Tutto quello che c’è da sapere su Nathan Francot secondo Nathan Francot

È stato proprio per l’uscita di “Sai” su tutte le piattaforme digitali e streaming che abbiamo conosciuto Nathan Francot.

Ad oggi il giovane cantante ha all’attivo la pubblicazione di una serie di singoli abbastanza apprezzati anche se ricorda bene quali sono stati i suoi inizi.

“Ho iniziato il mio percorso musicale da bambino, avvicinandomi al pianoforte. Dai 14 anni quando ho iniziato a scrivere i primi testi per esigenza e per sfogarmi. Poi ho provato ad unire testi e musica e sono nate le mie prime canzoni” ci ha raccontato e ha anche rivelato: “I primi testi li ho scritti in inglese perché ascoltavo molto Ed Sheeran ed Eminem. Ma anche perché ero molto timido così usavo uno pseudonimo sul web per non farmi trovare dai miei amici”.

La prima canzone pubblicata in italiano è stata “Ventitrè” che per il cantante è stato un modo per presentarsi. “Ventitrè rappresenta sia un inizio sia un ringraziamento a mia madre per tutto quello che ha fatto e per aver colmato le assenze – ci ha detto – Ciò che ho apprezzato di mia madre è che non ha mai provato a prendere il posto di mio padre”.

La situazione familiare che accomuna molti cantanti della generazione di Nathan Francot come Ghali, Mahmood e Coez è al centro di molte sue canzoni. “In Ci vuole molto coraggio dico nel ritornello che guardo le foto del passato e che ci vuole coraggio però per andare avanti e allo stesso tempo per non far finta che quanto accaduto non sia esistito ma renderlo una forza”.

Nello scrivere le canzoni Nathan Francot segue da sempre lo stesso metodo con delle varianti: “Scrivo di getto. Tutto si basa sull’impulso. In qualunque momento se mi vengono in mente melodie o frasi registro tutto. Oggi è cambiata l’elaborazione dopo la prima fase di scrittura quindi cerco di raggiungere un livello più alto, metto attenzione alle parole e al messaggio che si vuole trasmettere. È un lavoro che scende nei dettagli anche nella fase di produzione sia per non ripetersi sia per riuscire a raggiungere meglio le persone che ti ascolteranno”.

Il giovane cantante, inoltre, attinge completamente dalla sua vita. “Le mie canzoni sono completamente autobiografiche. Infatti, ho un grande problema sia a cantare le cover sia a scrivere qualcosa che non ho vissuto in prima persona – ha affermato – Non riesco a trovare una forma di comunicazione per raccontare cose che non sento. In questo senso l’emergenza sanitaria mi ha remato contro perché non potendo vivere non ho avuto nulla di nuovo su cui scrivere canzoni”.

Al centro delle sue canzoni, però, non solo la famiglia ma anche l’amore del quale è sicuro sia “un’ancora di salvezza, la stella polare a cui sempre mirare. Si può lottare da soli ma non credo che da soli ci si possa salvare”, la tristezza che per lui “è necessaria. Per me è importante che si sia coscienti che ci possono essere periodi in cui si è più fragili. Non apprezzo la ricerca di dover apparire a tutti i costi super e perfetti sui social”.

In “Sai”, l’ultima canzone pubblicata, Nathan Francot parla anche dell’esser soli. “Ho scritto Sai prima della quarantena. Vedo tra i miei coetanei l’esigenza di stare in mezzo alla gente, mentre secondo me nello star da solo o nel godersi dei momenti da solo non c’è niente di male, ma anzi può essere utile per mille motivi. Per me importa che accanto a me ci sia l’unica stella”.

E nel futuro della carriera di Nathan Francot c’è un primo progetto discografico del quale ci ha svelato: “È a buon punto. L’ho già inquadrato. Ho già le canzoni ma sto cercando il giusto equilibrio per farle coesistere insieme in modo tale che chi ascolta possa vivere un viaggio. Spero di farlo uscire verso fine anno, emergenza sanitaria permettendo”.

Sandy Sciuto