No alla violenza sulle donne, 365 giorni all’anno

La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stata istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il nome completo è “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. La data del 25 novembre non è stata però scelta a caso. Il 25 novembre 1960 furono uccise le tre sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria), attiviste politiche della Repubblica Dominicana. I loro corpi furono ritrovati in fondo ad un precipizio. Addosso i segni evidenti della tortura. Erano state catturate in un’imboscata dagli agenti dei servizi segreti del dittatore Rafael Leònidas Trujillo, che per più di trent’anni ha governato la Repubblica Dominicana. L’omicidio delle tre sorelle ha scatenato una dura reazione popolare che ha portato nel 1961 all’uccisione di Trujillo e quindi alla fine della dittatura.

Tipi di violenza

La violenza sulle donne è di molti tipi. Dalla quella fisica a quella sessuale, a quella psicologica.
Un atto di violenza contro una donna può accadere ovunque. Dentro le mura domestiche, sul posto di lavoro, per strada. Sono spesso i partner o gli ex a commettere gli atti più gravi. In Italia sono responsabili del 62,7% degli stupri. La violenza può culminare con l’estrema conseguenza: il femminicidio. Nel 38% dei casi di omicidi di donne, il responsabile è, ancora una volta, il partner. Ma non solo ex mariti o ex fidanzati. Anche amici, conoscenti, colleghi di lavoro. Una donna, solo per essere tale, può essere aggredita praticamente da chiunque. E ovviamente ovunque. In alcuni casi sono li strascichi di rapporti finiti a far scatenare nell’aguzzino, se così possiamo anche impropriamente definirlo, l’odio che porterà a compiere il fatto. In altri casi anche una discussione finita male, un’amicizia incompresa. Altre volte, nel caso di sconosciuti, si dà la colpa ad uno sguardo frainteso, ad una gonna troppo corta, ad uno scollo troppo profondo.

La vittima

La maggior parte delle volte è la donna a sentirsi sbagliata. Colei che ha subito la violenza. Di qualsiasi tipo essa sia. Perché la violenza non è solo quella sessuale. Ed è bene ricordarlo. La violenza è sentirsi spiata e seguita da qualcuno che non vuoi più frequentare. Violenza è aver paura ad andare alla propria auto, in una sera qualunque dopo essere uscita da lavoro. E’ decidere di cambiare il proprio vestito, perché quello che avevamo scelto poteva dare troppo nell’occhio.
Violenza è privare della libertà. E così facendo la violenza la subiamo tutte. Tutte noi, che veniamo condizionate nel nostro vivere usuale.

La società 

Ma perché un uomo, non tutto il genere ovviamente, si sente in diritto di fare ciò che vuole?
Certamente un problema è dato dalla cultura sessista e misogina della società italiana, a tutti i livelli. Viviamo in un Paese in cui una donna, a pari livello di un uomo, ha un salario inferiore. Almeno nella maggior parte dei casi. Una donna, nell’ambiente di lavoro, deve farsi il “culo” più di un uomo per essere apprezzata. Per non parlare poi dei soliti discorsi da bar dove si critica il fatto di aver a che fare prettamente con donne sul posto di lavoro. Questa è l’ennesima riprova di una carenza di educazione, sin dalla scuola, ma anche nella formazione professionale in tutti gli ambiti, che superi la visione stereotipata dei ruoli uomo-donna.

L’obbligo di denunciare

Trovare la forza per denunciare non è facile e spesso è questo il primo ostacolo da superare per le vittime. Per fortuna, comunque, oggi gli strumenti a disposizione sono sempre maggiori. Oltre alle forze dell’ordine, in caso di pericolo ci si può rivolgere al Telefono Rosa, associazione nata nel 1988 e che oggi rappresenta un punto di riferimento per le donne che subiscono violenza. Il centralino telefonico è attivo tutti i giorni, 24 ore su 24. Al numero 1522 rispondono le esperte volontarie.

Non giudicare.

E non giudicarsi é fondamentale. Non può in nessun modo sentirsi sbagliata la vittima. Non esiste. É ingiusto. La violenza, di ogni tipo, va punita. Sempre. Senza mezzi metodi. E dobbiamo lottare ogni giorno perché questo avvenga. Non solo oggi. Ma ogni giorno. Dobbiamo educare i nostri figli. Il futuro della nostra società. Uomini e donne devono sentirsi uguali, alla pari. Dobbiamo insegnare cosa é il rispetto, l’amore.

A Chiara, uccisa con una mazza da carpentiere dal compagno

A Francesca, uccisa insieme al fidanzato ed alla madre dal nuovo marito di quest’ultima

Ad Edyta, morta a causa delle botte datele dal compagno dopo essere stata segregata in casa per due mesi

Ad Alfina, gettata dal balcone dall’ex marito

A Vanessa, strozzata con un cavo del lettore dvd dal fidanzato

A tutte le donne che hanno subito violenza nella loro vita, con la speranza che questo Mondo diventi presto un posto migliore. Alle donne che lottano ogni giorno perché lo sia. Agli uomini che hanno il coraggio di lottare a fianco di queste donne.

 

 

 

Sharon Santarelli