World Pasta Day: finalmente anche i carboidrati hanno un giorno per festeggiare

La patria che le ha dato vita ancora non è stata riconosciuta. Il primato viene giornalmente conteso tra Italia e Cina e risulta ad essere una delle battaglie più guerrigliere di sempre. Più di quella tra i milanisti contro gli interisti; ancora più violenta tra palermitani e catanesi per il vero nome dell’arancino (che noi chiamiamo categoricamente al maschile). Insomma, trovare il genitore di questo piatto di carboidrati e felicità sembra davvero impossibile! Eppure, gli armistizi servono proprio per portare una pace tra i conflitti: magari questa è la motivazione per la quale è nato il World Pasta Day!

Esattamente, avete capito proprio bene, si tratta di una giornata mondiale dedicata interamente alla pasta, all’esaltazione della sua bontà e alla devozione per i suoi carboidrati. Mica male, vero?

Se ormai in tutto il mondo, si festeggia giornalmente qualcosa di diverso (e forse anche un po folle), chi siamo noi per rifiutare un’iniziativa del genere? Soprattutto quando i papabili genitrici di questa prelibatezza siamo noi italiani?

Ecco quindi che in questo 25 Ottobre, che è per l’appunto il Word Pasta Day, abbiamo pensato di fare alcune ricerche su questo primo piatto e di quale sia la pasta tipica in ogni regione della nostra penisola. Voi conoscete la vostra?

Fettuccine alle castagne, Valle D’Aosta

Nella regione più ad ovest della nostra bella Italia, la farina bianca ha sempre scarseggiato ed era sempre difficile trovarla. Così le popolazioni più antiche del territorio si ingegnarono per utilizzare farine alternative, come quella delle castagne, per ricreare i primi piatti sulle loro tavole. La ricetta è semplicissima, basta lavorare la polvere di castagne con una parte minima di farina di grano tenero, sale e acqua. Una volta fatto l’impasto si stende la pasta sottilmente con un matterello, si arrotola a spirale e si taglia in strisce piu’ o meno sottili come per le normali fettuccine.

Schnalser-nudeln, Trentino – Alto Adige

In questa regione, in realtà, è più facile trovare zuppe tutto l’anno, invece di paste lavorate. Ci sono però piccoli luoghi che sono stati resi famosi dalla lavorazione del grano. Esempio di questa produzione può essere proprio il Schnalser-nudeln (che noi non sapremmo pronunciare a voce). In realtà si tratta di spaghetti sottilissimi ricavati da un impasto molto duro composto da farina, ricotta, acqua, uova e sale, fatto passare attraverso un apposito torchio e lasciati asciugare all’aria triestina.

Bigoli, Veneto

Tipici della cucina veneta, ma diffusi anche in alcune aree della Lombardia, i bigoli (o bigoi, in dialetto) sono una pasta lunga e ruvida, ideale per primi piatti dai sughi abbondanti. Pare siano nati a Padova nel 1600 dall’idea di un pastaio che aveva brevettato il macchinario per farli, mentre il loro nome deriverebbe dal termine dialetto “bigàt”, ossia bruco: forma e spessore ricordano proprio il piccolo animale.

Biechi, Friuli Venezia Giulia

Si tratta di pasta corta, tagliata a forma di triangolo di 5 cm. Normalmente viene prodotta con fatta con farina di frumento e farina di grano saraceno, acqua e sale. In queste regioni, infatti, il grano tenero era difficilissimo da trovare. La ricetta originale per questo tipo di pasta, prevede che quest’ultima venga prima cotta in acqua bollente e poi passata in padella con burro, formaggio tipico della zona e infine spolverizzata con formaggio stagionato.

Pizzoccheri, Lombardia 

Il paese di Teglio, in Valtellina, può vantare l’invenzione dei pizzoccheri: simili alle tagliatelle spesse di colore scuro,  si preparano con farina di grano saraceno, a cui si deve il loro colore grigio. Il loro nome sembrerebbe derivare dalla radice “pit” o “piz”, con il significato di “pezzetto”, oppure dalla parola pinzare, cioè schiacciare, riferito alla forma schiacciata della pasta. Altre ipotesi farebbero risalire la parola pizzoccheri al longobardo “bizzo”, ovvero “boccone”.

