Soya Coulture – Quando la soia indossa una veste insolita

Abbiamo più volte parlato dell’esistenza di un universo parallelo a quello che giornalmente vediamo quando sentiamo parlare di moda. Una specie di rovescio della medaglia che ci fa dimenticare anche se per poco di modelle anoressiche, miliardi investiti da multinazionali per farci sembrare tutte uguali e di quella politica un po’ spregiudicata che molti brand nemmeno nascondono. In questo universo parallelo esiste una piccola oasi felice situata in Indonesia dove cinque donne hanno deciso di utilizzare un prodotto altamente diffuso in quelle zone per ridurre gli scarti alimentari e creare un tessuto naturale.

Grazie a numerosi progetti locali gran parte degli scarti provenienti dalle produzioni alimentari di derivati del legume quali tofu e tempeh vengono impiegati per generare biogas ed energia rinnovabile, ma non solo. Grazie all’associazione XXLab, un collettivo tutto al femminile fondato da cinque giovani nella città di Yogyakarta, i rifiuti liquidi della soia diventano utili anche nella realizzazione di un tessuto naturale e ideale per sostituire la pelle di origine animale. Quello ideato da XXLab è un tessuto che non viene prodotto da una pianta bensì da uno scarto industriale, il quale viene lavorato attraverso un processo non nocivo per l’ambiente.

Gli scarti liquidi della soia vengono prima messi a bollire insieme ad aceto, zucchero e fertilizzante di urea. Il composto viene poi versato in un vassoio, unito ad acetobacter xylinum ricavato dalla fermentazione dell’acqua di cocco e conservato lontano dalla luce per una decina di giorni. Grazie alla coltura batterica a fine processo si ottengono dei fogli di cellulosa dalla consistenza gelatinosa che dopo essere stati pressati, seccati, tinti con delle tinture naturali e cosparsi di cera d’api diventano un vero e proprio tessuto.

Siamo in presenza di una tecnologia assolutamente innovativa, mai vista fino ad ora e facilmente impiegabile nell’industria dell’abbigliamento: “Si tratta di un tessuto particolarmente adatto per la creazione di abiti, clutches, ma anche di scarpe, in quanto rappresenta un valido sostituto ecologico e a basso costo della vera pelle d’animale” così spiega una delle ideatrici del progetto Soya Couture, Atina Risqiana.

Il mondo della moda sta allargando i propri orizzonti o almeno esistono delle piccole isole felici in questo pianeta complesso, dove si lavora per rendere reale una moda cruelty-free.

Claudia Ruiz