A Santu Mofokeng il Premio Internazionale per la Fotografia 2016

La Fondazione Fotografia Modena ha annunciato il vincitore del Premio Internazionale per la Fotografia 2016: il massimo riconoscimento va al sudafricano Santu Mofokeng. Il Premio, nato da una collaborazione tra Fondazione Fotografia, Sky Arte e UniCredit, viene assegnato ogni due anni ad un fotografo vivente che, con la sua ricerca artistica, ha contribuito significativamente allo sviluppo del linguaggio delle immagini, nonché delle sue molteplici declinazioni.

Il premio quest’anno ha toccato il tema dell’identità, argomento che ha rivestito grande interesse per i fotografi quando, grazie all’arte del ritratto e al fiorire dei primi atelier, fu possibile la traduzione visiva di una memoria individuale, specificata da implicazioni sociali, politiche, etniche e anche religiose, che riguardavano tanto il singolo quanto la collettività.

Non è un caso che il Premio sia stato assegnato a questo artista che, durante la sua carriera, ha incentrato la sua ricerca sulla realtà sudafricana, in un periodo temporale che ricopre circa cinquant’anni, dall’Apartheid ai giorni nostri. “Non un riconoscimento celebrativo fra tanti, né tanto meno un premio alla carriera, ma un esempio di qualità. Santu Mofokeng è un autore che ha fatto della riservatezza uno stile di vita; non appartiene a nessun sistema e questa libertà gli ha permesso di creare immagini clamorose.” :queste le motivazioni della giuria.

A lui vanno un premio in denaro, del valore di 70 mila euro, ed una mostra personale presso il Foro Boario di Modena, intitolata “Santu Mofokeng, A Silent Solitude” Fotografie 1982 – 2011”. L’esposizione, a cura di Simon Njami, è stata inaugurata domenica 6 marzo, e rimarrà allestita fino all’8 maggio ed è una grande opportunità per conoscere un’artista che ha fatto della fotografia un impegno politico ed intellettuale, per la questione della ricerca e dell’affermazione dell’identità nera e dell’integrazione tra le comunità.

Attraverso le sue fotografie, l’artista ci racconta la realtà sudafricana in bianco e nero immortalando la sua gente, i luoghi, i volti pieni di rughe consumati dalla fatica, le strade e persino la magrezza di un cavallo. Nel suo lavoro non trovano spazio solo la politica e la denuncia, ma anche istanti di vita quotidiana come i viaggi dei pendolari che pregano in treno, o il duro lavoro nei campi. L’artista però resta in silenzio, non giudica, come se il suo obiettivo fosse quello di farci riflettere e di prendere consapevolezza di una questione ancora aperta seppur passata, che ha lasciato però dell’amaro in bocca.