Pisa: ritrovati resti della casa del conte Ugolino della Gherardesca

Pisa, giardino di Palazzo Franchetti. Dopo circa un mese di scavi, il team di archeologi ha potuto annunciare con soddisfazione di aver riportato alla luce alcuni resti medievali (ma non solo) che corrisponderebbero alla dimora del conte Ugolino della Gherardesca, figura politica di spicco della città di Pisa e in generale di tutta la Toscana durante buona parte del XIII secolo. Si tratterebbe di resti parziali di un pavimento interno e di alcuni muri perimetrali, oltre che di tramezzi interni; ben visibile risulta la distruzione quasi totale dell’abitazione del conte, avvenuta subito dopo la sua morte nei primi anni del XIV secolo, come testimoniano alcune fonti scritte.

Ma chi era Ugolino della Gherardesca? Nato a Pisa nel 1220, fu un ghibellino di spicco nella vita politica del XIII secolo. Discendente di una delle famiglie più importanti della città, occupò cariche autorevoli, fino a conquistare quella di podestà, nell’aprile del 1284. Fu proprio la sua attiva vita politica a causare la sua triste fine: a causa degli attriti con Ruggieri degli Ubaldini, arcivescovo di Pisa, egli a tradimento venne fatto arrestare e rinchiudere. E qui arriva la parte più celebre di tutta la storia, resa nota ed immortale da Dante Alighieri che, nel XXXIII canto della sua Divina Commedia, racconta, o meglio fa raccontare dallo stesso Ugolino, gli ultimi istanti della sua vita e di quella dei suoi figli. La storia riporta che il conte della Gherardesca venne rinchiuso insieme a figli e nipoti nella Torre della Muda (parzialmente ancora visibile tutt’oggi a Pisa in Piazza dei Cavalieri ndr), appunto Torre “della Fame”: i prigionieri infatti vennero condannati a morire di inedia.

Qui s’insinua quindi la leggenda che fa di Ugolino un vero e proprio cannibale, alimentata anche dal celebre verso dantesco “Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno”. Secondo diversi interpreti infatti, esso farebbe pensare che il padre, stremato dalla fame e inerme di fronte alla morte dei figli, si sia cibato della loro carne per sopravvivere. In realtà, più probabilmente, il conte fa riferimento alla sua stessa morte, sopraggiunta dopo una lunga agonia. È innegabile però che quest’aura di leggenda e risvolti macabri ha fatto sì che il personaggio del conte Ugolino sia ben presente nell’immaginario comune.

La recente scoperta quindi è importante sì per gli appassionati dantisti, per gli studiosi di storia medievale e per tutti coloro che sono incuriositi da questo personaggio, ma non solo. Più in generale, questi scavi hanno fornito molte informazioni sull’urbanizzazione e sull’edilizia cittadina di quel periodo.

Così commenta infatti Marco Valdarno, presidente del Consorzio 4 Basso Valdarno:

“Ho fortemente voluto questo scavo archeologico, ed oggi i fatti mi danno ragione. I reperti e le strutture ritrovati sono basilari per conoscere la nostra storia, il passato da cui tutti discendiamo così intrinsecamente legato alla città nella quale viviamo. È un patrimonio inestimabile”. (da Huffington Post)

Beatrice Anfossi