8 marzo 2022: oggi c’è poco da festeggiare. Oggi dovremmo riflettere

A cura di Giulia Grasso e Sharon Santarelli

Oggi è l’8 marzo. Oggi è la Giornata Internazionale della Donna.

Quella che è ogni anno una giornata per celebrare la Donna a 360° regalandole dei fiori e facendola sentire speciale, in realtà nel 2022, più che mai, deve rappresentare un ulteriore pretesto per smascherare, in maniera ancora più forte ed evidente, il patriarcato insito nella nostra società.

Bisogna festeggiare, è vero, dei passi in avanti compiuti dalle donne per le donne nella storia. Tuttavia, quei passi in avanti, ad oggi non sono più abbastanza e non lo saranno fin quando si continuerà a parlare di “pari opportunità”, di tampon tax, di gender gap, di violenza di genere, di disparità salariale, di femminicidi.

In occasione dell’8 marzo, l’organizzazione Non una di meno, ha indetto uno sciopero transfemminista per attirare l’attenzione sulle problematiche che ogni giorno una donna deve affrontare.

Non una di meno oggi è una vera e propria organizzazione politica internazionale, ma nasce in realtà come un grido di gruppo che dal Sud America ha raggiunto il Mondo intero. Il canto di protesta di migliaia di donne che recitava proprio “Ni una de menos”, è nato nel 2015 a seguito dell’omicidio della quattordicenne argentina Chiara Paez, per vendicare la sua uccisione da parte del fidanzato sedicenne. Chiara, tra l’altro, era in stato interessante e in sua memoria il 3 giugno di quell’anno in tantissime piazze argentine migliaia di voci si innalzarono per urlare “Non una di meno”. Ragazze, sorelle, mamme, donne per la strada denunciavano con fermezza il fatto che ogni 30 ore in Argentina una donna venisse uccisa da un uomo, e che a questa piaga sociale dovesse essere definitivamente fermata.

L’8 marzo, così come tutti i giorni, è giusto far sentire la propria voce affinché non ce ne sia una di meno.

É giunto il momento di dire basta una volta per tutte e per far questo non serve solo scendere in piazza. Soprattutto perché molte donne, spesso a causa degli impegni lavorativi, non possono aderire allo sciopero.

In un comunicato, l’organizzazione Non una di meno ha dichiarato che è possibile anche effettuare uno sciopero dei consumi, con il quale noi donne:

“riaffermiamo la volontà di imporre un cambio di sistema che disegni un modo di vivere sulla terra alternativo alla guerra, alle colonizzazioni, allo sfruttamento della terra, dei territori e dei corpi tutti. Diciamo dei e dai consumi perché immaginiamo possibile creare uno spazio di relazione, di insubordinazione e di lotta tra chi rigetta il mero ruolo di consumatorə e chi lavora all’interno del sistema produttivo contro chi sceglie e impone cosa e come produrre e distribuire.”

Il prezzo di essere donna. L’8 marzo non vogliamo mimose ma…

Una donna, per il solo fatto di essere donna, ha dal punto di vista biologico (e sociale) delle spese extra. Spese alle quali, sia chiaro, non puoi sottrarti. In primis, intorno ai 12 anni (più o meno) fino al momento in cui entra in meno pausa, tra i 45-55 anni, una donna deve fare “i conti” con il proprio ciclo mestruale. Bene. Anzi bene proprio per niente.

Per 5/7 giorni non solo c’è il problema delle perdite di sangue. Sì, è sangue e non c’è nulla né da recriminare, né da vergognarsi. Ma anche del mal di testa, del mal di pancia, della stanchezza e di una botta ormonale che, il fisico di una donna, tutti i mesi deve subire. Oltre a questa bega (perché il ciclo è una bega e siamo certe che non esista una donna sulla faccia della terra che sia felice di averlo tutti i mesi), è bene considerare che un pacco di assorbenti (dove in media ce ne sono 12) costa dai 3 ai 5 Euro minimo. Considerate che una donna deve, necessariamente e mediamente, cambiarselo ogni 3/4 ore. Bene, immagino che siete già lì con il pallottoliere che cercate di capire quanto spende una donna al mese di assorbenti.

La risposta è comunque una: TROPPO!

Se si considera inoltre che l’aliquota IVA su un bene di prima necessità come gli assorbenti è del 22% si rasenta la follia.

Non è possibile, quindi, che la riduzione della tampon tax sia ancora una bozza di governo. La percentuale dell’IVA per gli assorbenti in Italia è ancora al 22% (pari a quella dei prodotti di lusso), quando non solo dovrebbe essere più bassa, ma addirittura non esistere. Questo è uno degli sconti da pagare se si è donna e ogni mese la spesa è sostanziosa. La legge di bilancio del 2022 abbasserà (secondo le anticipazioni) l’aliquota IVA al 10%. Ancora troppo, per un bene che necessariamente una donna deve utilizzare ogni mese.

Ah, la legge di bilancio del 2018 dimezzò l’aliquota IVA sul tartufo fresco dal 10% al 5%. Lasciamo a voi le dovute considerazioni in merito.

Per non parlare poi dei canoni imposti dalla società che richiedono che una donna, soprattutto in ambito lavorativo, sia di bella presenza.

Prendersi cura di sé è sicuramente importantissimo, anche per un uomo, ma è meraviglioso quando lo si fa per soddisfare un benessere proprio e non altrui. Da questo punto di vista è innegabile quanto le donne spendano di più rispetto agli uomini. Basti pensare che con circa 15 euro un uomo dal barbiere riesce anche più di una volta al mese a sistemare barba e capelli. Per una donna, invece, per taglio, piega (e in certi casi colore) si spendono in media dai 50 euro in su e molti altri soldi vengono spesi per prodotti vari. A molti sembra un capriccio, ma in alcuni casi la donna non può esimersi dal non curare il suo aspetto, per via dei giudizi insensati che ne conseguono.

