Viaggio nel mondo delle calzature: piccole sculture per grandi designer

“Così tante scarpe e solo due piedi”
Sarah Jessica Parker in Carrie Bradshaw

Ne è passato di tempo da quando per l’uomo le scarpe  erano solo un indumento utile per rendere più confortevoli i lunghi viaggi… Molto più che un mezzo utile e confortevole per i nostri piedi, le calzature sono un vero e proprio segno di riconoscimento sociale. Per la loro realizzazione , il lavoro artigianale da semplice opera manuale si è trasformata in un’arte squisitamente fashion e complessa.

In Italia, in particolare, i nostri raffinatissimi artigiani  hanno fatto sì che il Bel Paese fosse riconosciuto in tutto il mondo per l’alta qualità delle scarpe fatte a mano e l’utilizzo di  materiali selezionati.

Si distinse per modernità e avanguardia la città di Firenze, della quale  Salvatore Ferragamo ne fece il simbolo stesso della sua produzione. Non ancora adolescente, il giovanissimo Ferragamo dimostra una grande passione per le scarpe: a 11 anni è apprendista a Napoli presso un calzolaio e a 13 apre un suo negozio a Bonito. Agli inizi degli anni Venti si trasferisce in California, dove apre una bottega di riparazioni per calzature. Salvatore inizia a disegnare e realizzare scarpe per gli attori del cinema internazionale.Nel 1923 a Hollywood, terra prospera per l’industria cinematografica, apre l’‘Hollywood Boot Shop’ battezzato dai locali come ‘il calzolaio delle star’.

E’ nel 1927 che Ferragamo decide di tornare a Firenze, città tradizionalmente ricca di grandi artigiani. Dal suo laboratorio fiorentino avvia un flusso costante di esportazione verso l’America. Attorno agli anni 30 Ferragamo produce alcune delle sue creazioni più popolari e imitate, come le “zeppe” di sughero, i tacchi a spillo in metallo sfoggiati da Marilyn Monroe, i sandali in oro, e il sandalo trasparenti con tomaia in filo di nylon che nel 1947 porterà il designer alla vittoria del “Neiman Marcus Award”, l’Oscar della Moda.

E’ Firenze la città dove si estese per primo il concetto di artigianalità alla realizzazione di tomaie in merletto, ricamate o in paglia, a tacchi tempestati di pietre, in argento o in metallo, frutto di quell’abilità manuale del luogo, conosciuta in tutto il mondo come la cultura italiana del prodotto. Le scarpe d’alta moda nascono dal genio creativo dei designer, espletata in un bozzetto; sviluppando a poco a poco le sinuose e originali forme della scarpa, si assemblano tutte le parti fino a formare la tomaia: questa viene adagiata alla forma, che sarà appunto ciò che darà la sagoma alla calzatura, racchiusa nella suola.

Infine, pietre colorate, perle e dettagli dorati, insieme a tessuti speciali, ricamati e impreziositi vengono adattati su modelli tridimensionali dalle mani esperte degli artigiani. Ogni fase del processo produttivo è seguito con accuratezza e precisione per ottenere forme contemporanee e appeal scintillanti in grado di soddisfare le esigenze in continuo mutamento del magico mondo dell’alta moda. Per questo ogni prototipo richiede tempo per essere progettato, ricercato sia nei materiali che nei dettagli ed infine realizzato.

La produzione dei modelli avviene spesso in edizioni limitate perché ogni creazione è un’opera unica plasmata da mani esperte con le forme e i dettagli desiderati.

“Se Dio volesse farci indossare solo scarpe basse, non avrebbe creato Manolo Blahnik”.

Sarah Jessica Parker in Carrie Bradshow

Uno dei grandi mostri sacri del mondo delle calzature che non passa mai di moda è Manolo Blahnik.

E’ il 1971 quando visita New York e si presenta al cospetto di Diana Vreeland, direttrice di Vogue USA, con un book di disegni che incantano la sua beniamina. “Go makes shoes”. E così fece.

Aprì il suo primo negozio nel 1973 a Londra , diventando ben presto uno dei migliori stilisti di calzature del globo,designer di culto e fornitore del jet-set internazionale.Le scarpe più desiderate dal mondo del glamour vengono alla luce dalle mani esperte degli artigiani del distretto meccano-calzaturiero a Vigevano.

“La suola rossa delle mie scarpe è come un fazzoletto che una donna elegante lascia cadere se ha visto un uomo che la attrae”.
Christian Louboutin

Christian Louboutin, classe 1964, parigino, apre la sua botique nel cuore di Parigi nel 1992: l’artista racconta di essere rimasto ammaliato dalle ballerine di cabaret e dalle loro calzature sensualissime, motivo per cui ha iniziato la sua carriera disegnando eccentriche calzature da palcoscenico.Grazie all’incontro fortuito con Carolina di Monaco, oggi vende ogni anno 340mila paia di scarpe.

La parte più’ sensuale del piede femminile, secondo Louboutin, è l’arcata plantare; per questo il suo marchio di fabbrica è l’immancabile suola rosso lacca, indipendentemente dal colore della tomaia.

