“Rosina” e il ritratto “capovolto” di una giovane artista salernitana

È giovane, ma non troppo emergente, la talentuosa studentessa salernitana Felicia Robustelli che, dai tempi del liceo, si occupa di arte nel tempo libero, e ora è in gara con la sua opera “Rosina” del 2018 per un concorso.
Studentessa alla magistrale a Salerno in Storia e Critica d’Arte, la Robustelli unisce teoria e pratica con passione e umiltà, dimostrando disinvoltura e dimestichezza col pennello, data un’esperienza formativa che deve sì continuare ancora, ma le cui basi sono già state gettate.
Potrete votare ancora al link seguente il suo dipinto:
Ma vogliamo analizzarlo criticamente assieme?
Rosina
Rosina
Rosina ti guarda, ti scruta, t’osserva: da lei lo spettatore si sente giudicato. Perché l’artista conferisce al ritratto (realizzato mediante tecnica mista: acquerello, matite colorate, china e carboncino su foglio acquerellabile) un potere introspettivo e psicologico che consente una riflessione sullo sguardo.
È potente, certo, il viso della bambina, che ci riporta alla vita dell’artista che ha una sorellina, ma siamo sicuri che se ci sentiamo osservati è perché siamo noi le vittime e non i colpevoli? Al di là di ogni generalismo o schematismo attentamente rifuggito dalla pittrice, con semplicità questo dipinto arriva dritto alla mente prima che al cuore, e desta inquietudine il visino poco rassicurante dal sorriso ineffabile ed incline alla rabbia, anche perché è la rappresentazione di una bambina che abbiamo di fronte.
Siamo sconvolti e preoccupati in questa delicata e difficile fase che stiamo vivendo un po’ tutti su questo pianeta, tant’è che una bambina arriva a metterci ansia, anche perché la Robustelli opera un capovolgimento del ritratto infantile secondo i canoni e gli stereotipi.
Rosina diventa una sorta di baby vampira, dalla maglia color verde (come la terra più pura quanto i bambini) salgono in superficie foglie e fiori di colore blu che arrivano a toccarle il viso.
Non sono forse le nostre impurità che c’impediscono di guardare la bellezza della natura (magari deturpandola), visto che la prima cosa che notiamo è il volto e non la maglia, naturalmente?
Siamo noi ad aver dimenticato di guardare il mondo con gli occhi puri e semplici di quando eravamo bambini: ecco perché proviamo inquietudine.
E così, riallacciandosi alla pascoliana poetica del “fanciullino”, l’artista ribalta la visione, per consentire a chi guarda di far emergere il proprio volto malato, che non è certo quello di un infante.
Peccato solo perché non si insiste nel tratteggiare ancora di più il volto in senso metamorfico, magari con un blu più presente, insomma in equilibrio con la candida pelle della creaturina.
I puntini attorno ai capelli, però, sono un ulteriore tocco di spaesamento, che trova vantaggio d’applicazione nel moto discendente-dissolvente che, partendo dai capelli, si raccorda alla maglia giustamente incompiuta: siamo dinanzi ai nostri fantasmi, che se siamo in grado di scacciarli vanno via, ma possono sempre riemergere, come con tanta silenziosa sincerità ci mette in guardia la Robustelli, la quale ci ricorda anche che:

“L’opera fa parte di una serie di 4 ritratti raffiguranti le mie due sorelle, mio fratello e me. Mi sono ispirata ad un’artista contemporanea che amo tantissimo, Agnes Cecile, per la decorazione floreale sul volto.

Dipingo ad acquerello dai tempi delle superiori ma amo anche utilizzare la pittura ad olio, nonché le matite colorate. Ho cercato di cogliere quanto più possibile la spontaneità del sorriso di mia sorella che è, prima di tutto, una bambina, sottolineando quanto più possibile la naturalezza del gesto.

Ho deciso di utilizzare un tratto preciso e dettagliato nei punti fondamentali del volto, che difficilmente cambieranno col passare dell’età: occhi (espressione), naso, sorriso; e un segno più veloce ed impreciso nei tratti meno importanti e che cambieranno col tempo: capelli, abiti.

 

 

Tutto ciò che conta per me non è cogliere la somiglianza esatta, ma l’espressione esatta, che è ciò che resta immutato col passare degli anni.

 

Anche a 50 anni, mia sorella riuscirà a riconoscersi in quel ritratto perché la sua espressione sarà sempre la stessa, anche se circondata da qualche ruga in più”.

 

Che aspettate a votare “Rosina” per promuovere l’arte di giovane talenti campani?
P.S.- Le fotografie ci sono state gentilmente concesse dall’artista stessa, per mostrare a voi anche altri suoi lavori, che testimoniano quanto sia forte e lodevole da parte sua (perché, purtroppo mai scontato) l’amore per la sua famiglia.
Christian Liguori