sulla superficie e 4 dei quali situati nella zona orbitale abitabile della loro stella: Trappist-1.

La tentazione che, certamente, si è impossessata di molti di noi nell’apprendere dell’importante notizia, è quella di paragonare il Sistema di Trappist al nostro, ormai familiare, Sistema Solare. Tuttavia, siamo ben lontani dal poterlo fare. Trappist-1 è, in realtà, molto più piccola del Sole, le sue dimensioni sono circa 80 volte quelle di Giove ed i sette pianeti del suo sistema hanno orbite strette, tanto da essere tutte comprese all’incirca entro l’orbita di Mercurio. Nonostante la vicinanza dei pianeti alla stella, tuttavia, le minori differenze di questa e la sua temperatura più bassa fanno si che l’energia che li investe sia paragonabile a quella che investe i pianeti del Sistema Solare. I due sistemi planetari, dunque, possiedono più differenze che somiglianze, sebbene proprio queste somiglianze siano il fulcro di tutto l’interesse. Scopriamo insieme qualcosa in più sul sistema di Trappist-1.

La scoperta dell’esistenza di un sistema planetario intortno alla stella nana rossa ultrafredda Trappist-1, si deve all’operato una troupe di astronomi belga dell’Università di Liegi e del loro telescopio robotico TRAPPIST (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope–South), il cui acronimo è stato scelto proprio in memoria dei famosi monaci. Dopo le osservazioni condotte nel 2015, infatti, furono scoperti i primi tre pianeti, di dimensioni simili a quelle terresti, orbitanti intorno alla stella, uno dei quali sito nella zona abitabile della stessa. Questo primo risultato ha posto le basi per il consolidamento di un grande progetto in collaborazione che ha visto la partecipazione di numerosi telescopi, come  il Very Large Telescope in Cile, i Trappist South e North (Cile e Marocco), lo Uk Infrared Telescope delle Hawaii, i William Herschel e Liverpool a La Palma e il telescopio dell’Osservatorio astronomico del Sudafrica. Superospite della campagna il telescopio spaziale Spitzer della Nasa, che ha rivolto lo sguardo al sistema a partire dal 19 settembre scorso, per una ventina di giorni.

Le dimensioni relativamente ridotte e condensate del sistema, hanno consentito di studiare approfonditamente le orbite dei pianeti Trappist-1 a-h ed approdare ad alcune importanti conclusioni:

  • Tutti i pianeti presentano condizioni favorevoli ad una potenziale presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta.
  • I primi tre (Trappist-1a-b-c) sono, probabilmente, troppo caldi per poter essere abitati.
  • Orbite più strette si traducono in anni più corti, si passa da un periodo di rivoluzione di 1 giorno e mezzo a quello di 20 giorni del pianeta più lontano.
  • Elevate velocità di rivoluzione potrebbero far sì che alcuni dei pianeti rivolgano costantemente una faccia alla stella, cosa che riserverebbe un clima temperato solo alle zone di passaggio tra i due emisferi, oltre ad un giorno perenne su di uno ed una notte perenne sull’altro.

Per essere sicuri di queste ipotesi è necessario aspettare ulteriori dati o la prima missione spaziale diretta all’esplorazione degli stessi. Se, tuttavia, avete fretta e volete dare un’occhiata al Sistema Trappist-1 senza percorrere neanche uno dei 40 anni luce che vi separano da esso, la NASA offre questa curiosa applicazione che consente una visuale 3D di come si crede possa presentarsi il sistema di 7 pianeti orbitanti.

Silvia D'Amico