Sociale e Mostra del cinema di Venezia: un binomio da Leone d’Oro

Dal 30 agosto i riflettori si sono accesi sul red carpet della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, il più antico e rinomato festival cinematografico del mondo giunto alla sua 74esima edizione. Moda, glamour e soprattutto cinema sono le parole d’ordine di questa importantissima manifestazione, che ogni anno ospita stelle del cinema internazionale ed italiano. Quest’anno, però, c’è una novità: la Mostra si tingerà anche di sociale. Tra i tanti film che verranno presentati, infatti, spiccano due pellicole che affrontano due temi di grande attualità.

Stiamo parlando della Terra dei fuochi in Campania, la zona tra le province di Napoli e Caserta nota per l’esistenza di discariche abusive e di siti illegali di smaltimento di rifiuti tossici gestiti dalla malavita organizzata. Secondo il Rapporto Ispra sui Rifiuti speciali, industriali e tossici 2017, infatti, dieci milioni di tonnellate in Italia e oltre 95 milioni in Europa di rifiuti tossici sono in libera circolazione come merci. Oltre ad essere sotterrati, i rifiuti vengono bruciati per impedire ai materiali di risalire, inquinando ancor più l’aria e le terre circostanti. Una catastrofe ambientale che va avanti da circa vent’anni contaminando l’ecosistema e decine di migliaia di persone.

A raccontare le storie della popolazione partenopea è il regista Diego Olivares con “Veleno”, evento Speciale fuori concorso alla 32esima Settimana Internazionale della Critica (SIC), una sezione autonoma e parallela della  Mostra organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). Con un cast del calibro di Luisa Ranieri, Salvatore Esposito, Massimiliano Gallo e Miriam Candurro, il film narra la storia di una famiglia di agricoltori, residenti in un piccolo centro casertano, costretta a fare i conti con le bande criminali che gestiscono il traffico illecito dei rifiuti industriali, speciali e tossici che si muovono dal Nord alla Campania.

Attraverso la sua pellicola, Olivares si scaglia contro chi è colluso con i clan, contro chi cede  i propri terreni per lo sversamento di materiali tossici in cambio di pochi spiccioli, contro il silenzio di chi non vuole vedere e finisce per subire le dirette conseguenze di una terra disseminata di scarti tossici e avvelenata dalla malavita. La soluzione che si evince alla fine è semplice: ripristinare la legalità lì dove la criminalità organizzata ha preso il posto dello Stato e spezzare le catene dell’omertà attraverso un processo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un’emergenza che non riguarda solo la regione Campania ma tutto il territorio nazionale.

Il secondo tema di attualità trattato è l‘immigrazione con il film di Adriano Valerio dal titolo “Mon amour, mon ami”. I protagonisti sono Daniela e Fouad, due personaggi privi di visibilità sociale e umana. Entrambi  vivono a Gubbio ed è qui che  un giorno si sono incontrati  e hanno trovato  l’uno nell’altro la comprensione e l’ispirazione per abbattere i luoghi comuni dettati da questa società. Lei, originaria di Bari, è uscita da una tossicodipendenza da alcol e cocaina, lui, di Casablanca, ex alcolista costretto a rinunciare ad una necessaria ma delicata operazione di chirurgia maxillo-facciale a causa dell’impossibilità di avere un regolare permesso di soggiorno. Insieme intraprendono un percorso verso un desiderio di normalità che si interromperà dopo due anni di convivenza quando Daniela viene messa di fronte ad una scelta.

In concorso nelle sezione “Orizzonti”, il film è l’occasione per avvicinare la collettività ai fenomeni sociali che l’attraversano e per far riflettere sulle diversità, sulle ingiustizie sociale, sui paradossi legislativi, sulle sofferenze  legate all’etichettamento. Tuttavia, il film comunica anche un messaggio positivo. In una società individualista e sempre più mercificata, Daniela e Fouad hanno pur sempre la forza di ribellarsi ad un destino che vuole condannarli all’esclusione e alla marginalità sociale. A sostenerli i volontari della Caritas di Gubbio e i servizi sociali comunali.