Agnolotti, Piemonte

Gli agnolotti sono una specialità di pasta ripiena tipica delle province di Asti e Alessandria, nella zona del Monferrato, in Piemonte. Sono sfoglie di pasta all’uovo di forma quadrata, ripiene di carne arrosto di maiale, coniglio e vitello. Per quanto riguarda il nome, secondo la tradizione popolare deriverebbe da quello di un cuoco monferrino, Angiolino, detto Angelòt, che avrebbe formulato la ricetta.

Gnudi, Toscana

Non proprio un formato di pasta, ma senza dubbio uno dei primi piatti più popolari della regione: gli gnudi sono degli gnocchetti a base di farina, spinaci, bietola o altre verdure, ricotta, formaggio grattugiato, spezie e alle volte anche uova, infarinati e lessati in acqua bollente per essere poi scolati non appena vengono a galla.

Cappelletti, Emilia Romagna 

In Emilia Romagna un tipo di pasta tipico sono i cappelletti: le sue origini sono ottocentesche ed il nome deriva dalla loro caratteristica forma che ricorda, appunto, quella di un cappello. I cappelletti si preparano tagliando a cerchi o a quadrati la sfoglia di pasta all’uovo farcita con un delizioso ripieno a base di carne o di formaggi. I cappelletti erano considerati simbolo di ricchezza ed opulenza e le famiglie più umili si concedevano questo piatto soltanto durante le festività, come Natale: per questo, augurare “cappelletti in tavola” significava auspicare prosperità.

Creac tajat, Marche

Tipici della tradizione marchigiana, altro non sono che piccoli quadrati di pasta ricavati da farina di mais e usati per le zuppe di fagioli ceci e fave. Di umilissima origine campagnola, questa pasta, veniva realizzata con la polenta cotta e avanzata a casa il giorno prima. La polenta veniva quindi impastata con una parte di farina bianca e acqua, veniva poi stesa in una sfoglia tonda e sottilissima e infine tagliata a forma romboidale. Il condimento più tradizionale è il “Sugo Finto“: un sugo prodotto senza carne ma realizzato con un soffritto a base di lardo a cui veniva aggiunto il pomodoro.

Bucatini, Lazio

I bucatini, tipici della tradizione laziale e in particolare romana, sono una pasta lunga caratterizzata da un foro nel mezzo realizzato grazie all’uso di un bastoncino con sezione tonda o quadrata. Leggenda vuole che siano stati creati appositamente con questa forma per essere riempiti al meglio, soprattutto con il fegato d’oca, uno dei suoi cibi preferiti.

Paccheri, Campania

Originari della tradizione napoletana, i paccheri sono un tipo di pasta semola di grano duro simili ai maccheroni, ma molto più grandi. Il termine deriva dal greco antico (“tutto mano”) che rimane nella lingua italiana come “pacca”, cioè lo schiaffo dato a mano aperta, ma senza ostilità: la pasta infatti ha una taglia superiore alla norma ed è generalmente accompagnata da condimenti saporiti.

Orecchiette, Puglia – Basilicata

Tipiche di queste due regioni, le orecchiette si preparano con farina, acqua e sale. La forma ricorda quella di piccole orecchie, da cui deriva appunto il nome. Le origini di questa tipologia di pasta tuttavia sono incerte: secondo alcuni provengono dalla Provenza e sarebbero state introdotte in Puglia dagli Angioini nel 1200, altri invece sostengono che si siano diffuse grazie alla dominazione svevo-normanna nel territorio di Sannicandro di Bari.

Calandreddi, Calabria

Una pasta all’uovo tirata finemente, tagliata in quadrati di 3 o 4 centimetri di lato, le cui estremità vengono unite. Vengono lessati in abbondante acqua salata e solitamente serviti con ragù di maiale o di capra, e con una generosa spolverata di ricotta fresca.

Anellini, Sicilia

A base di acqua e semola, sono ancora tante le tipologie ancora presenti nella tradizione isolana. In genere, si utilizza questa forma di pasta soprattutto per i timballi, pasticci con carne di maiale, piselli e formaggi locali, consumati soprattutto durante il periodo estivo.

Malloreddus, Sardegna

I Malloreddus sono i tipici gnocchetti sardi: una pasta corta nata dall’unione di semola di grano, acqua e zafferano Sono molto simili a delle piccole conchiglie con la pancia rigata, una decorazione realizzata attraverso l’uso di cesti di paglia diffusissimi in Sardegna e chiamati ciuliri.

Alessia Cavallaro