Sten e Lex: quando l’arte non ha confini

Correva l’anno 2001 quando le strade della Capitale iniziano a popolarsi di opere di Sten e Lex. Da molti conosciuti per via dell’acronimo dei loro nomi, Stephan e Alex; altri ritengono più evidente il chiaro richiamo alle tecniche utilizzate da entrambi. Loro semplicemente preferiscono riconoscersi nei propri lavori; stencil e poster, pezzi di carta e dipinti inneggianti sui muri, volti che spesso sorvegliano i passanti e che a loro volta vengono scoperti. Opere che ormai appartengono alla strada, invecchiando e diventando un tutt’uno con essa.

Romano lui e tarantina lei, rappresentano i precursori dello “stancil graffiti” in Italia, tecnica all’epoca ancora poco conosciuta e utilizzata. Tra le prime raffigurazioni compaiono icone di b movies, personaggi secondari di telefilm americani degli anni 60 e 70, soggetti tratti dai film di Hitchcock, Orson Welles e Bergman. Il tutto ottenuto grazie all’impiego di una sorta di maschera normografica, lo stencil appunto, che aggiunto all’utilizzo di vernice spray permetteva di ricavare un profilo e una decorazione sulla superficie retrostante, sfruttando solamente le sezioni interessate. Di lì a poco la ricerca li porta a decidere di raffigurare volti anonimi, scrollandosi letteralmente di dosso la scia pop che li aveva caratterizzati fino ad allora. L’intento è stato proprio quello di evitare di cadere in rischiose ripetizioni, uno dei paradossi più ambigui dello stencil.

Nel 2003 sperimentano la tecnica della mezzatinta, da loro chiamata “Hole School” per via della buffa assonanza con “Old School”. Prendono così vita i primi stencil in bianco e nero composti da punti, pixel e linee con lo scopo di cambiare la percezione dell’opera stessa in base alla distanza, arrivando a spiazzare tutti coloro che la osservano. Il loro lavoro continua fino ad arrivare al 2009, quando testano e applicano lo “Stencil Poster”. Il processo comincia con l’affissione in strada di uno stencil, come se si trattasse di un manifesto. Successivamente il poster  viene dipinto e il tutto passa nelle mani del tempo e degli agenti atmosferici che si occuperanno della sua rimozione, lasciando poi spazio all’immagine impressa sul muro.

Negli anni seguenti  alcune opere iniziano a prender vita su intere facciate di palazzi. Non a caso risulta quasi impossibile percorrere le principali città del mondo senza imbattersi nei lavori dei due artisti che, attraverso il rifiuto di esprimere messaggi o malesseri comuni e globali, lanciano un invito a raccontare se stessi attraverso l’arte, di qualsiasi mezzo essa sia, lasciando libera interpretazione a chi osserva, sia essa di odio, di speranza, di politica o altro. Il risultato equivale ad una vera e propria galleria di emozioni a cielo aperto, restando perfettamente al passo con la gente.

Foto: Stenlex.com

Erminia Lorito