Arte e denaro: un binomio indistruttibile!

Da sempre nel mondo dell’arte, dietro all’immancabile figura dell’artista, esiste un potente quanto esteso sistema di relazioni, personaggi ed istituzioni che realmente lo alimentano e lo sorreggono ad ogni passo. Gallerie, case d’asta, mercanti e collezionisti decidono per ogni epoca, opera ed artista chi far sopravvivere e chi debba sprofondare. Quello dell’arte, è assolutamente un mondo famelico e quasi schizofrenico, con precise regole e rapporti che lo delineano e lo plasmano.

Arte e denaro hanno sempre costituito un binomio più che perfetto, in cui il mercato delle case d’asta e quello delle gallerie sembra abbiano stretto un legame indissolubile. Ogni anno, attorno a queste due istituzioni si “costruiscono” vere e proprie montagne di soldi, (un giro d’affari annui da 20 miliardi di euro) le quali indirizzano a proprio piacimento il mondo e il mercato dell’arte.

Esse sono costituite da grandi capitali e strutturate secondo potenti alleanze strategiche con mercanti, critici e direttori di musei. Senza dubbio si possono definire le uniche e reali “guardiane” del mercato d’arte, operanti sempre nello stesso modo: controllo monopolistico della produzione d’arte e difesa dei prezzi.

Il mercato italiano? Diamo una breve occhiata.

Nei primi 7 mesi del 2017, dopo un 2016 all’insegna delle difficoltà, sicuramente la situazione non poteva apparire più rosea, con il mercato italiano in netta crescita. Grazie soprattutto a Milano (40 milioni di euro, 19 aste e 4000 lotti venduti) e a Sotheby’s che è stata concretamente sostenuta dalle case d’asta italiane che confermano la loro solidità: quasi 76.000.000 di euro di guadagni con 65 aste e quasi 11 mila di lotti venduti, che hanno visto numerose case italiane aggiudicarsi guadagni non indifferenti.

Sicuramente in tale situazione si possiamo osservare sia aspetti positivi che negativi. Una salute economica che migliora e che cerca se pur con affanni ad adeguarsi agli standard europei, maggior selezione dei lotti, meno aste e prezzi in leggero aumento così da rifocillare dove bisogno.

Tra gli aspetti negativi sicuramente dobbiamo annoverare una difficoltà di fondo nella crescita del mercato d’aste italiano, che si mostra ancora poco maturo rispetto ai competitor europei. Nonostante dobbiamo ammettere che Milano abbia ancora una volta mantenuto il suo primato, purtroppo troppe sono state le aste nel capoluogo lombardo con un’offerta nettamente inferiore alla domanda e l’esistenza sempre delle solite tasche “straniere”.

Che dire, cari lettori di Social Up, il mercato italiano potrebbe prendere tanto dall’Europa ma ancora una volta stenta come non mai.

Alfonso Lauria