Roger Federer, la rinascita del mito

Più Roger Federer invecchia e “più diventa buono”. È vero, il detto originario sarebbe riferito al vino, ma come può non essere calzante per il Federer 2.0 che stiamo vedendo in questi primi mesi del 2017? Australian Open, Indian Wells, Miami. E Rafa Nadal. Il 2017 di Roger, fino ad ora, è riassumibile in queste quattro parole chiave: i tre tornei consecutivi vinti e lo storico avversario di sempre affrontato nelle tre finali.

L’apparente declino. Quella che sta affrontando Federer è un’improvvisa seconda giovinezza. Dopo l’accoppiata Wimbledon-Giochi Olimpici nel 2012, lo svizzero aveva infatti cominciato ad intraprendere un lento declino, dovuto a diversi problemi fisici, all’inesorabile avanzamento dell’età, e alla crescita di Murray e soprattutto Djokovic, che hanno messo in secondo piano Federer accaparrandosi quasi tutti i Grandi Slam, con il loro tennis solido e pulito. Dopo alti e bassi tra 2014 e 2015, il 2016 ha segnato il punto più basso della carriera di Federer, con l’uscita dalla top ten della classifica ATP dopo ben 14 anni di ininterrotta presenza.


Una seconda giovinezza.
Il punto più basso, a fine 2016, da cui Roger riesce subito a riemergere in questo inizio di 2017: il trionfo epocale all’Australian Open, e poi quelli di Indian Wells e Miami, segnano una nuova e improvvisa primavera del fenomeno svizzero, senza più problemi fisici e con un parzialmente mutato stile di gioco, più essenziale ma non per questo meno imprevedibile ed elegante, caratteristica imprescindibile del suo tennis praticato fin dai primi anni da professionista.


Rafa.
La nuova versione di Federer va di pari passo con l’eterna sfida tra Federer e Nadal. Se il primo può essere considerato il più grande di tutti i tempi, oltre che per i titoli vinti anche per stile, mutamento e completezza del proprio tennis, il secondo va di diritto nella top ten dei più forti di sempre, nel ristretto club dei Borg, McEnroe, Agassi. Da un lato eleganza, compostezza e un rovescio di rara bellezza, dall’altro potenza, esuberanza e un diritto che meriterebbe multe per eccesso di velocità. Roger e Rafa hanno dato vita a una delle rivalità più sane e belle di tutti i tempi a livello sportivo, con i due che hanno occupato le prime due opposizioni in classifica per quasi quattro anni; si sono sfidati in 9 finali nei Grandi Slam e 10 nei Masters 1000, da cui sono scaturite alcune delle sfide più avvincenti di sempre: la vittoria di Nadal a Wimbledon 2008, dopo cinque estenuanti ore di gioco, è considerata da molti appassionati la più grande partita della storia del tennis. Lo stesso Nadal è quindi uno dei fili che collegano le varie annate di Roger Federer nel mondo del tennis professionistico.


Simbolo.
Ma perché lo ammiriamo così tanto? Federer è uno degli uomini e sportivi più idolatrati perché simbolo di come Madre Natura fornisca a ciascuno di noi dei doni, delle qualità. Come Messi nel calcio o Michael Jordan nel basket, anche lui è espressione pura di virtù sportive che possiede fin dalla nascita. Roger è simbolo di come inventiva e fantasia possano essere applicate nello sport, nel suo caso in ogni punto giocato. Lo amiamo perché il suo charme unito alla magia del suo tennis non può che portarci a farlo.

Andrea Codega