Van Gogh, è lui che ha inventato il genere dei selfie

Van Gogh è uno degli artisti più conosciuti al mondo, ma chi era e perché tutto questo clamore per la sua arte?

Van Gogh era un giovanotto di fine Ottocento, che tutto avrebbe dovuto fare fuorché il pittore. Aveva ricevuto una rigida educazione protestante ed era stato indirizzato verso tutt’altri lidi, ad un certo punto ha sentito la vocazione, si è avvicinato alla pittura e sotto la trentina iniziò la sua produzione.

La sua vita non è stata semplice: aveva costanti problemi psichici, che spesso l’hanno portato in manicomio. Uno degli aneddoti più famosi, ricorda una lite tra Van Gogh e il suo collega e amico Gauguin, dopo la quale, si recise un orecchio e impacchettatolo, decise di regalarlo ad una prostituta. Come pittore viveva ai margini, non apprezzato dai contemporanei e i suoi lavori non ricevevano la giusta attenzione. E pensare che ora è uno degli artisti più strapagati alle aste.

Ciò che molti non sanno è che Van Gogh è stato il primo appassionato di selfie. Probabilmente insieme a Frida è tra gli artisti che più ha rappresentato la sua immagine. Sebbene la fotografia fosse nelle sue fasi iniziali, Van Gogh è riuscito ad anticipare le mode, producendo ben 37 autoritratti. In tutti, lo sguardo di Van Gogh è raramente diretto all’osservatore, sembra guardare altrove, inoltre sono tutti diversi, come se avesse usato vari filtri e si è ritratto in outfit differenti, con la barba, senza barba, con la camicia buona e con la divisa da lavoro, con un orecchio o con tutti e due. Van Gogh ha fatto esattamente ciò che tutti facciamo con il nostro smartphone.

Vincent è poi morto a 37 anni, a causa di un’arma da fuoco, probabilmente suicida. Parlare di tutti i suoi  autoritratti richiederebbe un corso monografico all’Università. Di seguito sono presentati i tre autoritratti più famosi.

Fra i “selfie” di Van Gogh, tra i numerosi autoritratti, quello che più ci colpisce è questo. Probabilmente tra tutti gli altri è quello più “normale”, non ci sono orecchi bendati, cappelli di feltro, facce allucinate. Se Van Gogh avesse potuto aggiornare la sua immagine del profilo, avrebbe sicuramente inserito questa. Di questo autoritratto colpisce la barba rossiccia, lo sguardo serio, ma non troppo, i capelli in ordine, gli occhi verdi e quella serie infinita di pennellate corte, quasi puntini che danno una nota di colore arancio e verde acqua.

Questo è registrato nell’anno del 1887. Come aveva già fatto, usava questi autoritratti per mostrare al fratello Theo, i suoi stati d’animo e le condizioni fisiche.

Tra gli autoritratti più celebri c’è l’ultimo che ha realizzato nel 1889, senza barba, che è stato venduto all’asta per 70 milioni di dollari. Quest’opera ha visto la luce durante il soggiorno al manicomio di Saint-Remy e colpisce per la sua carica emozionale. Lo sguardo è allucinato. Le lunghe pennellate su sfondo dorato, mettono in luce la sua condizione di confusione e follia.

Altro celebre autoritratto di Van Gogh è questo con l’orecchio bendato, periodo in cui si svolse la furibonda lite con l’amico Gauguin. Questo è certamente il periodo più cupo per la sua produzione. Lo sguardo smorto, i tratti spigolosi e le pennellate sempre più veloci e corte, testimoniano e anticipano l’epilogo dell’artista. Il suo animo tormentato e le sue crisi che lo condussero all’isolamento totale, lo porteranno al suicidio.

Benito Dell'Aquila