Taylor la mantide religiosa: “se l’amore finisce ci faccio una hit”

Di Sebastiano Mura per Social Up!

Quattro mesi scarsi in effetti possono bastare per rendersi conto che una storia proprio non può andare e, a dire la verità, molti altri, vedendoli, avevano espresso più di una perplessità riguardo la riuscita di una relazione nata apparentemente dal nulla. Quella con Tom Hiddleston, il nuovo cattivo del cinema internazionale (è lui il malvagio Loki, fratello di Thor, nella nuova ondata di film Marvel che ha invaso i cinema negli ultimi anni), è solo l’ultima delle storie lampo della giovanissima cantautrice americana, l’ultima di una lista che comincia a farsi lunga.

Trentacinque anni lui e ventisei lei, otto anni di differenza che si dubita possano avere a che fare con l’unhappy ending della loro storia. La Swift infatti non era nuova a relazioni con uomini anche molto più grandi di lei (a separarla da John Mayer erano la bellezza di 12 anni e da Jake Gyllenhaal 9). Un amore vissuto in viaggio: dall’America di lei, all’Inghilterra di lui, passando per l’Italia, l’Australia e tante tante pagine di riviste patinate di gossip. All’inizio dell’estate la loro storia inaspettata (dopo la lunga relazione tra la Swift ed il guru della musica dance Calvin Harris) aveva attratto la stampa di mezzo mondo, la stessa che ora si stupisce e si chiede il perché di una rottura altrettanto inaspettata.

Troppa attenzione mediatica? Troppi impegni? Carriere che assorbono energie e tempo? Per ora solo illazioni sulle cause della rottura, cause che immaginiamo però, non toglieranno il sonno alla Swift (e nemmeno ad Hiddleston) per molto tempo ancora. Lei che nel corso degli anni ci ha abituati al fatto che tutto, anche la storia più romantica o quella più tormentata, si può risolvere con uno Shake It Off.

Ciò che stupisce è la tranquillità con la quale questa giovane “cantantessa” dall’animo country ormai sperduto tra lustrini e microshorts, viva la sua vita amorosa apertamente, alla luce del sole, incurante dei giudizi anche quando si tratta di cambiare fidanzato, compagno, partner a distanza di pochi mesi (o settimane) dalla precedente relazione. Per molti è motivo di critica. Per altri è motivo di orgoglio. Alcuni nell’ambiente cominciano a paragonarla ad una mantide religiosa, non solo per quel corpo slanciato e quell’aria algida che la fa sembrare una modella, ma anche per la capacità di interrompere le sue storie e portare via con se un qualcosa del compagno appena perso. Non la testa in questo caso, ma una canzone.

I dischi della Swift sono costellati di brani che ricordano o rimandano ai suoi amori passati. Finiti bene o finiti male. Con soddisfazione o con rimpianto, questa giovane ventiseienne che ha alle spalle, difficile a credersi, già dieci anni di carriera, raccoglie il suo vissuto in pochi versi, prende in braccio una chitarra, e ci scrive sopra una canzone. Questo è il suo essere mantide, e la mantide non può che essere tale.

E la Swift in effetti non fa altro che vivere la sua vita, con la consapevolezza e l’accortezza che le conseguenze delle sue azioni (quelle conseguenze sull’emulazione di numerosissime teenagers che la adorano in tutto il mondo) non dipendono da lei. Quell’aria spavalda, tranquilla, algida non è altro forse che la consapevolezza di una donna, di una persona, che accetta i pregi ed i difetti di una vita vissuta sotto i riflettori, senza che questi influenzino in maniera troppo esagerata il suo modo di essere, la sua maniera di intendere la vita.

In questi dieci anni è passata dall’essere la ragazzina di campagna innamorata pazza della star contry della sua adolescenza (non a caso il suo primo pezzo si intitolava Tim Mcgraw, nome altisonante nel panorama musicale americano), alla cantautrice dal verso (e dal successo) facile. Dieci anni nei quali ha costruito un impero. Alla faccia di chi (e non sono pochi) sostenga che non canti neanche così bene (fatto tra l’altro che non stiamo qui a discutere, ma sul quale potrebbe esserci da argomentare). I suoi dischi vendono. Le sue canzoni diventano hit nel giro di pochissimo tempo. I suoi video sono tra i più visualizzati e i suoi profili social tra i più seguiti.

E per la serie “diamo a Cesare ciò che è di Cesare”, che le sue canzoni piacciano o no, che risultino banali, scontate, adolescenziali, non è tanto facile trovare, nel panorama musicale odierno, una cantautrice che lasci un marchio così forte nelle sue opere discografiche (l’album che l’ha consacrata star dal successo mondiale Speak Now è scritto interamente da lei, all’età di appena vent’anni).

Il segreto del suo successo è forse legato a tutto questo. La semplicità della sua immagine e della sua musica (non importa quante storie possa avere, lei rimane per molti “la fidanzatina d’America”), la lealtà che dimostra prima di tutto nei confronti di se stessa, paga e accresce pure il suo conto in banca. Le ragazzine che l’hanno adorata in passato la adorano ancora oggi, le giovani donne la scelgono come esempio di stile, e gli uomini di tutte le età (ricordiamo che tra le tante ex fiamme della Swift spiccano nomi di ragazzi anche ben più giovani di lei: Harry Styles e Conor Kennedy, rampollo della celebre dinastia americana, entrambi classe 1994) la scelgono come partner, consapevoli ormai anche loro del fatto che con Taylor non si sa mai, si rischia sempre di diventare il bersaglio prescelto di una delle sue canzoni, o l’oggetto di critica di tantissimi fan.

Per sapere qualcosa sulla rottura con Hiddleston forse non ci resta che aspettare il prossimo disco. Ma tant’è, se, parlando di Taylor, di mantide si tratta, l’importante è avere salva almeno la testa.