Addio ad Umberto Eco

E’ di ieri notte l’infelice notizia: si è spento all’età di 84 anni il semiologo, filosofo e e scrittore Umberto Eco, autore dei successi “Il nome della rosa” e “Il pendolo di Foucault”.

Umberto Eco è stato uno degli intellettuali italiani più famosi del mondo e più importanti nel panorama culturale dell’Italia contemporanea e ripercorrere la sua vita e la sua carriera non è affatto facile, soprattutto perché Eco è stato in grado di rivoluzionare, grazie al suo contributo culturale, il vecchio sistema accademico.

Umberto Eco nasce ad Alessandria il 5 gennaio del 1932 da un’umile famiglia di negozianti di ferramenta. Studia al liceo classico e si laurea in filosofia nel 1954 a Torino con un tesi su Tommaso d’Aquino, uno dei massimi filosofo medievale. Un vero e proprio biglietto da visita, un punto di partenza fondamentale per il filosofo alessandrino che non decide di dedicarsi alla cultura e alla filosofia medievale, anche se decide in seguito di affiancarsi alla semiotica (la disciplina dei segni) della cultura popolare, alla stesura di romanzi e alla critica artistica.

E’ stato proprio grazie al suo eclettismo che Umberto Eco è stato in grado di svecchiare il dibattito culturale italiano, fornendo sempre nuove idee per provenienti dai più disparati settori. Dibattiti a volte provocatori di stampo molto spesso sociale, come la diatriba dei social o sull’allocutivo tu, spesso abusato dai giovanissimi. Ma Eco è stato anche docente. Inizia nel 1961 la sua carriera accademica come professore incaricato che gli permette di insegnare nelle più importanti università italiane: Torino, Milano, Firenze e infine Bologna dove ottiene la cattedra di semiotica nel 1975. Un professore integerrimo che non trascurava il suo lavoro di insegnante per il grandioso successo del suo libro più famoso, “Il nome della rosa”. Non affibbiava il lavoro agli assistenti: al contrario, chi l’ha conosciuto sapeva che l’università era come una sua seconda casa, nella quale non era una star, ma un normale docente, esperto della sua materia che era in grado di rappresentare l’intero Medioevo sotto gli occhi dei suoi studenti.

Agli studi si affiancano anche concorsi televisivi RAI che vince spesso con i compagni Vattimo e Furio Colombo, incentivi che lo spingeranno ad occupasi si di San Tommaso, ma anche di Mike Buongiorno e di Dylan Dog, il suo fumetto preferito che lo ha commemorato con il personaggio Humbert Coe.

Umberto Eco è stato anche collaboratore presso alcune delle maggiori testate italiane, fra cui L’espresso, Il Giorno, La Stampa, Il Corriere della Sera e Repubblica. Eco, inoltre, ha avuto la fortuna di collaborare anche con la collana “Fare l’Europa” diretta da Jacques Le Goff, uno dei massimi medievisti del Novecento, con un contributo dal titolo La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, risalente al 1993. E’ anche stato teorico della narrativa: sono suoi i saggi “Lector in fabula” (1979) e “Sei passeggiate nei boschi narrativi” (1994).

Crediti: Cristobal Manuel Photo

Ma tutti conoscono Umberto Eco dal 1980, anno di pubblicazione del famoso romanzo “Il nome della rosa” che è avuto un successo raro, con la traduzione del romanzo in ben 47 lingue e 14 milioni di copie vendute!

Umberto Eco ha ricevuto 40 lauree honoris causa da università di tutto il mondo e, dal 2010, Umberto Eco è socio dell’Accademia dei Lincei, la più antica e prestigiosa accademia scientifica mondiale con sede a Roma, per le Scienze morali, storiche e filosofiche.

Andrea Colore