Nell’immaginario collettivo Alcatraz rimane il carcere di massima sicurezza più spaventoso e impenetrabile del mondo. Evadere è un’opzione non contemplata, i miti e le leggende legate a questo carcere non si contano, un posto come Alcatraz difficilmente può svelare i propri misteri.
Oggi vi raccontiamo tre leggende tra le più famose che hanno contribuito a creare il mito.
Il banjo di Al Capone
Si comincia con “l’ospite” più illustre del penitenziario, nonché l’uomo che è passato alla storia come il più celebre di tutti i gangster: stiamo parlando di Al Capone. Restò nel carcere cinque anni, dal 1934 al 1938 (anno in cui fu trasferito al Federal Correctional Institution di Terminal Island, Los Angeles, a causa dell’aggravarsi della neurosifilide). Nei circa quattro anni e mezzo ad Alcatraz, Al Capone ricevette il permesso speciale di suonare il banjo nella cabina della doccia.
Gli squali
La prigione di Alcatraz sorge su un’isola a circa due chilometri dalla costa di San Francisco. Nonostante le correnti abbastanza forti, la distanza considerevole e le acque gelide, la traversata a nuoto sarebbe stata impegnativa ma non impossibile. Una leggenda voleva che questo tratto di mare fosse infestato dagli squali bianchi. In realtà, nessuno è mai stato mangiato vivo: gli squali ci sono ma nessuna delle specie presenti attacca gli esseri umani.
L’evasione
Ufficialmente, nessuno è mai evaso di Alcatraz. Ufficialmente. Frank Morris, John e Clarence Anglin, nel 1962, lasciarono dei manichini nelle loro brande e scapparono di cella passando dall’impianto di ventilazione. Per arrivare al condotto di ventilazione, pare che i tre scavarono un tunnel utilizzando un semplice cucchiaio da cucina. Servendosi di una zattera e di alcuni giubbotti di salvataggio fatti di impermeabili, pensavano di riuscire ad arrivare fino alla terraferma. Di loro, non si ebbe più alcuna notizia né i loro corpi furono ritrovati. La direzione del carcere negò fermamente la possibilità che i tre ce l’avessero fatta a evadere.