“La prima cosa è puntare sempre alla bellezza, non a idee troppo strampalate. La seconda è essere onesta con la donna che l’indosserà. Vedi, non si può mentire con una scarpa: è un piccolo capolavoro d’ingegneria, con leggi ferree e veri principi di gravità. Devi farla comoda ma anche sensuale. Bella e utile. Devi pensarla come fosse il centro di gravità nella bellezza di una donna”.

Sandra, nipote di Jimmy Choo

Jimmy Choo ha creato uno dei marchi di scarpe più apprezzati da star e non solo.

Nel lontano 1969 a Penang in Malesia, Kee Choo Yin scopre la sua passione per il mondo delle calzature haute couture; a Londra amplia ulteriormente le sue conoscenze sull’arte calzaturiera e, dopo il diploma al London College of Fashion, si immerge nel gran fermento di una città così dinamica e stimolante.

Nel 1989 e comincia a creare scarpe artigianali di gran classe, tantochè la sua cliente più’ famosa è l’elegantissima principessa Diana.

Tamara Mellon, Vogue editor degli anni novanta, porterà il brand alla fama internazionale di cui gode tutt’oggi. Nel 1996, Choo sbarca in Italia lanciando una linea di calzature industriali confezionate interamente nel nostro paese. Nel 2003 viene nominato nell’Order of the British Empire per aver fatto di Londra un status simbol del design internazionale calzaturiero.

“Le scarpe non devono essere comode, devono essere belle”.

Renè Caovilla

Edoardo Caovilla, pionere del celebre marchio, viaggia a metà tra l’artigianale e la couture con l’audacia di stupire il mondo con la sua creatività. Negli anni Cinquanta il figlio René Fernando si concentra sulla fascia alta del mercato: l’idea è quella di creare piccole sculture riccamente decorate, sofisticate e abbaglianti, eccentriche ed eleganti al tempo stesso. I suoi modelli si distinguono per le caratteristiche incrostazioni di pietre, perle, brillanti e foglie d’oro per calzature ad effetto shock.Negli anni Settanta nascerà “Valentino by René Caovilla”, una lunga storia d’amore tra le due Maison che sarà spunto per nuove collaborazioni quali Christian Dior, John Galliano e Chanel.

Dal 2000, grazie al successo in continua crescita, la decisione di consolidare unicamente la propria collezione. Abili ricamatrici lavorano al prodotto con dedizione e amore per creare veri e propri oggetti d’arte, orgoglio del vero Made in Italy.Nel 2004 viene aperta la prima boutique monomarca René Caovilla a Milano, a cui seguono Parigi, Roma, Venezia, Londra e il corner in La Rinascente Milano. Si aggiungono nel corso degli anni Dubai, Doha, Mosca, Istanbul, Taipei e Beijing.

Dal 2010 l’ingresso del figlio Edoardo Caovilla in azienda a siglare la terza generazione ed il passaggio del marchio da una realtà più famigliare ad una più dinamica e strutturata.

“Opere d’arte chiamate scarpe per esaudire i desideri ed emozionare.Passione e ricerca senza fine non si limitano solo alla fantasia e alla creatività. È così che i sogni diventano realtà nella nostra favola” spiega René Caovilla in una  recente occasione che ha visto sfidarsi a colpi di bozzetti le più grandi Maison calzaturiere.

Disney Consumer Products ha collaborato con gli stilisti di nove famosi brand internazionali di scarpe per realizzare una collezione fiabesca in chiave moderna e di gran tendenza, in occasione dell’uscita al cinema del nuovo film live action ispirato alla famosa favola di “Cenerentola”, uscito il 12 marzo 2015 al cinema.

Decollètè con plateau, sandalo prezioso o addirittura in uno stivaletto;così, dalla creatività di Paul Andrew, Alexandre Birman, Rene Caovilla, Jimmy Choo, Salvatore Ferragamo, Nicholas Kirkwood, Charlotte Olympia, Jerome C. Rousseau e Stuart Weitzman è nata una vera e propria collezione “da fiaba”.

Swarovski, sotto la direzione della costumista Sandy Powell, ha realizzato la scarpetta di cristallo utilizzata nel film e ha fornito anche tutti i cristalli utilizzati per i nove modelli.

La preziosa scarpetta è stata realizzata in Italia con con migliaia di cristalli i di varie dimensioni e 46 pietre ricamati e fissati alla tomaia e tacco alto 110 millimetri. La scarpa, simbolo di trasformazione e sogno, diventa realtà con una collezione in vendita in alcuni selezionatissimi store di tutto il mondo, in Italia potete trovarla da Excelsior Milano e da Antonia.

Il design calzaturiero non rimane di certo escluso dalle novità della tecnologia: durante il Design Week Festival, una delle maggiori curiosità è stata realizzata da un gruppo di designer impegnati nella produzione di scarpe realizzate con stampanti 3D.

Ciascun modello è stato ideato e realizzato in sole 24 ore impiegando due diversi materiali; nylon per le suole e poliuretano  per la tomaia. La mostra di scarpe dal titolo “Re-Inventing Shoes” è stata progettata da cinque nuovi talenti: Ben van Berkel, Fernando Romero, Michael Young, Ross Lovegrove e Zaha Hadid.

Tutti sono disponibili in edizione limitata di 50 esemplari.

Lucrezia Vardanega