Ristorazione on the road: Buatta vs Alessandro Borghese

Se esiste un’arte che non passerà mai di moda, questa è sicuramente la possibilità di raccontare la propria storia e la propria cultura attraverso la cucina. Tra le numerose attività imprenditoriali, quella della ristorazione rappresenta uno dei cardini principali dell’economia italiana. La passione per la buona gastronomia e la capacità di raccontare ed innovare le tradizioni simboleggiano il cuore pulsante di questo settore produttivo; una sfida che molti giovani imprenditori, negli ultimi anni, hanno deciso di intraprendere in giro per lo stivale.

La trasmissione dello chef Alessandro Borghese, denominata 4 Ristoranti, si pone come portavoce del fermento che sta vivendo la ristorazione italiana da nord a sud. Un vero e proprio programma on the road, il cui format prevede il giudizio di quattro differenti ristoranti sulla base di altrettanti criteri ritenuti di fondamentale importanza non solo da uno dei più famosi chef della televisione, ma anche e soprattutto dalla clientela: location, menu, servizio e conto.

L’ultimo appuntamento della seconda stagione conduce Borghese in Sicilia, più precisamente a Catania, dove quattro giovani ristoratori si contendono il titolo di miglior ristorante under 30 della città. In questa sfida a suon di ricette innovative o più legate alla tradizione, abbiamo avuto modo di chiacchierare con Giorgia L’Episcopo, una delle ristoratrici del RistoPub Buatta, locale immerso e contornato dalla splendida architettura barocca di Via Crociferi.

Ciao Giorgia e grazie per averci concesso questa occasione! Parlaci del tuo locale, Buatta, e di come è nata la voglia di volerti mettere in gioco nel campo della ristorazione.

12039163_1174014405961295_7454895390504741669_oBuatta è una novità. Io la considero una realtà molto diversa che si distingue da tutto ciò che generalmente può offrire la città di Catania in fatto di ristorazione. L’idea è nata dalla volontà di offrire alla clientela una location dal design curato e con una buona atmosfera, traendo ispirazione anche da diversi locali europei senza però dimenticare di impregnare il luogo con i nostri caratteri. Siamo sorti con l’intento di essere una birreria artigianale che sappia abbinare anche degli ottimi piatti ai prodotti ricercati che già avevamo intenzione di proporre. Abbiamo sfruttato la posizione in pieno centro storico per presentare qualcosa di mai visto prima e attrarre il cliente verso un’esperienza piacevole attraverso le nostre idee di cucina, tanto originali quanto rispettose nei confronti della nostra tradizione e delle materie prime che trattiamo nel nostro locale.

Come hai preso la notizia quando ti è stato comunicato che avresti partecipato al programma di Alessandro Borghese?

Se devo essere sincera, all’inizio ero un po’ perplessa. Sicuramente siamo più lontani dall’idea del classico ristorante rispetto agli altri concorrenti in gara e questo mi ha lasciato qualche dubbio, perché non credevo che saremmo stati idonei a partecipare ad una competizione del genere. Poi ho capito che probabilmente è stata premiata la nostra ricercatezza nel tentare di offrire qualcosa di nuovo ed innovativo, una tipologia di ristorazione diversa da quella che normalmente siamo abituati a conoscere.

Come hai vissuto questa avventura televisiva?

Per me è stata un’esperienza unica, in pratica come partecipare ad un vero e proprio reality show. Sono stati cinque giorni di riprese davvero ricche ed intense, specialmente all’inizio in cui ovviamente la tensione psicologica era piuttosto alta perché si viene catapultati in una situazione diversa e che non ti appartiene. Superato questo primo momento, è stato poi facile entrare nel meccanismo televisivo. Alla fine posso dire che è stata una bella opportunità per mettermi alla prova e sono felice di come mi sono comportata.

Quanto c’è di vero e quanto di finzione nel format della trasmissione? 

Essendo un programma televisivo, tutto ciò che pensi e che dici deve rispettare dei tempi tecnici che vengono dettati dagli autori. All’inizio siamo lasciati liberi di esprimerci ma una volta accese le telecamere dobbiamo ripetere tutto e si fa fatica a mantenere la stessa spontaneità. E’ anche ovvio che, con il fatto di essere avversari, siamo stati spinti a cercare di essere puntigliosi e critici tra di noi. Sono tutti fattori che hanno influito sulla nostra credibilità ma credo che faccia parte del gioco.

La classifica provvisoria ha visto te e il tuo locale davanti a tutti. La valutazione di Alessandro Borghese ha poi ribaltato la graduatoria, relegandoti al secondo posto. Come hai vissuto la competizione con gli altri concorrenti? Sei comunque soddisfatta del risultato?

Credo che a parte il vincitore, gli altri hanno giocato molto di strategia lasciandosi andare a dei giudizi non totalmente onesti. Niente in contrario, alla fine è un gioco e ognuno può decidere come giocare, ma io ho preferito essere coerente con i miei pensieri e di dire quello che pensavo. Al vincitore ho dato dei voti molto alti perché lo ritenevo opportuno e perché lui coltivava questo sogno da molto più tempo. E’ chiaro che avrei preferito vincere ma sono contenta ugualmente.

Cosa ti senti di consigliare a chi, come te, vuole coltivare il sogno della ristorazione?

Di non improvvisarsi e di non essere troppo precipitosi. E’ già difficile aprire un’attività specialmente se sei giovane. Ti assumi un’enorme responsabilità, perché si tratta di un lavoro di grande sacrificio ed impegno. La cosa importante è quella di crearsi un’identità che ti rappresenti e che sia conforme con l’idea che vuoi proporre ai tuoi clienti.

Giuseppe Forte