Intervista ad Angelo Fonte – Una vita dedicata allo sport

Di Filippo Pironti per Social Up!

Per capire la grandezza di un uomo si devono valutare la sua dedizione e lo spirito di sacrificio. Per sottolineare l’importanza che ha lo sport per le persone con disabilità sia a livello psico-emotivo, che a livello terapeutico abbiamo chiesto proprio ad uno di loro. Angelo Fonte, affetto da disabilità fin dalla nascita, ha fatto dello sport a livello agonistico uno stile di vita, un esempio per tante altre persone sia con disabilità che senza, al punto da cimentarsi nello sport con i “normo” e a cercare sempre nuovi stimoli e nuove avventure sportive.


In rapporto alla tua disabilità, che ruolo ha avuto lo sport nella tua vita?

Lo sport nella mia vita ha avuto ed ha tuttora molta importanza; l’aggregazione, il conoscere tante persone, il rispetto verso la vita e verso le persone. Ho sempre voluto praticare uno sport fin da piccolo, lo seguivo sempre in tv.

Come ti sei approcciato allo sport e che ruolo ha avuto nel progredire della tua patologia?

Un giorno iniziai ad andare in piscina perché i dottori mi dicevano che mi avrebbe aiutato, successivamente vicino casa mia hanno costruito un campo di hockey su prato e lì è nata un’altra mia passione sportiva che ho praticato per 23 anni. Nell’hockey ho avuto diversi ruoli da giocatore ad allenatore e dirigente; ancora oggi vado a guardare le partite quando posso, in quanto ho stretto molti rapporti di amicizia. Nel frattempo che giocavo ad hockey mi sono avvicinato al mondo del nuoto master dove ho conosciuto un altro disabile, che come me gareggiava con i normo, grazie a lui ho conosciuto il mondo dello sport per disabili, del quale nel nuoto sono campione italiano di categoria sui 100 dorso con record italiano.

crediti: Brunella Bonaccorsi

 

Si parla molto di accessibilità delle strutture, da tuo punto di vista cosa manca?

Catania e i catanesi hanno molto da imparare su di noi: dal rispetto per i posti auto riservato ai disabili all’accessibilità di molte strutture pubbliche e private. Ad esempio se un disabile in carrozzina volesse prendere un bus non può perché non riesce a salirci, in molti locali per entrare bisogna salire degli scalini, lo stadio ha gli stessi problemi.

Che ruolo hanno e come agiscono le istituzioni nei vostri confronti?

Purtroppo per le istituzioni sembra che noi siamo invisibili; cerchiamo di ottenere i nostri diritti, quelli che la legge ci riserva e quando li otteniamo sembra quasi che sia un favore. I tagli ai fondi di accompagnamento, l’accessibilità ai pubblici uffici ed esercizi non fanno che aumentare l’amarezza. Tempo fa è entrata in vigore una legge che prescrive a tutti i locali pubblici l’accesso ai disabili. Quanti oggi sono veramente a norma? In quanti posso entrare? Purtroppo le leggi esistono il problema è la mancanza di controlli adeguati. A livello sportivo ci sono tanti italiani campioni paraolimpici mondiali ed europei, ma molto spesso i loro meriti non vengono riconosciuti in modo adeguato. Se non cambia la mentalità delle istituzioni non potremo mai parlare di totale inclusione sociale. Se io disabile non riesco ad accedere al Comune o ad una chiesa senza aiuto, come posso integrarmi nella comunità?


Che emozioni hai provato al momento della vittoria e del record italiano?

Sensazioni bellissime, indescrivibili. Vincere ti dà degli stimoli nuovi, nuove sfide sempre più complesse e difficili da raggiungere. Avere stabilito il nuovo record è stata una grande soddisfazione, ma sicuramente rappresenta un punto di partenza perché ho intenzione di superarlo.

Sei indubbiamente un esempio di dedizione e professionalità, sulla base della tua esperienza che consiglio ti senti di dare ai ragazzi con disabilità e non?

L’unico consiglio che ho da dare alle nuove generazioni è quello di non arrendersi mai, di credere in se stessi e di praticare sport, qualsiasi esso sia; ti aiuta a crescere, a conoscerti e ad essere meno chiuso verso il mondo.

redazione