Quel che (non) stavamo cercando di Baricco: il suo ultimo libro

Al di là di ogni suggestione che possa venirci in mente se parliamo di frammenti, il noto scrittore italiano, conosciuto ormai a livello internazionale Alessandro Baricco, è uno di quelli che non ha perso l’occasione di far sentire immediatamente la propria voce sul problema che più di tutti ha sconvolto l’umanità dagli albori del XXI secolo, e che, dunque, ancora continueremo ad attraversare: la pandemia da covid-19.

Sono 33 come gli anni di Cristo i frammenti proposti in questo brevissimo e tascabile libretto, in cui in prima battuta l’autore
sente il bisogno di riallacciarsi al mito, che
fornisce l’assist per sviluppare una tesi secondo la quale la Pandemia altro non sarebbe che una creatura mitica, e quindi niente di falso o sbagliato, ma vero anche se artificiale: insomma, una creazione umana, e quindi, come recita anche il titolo dell’opera, “Quel che stavamo cercando”.

Baricco
Goodreads

Sebbene una scrittura ormai consolidata, che dà luogo anche a riflessioni profonde e condivisibili, la poesia iniziale s’inceppa, perché di frammentario v’è proprio un impianto narrativo che deriva probabilmente dalla fretta e dall’incertezza su quale creatura letteraria si volesse partorire veramente.

Infatti, dalla “poesia in prosa” si passa al “saggio”, con tanto di lucide pillole analitiche su una società già digitalizzata e dominata dal Game anche negli anni pre-covid, su come i mutamenti non siano mai troppo radicali ma sempre graduali, sull’impreparazione (e la conseguente necessaria ripartenza da basi nuove) di ogni forma di Scienza e Sapere dinanzi alla novità che ci sta sconvolgendo, ma che, in fondo, forse ce la siamo cercata per gli stili di vita che il mondo ha abbracciato dal 2000 sempre di più, adoperando più “astuzia” che “intelligenza”.

Nell’incertezza del suo scopo, questo libro non trasmette neanche un’emozione: eppure non è un testo scientifico.

Baricco
La Stampa

E Baricco non è nemmeno un profeta, sebbene qui si atteggi ad esserlo di tanto in tanto e spesso rilasci dichiarazioni che fanno dell’astratto mistero inutile e fine a se stesso la loro corazza, ignaramente lacerata in partenza.

Forse i due possibili lavori senza sviluppo, che si scontrano in questo confuso contesto letterario scritto come troppo di getto nel 2020 e pubblicato a inizi 2021, avrebbero meritato strade diverse e più larghe: e magari anche un po’ d’amore in più, quel sentimento relegato ai margini dell’ultima pagina, con cui l’autore tenta invano di chiudere con una via d’uscita senza averla imboccata con decisione sin dall’inizio.

Baricco
Huffington Post

Baricco è consapevole di aver scritto a giochi in corso e non ancora terminati, e ci si chiede allora perché l’abbia fatto. Una mente attenta ai cambiamenti e al linguaggio come la sua di certo non fallisce in toto neanche stavolta, ma è chiaro che un lavoro così, più di qualche spunto di stile e pensiero, è solo in grado di farci constatare che l’uomo-artista spesso è impaziente di aspettare la fine o il progresso di un dato fenomeno: e, finendo per essere sul pezzo, viene fuori così, inevitabilmente, quel che non stavamo cercando.

Di seguito, le frasi più belle di un libro con qualche riflessione, ma senza emozione:

“Ma scambiare ‘artificiale’ per ‘irreale’ è sciocco. Il mito è forse la creatura più reale che c’è”.

“Ma solo civiltà in grado di riconoscere la produzione del mito, mettendola in rotazione con il lavoro di lettura della scienza, possono leggere il proprio destino correttamente.
Con gli occhi della scienza si legge un testo privo di vocali. Erano così certe scritture arcaiche, poi rivelatesi insufficienti a dire il mondo”.

“Diventa Storia ciò che gli umani non sanno di pensare fino a quando non riescono a produrlo a se stessi, a sintetizzarlo e a nominarlo nella forma di un evento storico”.

“La più grande delusione degli ultimi vent’anni è stata scoprire che la frase ‘nulla sarà come prima’ è bigiotteria intellettuale se nemmeno dopo l’11 Settembre è risultata vera.
La verità è che è sempre tutto come prima, solo un po’ più pulito”.

Christian Liguori