Ed ancora, andando oltre l’aspetto discriminatorio sociale, è assurdo che dal punto di vista della salute determinate patologie non vengano riconosciute.

Una donna su sette soffre di vulvodinia, forte bruciore alla parte esterna dei genitali femminili che può sfociare anche in una infiammazione che impedisce di svolgere regolari azioni quotidiane come andare a lavoro. La vulvodinia, così come l’endometriosi, la fibromialgia e tutte altre patologie che causano dolore pelvico, sono considerate “malattie invisibili”. Infatti,  non rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza e per queste non esiste alcuna esenzione. Magari se il dolore cronico che queste malattie invisibili causano fosse percepito da uomo, magicamente, diventerebbero visibili.

Per citare ancora una questione di prezzo, una donna su cinque ha contratto, durante la propria vita, l’HPV. Detto anche Papiloma virus, questo può causare lesioni precancerose nelle varie mucose (anche nel cavo orale ed in bocca) o carcinoma a livello del collo dell’utero.

Sia chiaro: L’HPV colpisce indistintamente donne e uomini.

La maggior parte delle volte è un virus “silente”. Non ci sono fattori esterni (ad eccezione dei condolimi, che sono delle piccole protuberanze) che possono funzionare da campanelli d’allarme. Sono le donne che si accorgono di esserne affette perché ogni 12/18 mesi si recano dal ginecologo per una visita ed un pap test di controllo.

Fortunatamente, esiste un vaccino che non solo copre da 9 ceppi (sono più di 100 i ceppi di HPV), ma che viene anche consigliato a soggetti che hanno già contratto il virus per debellarlo. Negli ultimi anni, il vaccino è gratuito per i bambini tra gli 11 ed i 12 anni, negli altri casi è a pagamento. Per avere una copertura si devono effettuare tre vaccini di Gardasil. Si parla, a seconda delle ASL di riferimento, di circa 85 Euro per ciascuna dose, ed esistono milioni di donne che non se lo possono permettere.

Il problema degli stereotipi di genere

Sono molteplici le discriminazioni che una donna subisce nella propria vita per essere semplicemente nata donna. Tra gli stereotipi di genere, sicuramente i più diffusi sono quelli che riguardano le qualità morali dei soggetti: l’uomo è forte, la donna è emotiva. Questa semplificazione, così semplice e banale, è una di quelle distorsioni del pensiero della nostra società dalla quale il patriarcato si è sviluppato principalmente. La società patriarcale, nella quale purtroppo ancora oggi viviamo, vuole uomini e donne che non solo non riescono a comunicare tra di loro, ma che devono necessariamente competere.

Le facce del patriarcato

Non pensate che siano solo gli uomini le facce del patriarcato. Alcune volte, sono anche le donne. Donne che ti chiedono come mai non hai un compagno; come mai non hai dei ancora figli; come mai non ne vuoi fare. Donne che ti giudicano perché sei una “donna in carriera”, o che ti guardano di traverso perché magari a loro non piace il tuo modo di vestire o di truccarti.

Conosciamo addirittura donne che, in ambito lavorativo, hanno subito violenza da parte di altre donne, e non di uomini.

E invece le donne, a fianco delle altre donne, insieme agli uomini, dovrebbero lottare ogni giorno per un Mondo dove non ci siano stereotipi di genere, non ci siano tabù e non ci sia disuguaglianza. Un Mondo dove io la mattina possono mettermi una gonna ed un tacco per andare ad una riunione di lavoro senza chiedermi se, essendo troppo femminile, verrò presa sul serio.

Un Mondo dove le vittime di violenza non dovranno più sentirsi chiedere come erano vestite quando sono state violentate o se il loro aggressore poteva aver travisato il loro consenso. Un Mondo dove se sono nervosa non è “colpa del ciclo”. Un Mondo dove uomini e donne hanno il medesimo rapporto salariale, dove vengono trattati in egual modo in ambito lavorativo, dove uomini e donne si aiutano dentro le mura domestiche. Un Mondo dove uomini cucinano, puliscono e fanno la spesa. Dove gli uomini fanno e poi evitano di straziarti con la lista di quello che hanno deciso di fare (per aiutarti, a loro avviso – loro e della società patriarcale che li ha cresciuti) per sentirsi dire “Grazie” da una donna.

Grazie di che cosa?

Qualche settimana fa abbiamo letto questa frase di Carlotta Vagnoli (una scrittrice, classe ’87, che ha pubblicato con Enaudi “Maledetta sfortuna” e “Poverine”, che vi consigliamo assolutamente di leggere) in un post del Corriere della Sera. Una frase che, pronunciata da una donna come la Vagnoli, assume un significato potentissimo.

Una frase su cui tutti dovremmo riflettere:

“Le femmine che vanno avanti sono quelle che acquisiscono comportamenti brutali. Una esce, milioni restano sotto il soffitto di cristalli. Ma fare il maschio tra i maschi non ci salverà”.

Oggi non c’è nulla da festeggiare. Oggi si deve NECESSARIAMENTE riflettere. Questo Mondo è ancora così impari. É l’ora che questa società patriarcale cambi una volta per tutte. Pensate a quello che potete fare, ogni giorno, per creare un Mondo migliore dove le persone possono vivere ed avere pari libertà e pari diritti. E mettetelo in pratica, ogni giorno, non solo l’8 marzo.

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