Sleeping, luci e ombre della mente umana nello spettacolo di Roberto Costantini

La mente è un filo teso in bilico tra la nostra personalità e il condizionamento sociale, l’educazione ricevuta e le tensioni esterne. Quanto effettivamente conosciamo il nostro inconscio, quante potenzialità del nostro cervello non sfruttiamo?

Domande importanti a cui la scienza ancora oggi difficilmente riesce a dare spiegazione, per secoli la mente e i suoi meccanismi, come il sonno e la veglia, hanno affascinato centinaia di studiosi. La riflessione su questo tema e su molti altri di carattere sociale sono emersi nella nostra mente dopo aver visto Sleeping, rappresentazione teatrale alla sala Chaplin di Catania. Una tre giorni in cui questo spettacolo ha potuto emozionare e conquistare gli spettatori, diretta da Roberto Costantini la cui sceneggiatura è stata liberamente riadattata dall’originale. 

E’ una favola dark in cui si intrecciano le vite di questi personaggi, un thriller sulla potenza della mente e del suo possibile condizionamento. Ma c’è molto di più, all’interno della trama si sviluppano importanti temi quali l’olocausto e il conflitto con la propria identità culturale, l’aborto e la morale che suggestiona le menti, la lotta al potere e la forza di fare ammenda per le proprie colpe. 

La trama si articola in una serie di flashback e sequenze sceniche difficili da trovare a teatro perché di impronta cinematografica. La protagonista in qualche modo è Glenda, una ragazzina curiosa, attenta che sogna l’emancipazione da una famiglia che nel 1941 non le permetteva di realizzare i propri sogni. Ecco che una radio e dei messaggi forti direttamente dalla bocca del Fuhrer arrivano alle sue orecchie e le danno la forza di reagire. 

Ma come spesso accade in questo spettacolo, lo sviluppo della personalità dei personaggi ruota attorno al fine che il messaggio ha nel condizionare la mente di chi ascolta. I messaggi di autostima e realizzazione personale celano un condizionamento mentale verso la violenza e la deviazione. Questa manipolazione accompagna le scelte e la vita di Glenda, determinata ad emergere come psichiatra esperta nella cura dei disturbi del sonno. Siamo nel 1973, la guerra è terminata e a Londra si respira un’aria di fermento, all’interno della clinica del sonno però tutto si è fermato a trent’anni prima, regole ferree e segreti condizionano la vita dei pazienti. Sono tre i pazienti della clinica Nicolette, l’usignolo dalla voce coinvolgente, Sarah una signora che lotta contro la narcolessia e Adam un uomo che porta ancora nel suo inconscio il retaggio della guerra. 

A rompere l’equilibrio è un giornalista Terry, deciso a trovare la verità circa il suicidio di un suo amico avvenuto proprio in questa clinica, Patrick, assistente della dottoressa, il quale si toglie la vita senza un apparente motivo. E’ proprio il giornalista a portare la luce su questo caso, svelando i condizionamenti della dottoressa e smascherando gli oscuri segreti dei pazienti di questa clinica. Il finale lascia davvero basiti, il culmine di un viaggio psicanalitico nella vita dei personaggi. Altri due personaggi catturano l’attenzione dello spettatore, Becky, amica di Patrick, una giovane dipendente da droga e alcol, e Jane vittima di un aborto clandestino che le stava costando la vita. 

L’ottima sceneggiatura cattura lo spettatore che non può far altro che porsi delle domande al termine delle varie sequenze: quale mistero nasconde Sarah e perché la dottoressa la ricatta? Perché Nicolette sogna sempre le fiamme e non vuole rivelare il suo passato? Cosa turba l’animo di Adam e perché rifiuta le sue origini di ebreo? 

Le caratteristiche che danno forza allo spettacolo sono gli intrecci delle vite e delle storie dei personaggi e l’uso del Metodo Strasberg, ben conosciuto dal regista Costantini, che si fonda sull’idea che “Non esiste nulla che un attore non possa raccontare”. Gli attori, molto credibili dei loro ruoli, hanno saputo ben interpretare le angosce e le manipolazioni mentali.

Roberto Costantini, con lo spettacolo Sleeping, ha trattato temi davvero importanti in modo significativo e non banale. Ha ben portato in scena le personalità dei personaggi. Ha trovato in modo di ricreare su di un palco le infinite sfaccettature della mente di ognuno di noi; questo spettacolo ti fa capire quanto importante siano i condizionamenti mentali nelle scelte che compiamo. E’ il trionfo della vita sulla morte, come ben simboleggiato nella scena finale, ma quando tutti i misteri sembrano risolti ecco che torna il senso di angoscia perché alla fine la mente è un filo in equilibrio tra oscurità e luce e nulla è mai come sembra…

Claudia Ruiz