Saremo in Matrix entro 30 anni

Chi non conosce il capolavoro dei fratelli Wachowski? Il film che è diventato simbolo di fantascienza e nerditudine? Quante volte ci siamo ritrovati a pensare, e se fosse vero? se stessi vivendo in una realtà che non è una realtà?

E allora giù via di speculazioni, complottismi, scenari estremi, e come sempre Orwell, grande fratello, controllo di massa, scie kimike!1!!11! e chi più ne ha più ne metta… Ma se non fosse così fantascientifico come scenario? E soprattutto, se non fosse così lontano?

Per arrivare al nocciolo della questione è doveroso presentare una persona, Yuval Noah Harari, 40 anni, israelita, storico di professione ed ex sconosciuto lettore presso la Hebrew University of Jerusalem.

Il Sig. Harari se ne è appena uscito con un libro intitolato “Sapiens”, in cui fornisce la sua visione ragionata di dove sta andando questo mondo. E’ ormai chiaro anche ai meno informati, che tra le persone più potenti, o quantomeno influenti del pianeta troviamo i dirigenti delle big dell’industria tecnologica, Facebook, Google, Microsoft, Apple… tutte persone che possiamo geograficamente circoscrivere ad un’area che comunemente chiamiamo Silicon Valley. E’ proprio lì che secondo Harari, si concentrano le uniche persone che sanno dove questo mondo stia andando, coloro che stanno dando vita alla “religione del domani”.

Uno dei punti focali del suo discorso, è come l’umanità nel tempo abbia avuto un bisogno continuo di avere “mutual myth”, miti comuni che permettessero una sana coesistenza della società: divinità, denaro, patriottismo… sono tutte concezioni di comodo inventate per unire, è questo secondo lo scrittore a differenziarci dagli scimpanzè, la classe di scimmie geneticamente più simile a noi, che non riescono a gestire gruppi superiori a 150 unità per via della mancanza di un’alta coscienza sociale.

Quale sarà quindi il prossimo motore della razza umana?

L’algoritmo. Col progredire di questo  particolare strumento, ci sarà la possibilità di dover smettere di prendere decisioni, in base ai nostri gusti, le nostre abitudini e ben presto grazie anche alla lettura biometrica delle nostre emozioni, Amazon ci dirà cosa vogliamo leggere, Tinder ci dirà chi dovremmo sposare e sarà persino possibile votare i nostri leader, se ancora ce ne sarà bisogno. Eh già, perchè il modo futuro sembra essere destinato in mano a quella ristretta classe di persone che riuscirà ad avere in mano l’algoritmo più potente in grado di calcolare tutte le esigenze della nostra vita.

Un altro problema che questa rivoluzione tecnologica sta portando è l’automatizzazione del lavoro, già da adesso, i ricercatori di fisica che non fanno altro che passare il tempo davanti ad un computer che svolge calcoli da loro immessi, potrebbero essere sostituiti, così come nel breve termine sarà più facile rimpiazzare un Dottore invece che un’infermiera, dato che un’analisi delle condizioni di salute può essere calcolata, così come la relativa cura, mentre l’iniezione che va fatta fisicamente non è ancora il  caso di affidarla ad una macchina.

Tra l’altro la salute svolgerà uno dei ruoli essenziali in questo passaggio, quella che un tempo era una continua ricerca dell’immortalità dell’anima, adesso si sta trasformando in una continua ricerca dell’immortalità del corpo. Lo stesso autore israelita, che attualmente non possiede uno smartphone, afferma che non avrebbe problemi a comprarselo se dotato di un’applicazione in grado di monitorare la sua salute, garantendogli altri 10 anni di vita.

Già oggi, alcune truppe dell’esercito usano un elmetto con realtà aumentata per garantirsi decisioni più rapide, nel corpo vengono iniettate nano-macchine per rimuovere potenziali minacce alla salute e non è così lontano il giorno in cui un cervello potrà essere connesso ad un computer, o addirittura ad un altro cervello. Un’altra cosa che sottolinea Harari però, è che anche in questo caso, verrà a formarsi una sorta di “elite cognitiva” che avrà accesso a tecnologie migliori ed a potenziamenti migliori, tutto perchè hanno saputo prevedere oggi l’andamento del domani.

Quando si ragiona su queste cose, è impossibile non portare la mente alla trilogia di Matrix, a quanto la connessione con le macchine stia diventando di vitale importanza per noi, anche se apparentemente abbiamo il controllo ma, vi ricordate il dialogo tra Neo ed il consigliere Hamman riguardo l’avere il controllo sulle macchine? Siamo così sicuri di poterci opporre a questa avanzata? O finiremo davvero per diventare niente di più che una fonte di alimentazione per macchinari, come profetizzato nella primo film della trilogia?

Probabilmente sta a noi riuscire a tracciare il limite tra i 2 mondi, nel frattempo, per chi volesse avere qualche informazione più approfondita a riguardo, e qualche consiglio direttamente da Yuval Noah Harari, può leggersi questo articolo (in inglese) del Times, di un’intervista che ha rilasciato a tal proposito.