Quando Davide batte Golia: 5 favole sportive da dover conoscere

Raccontare le grandi imprese dello sport come si è soliti fare con le favole potrebbe sfiorare i limiti del grottesco e sembrare decisamente fuori luogo, eppure esiste una sorta di legame che sfocia in un’unica ed eloquente conclusione, ovvero la presenza di una morale.

Il principio etico rappresenta il punto di contatto principale, quell’insegnamento che spesso e volentieri dimostra che nello sport, come nella vita, non è sempre il favorito ad avere ragione dell’avversario. La lista delle sorprese, caratterizzate frequentemente dal finale rocambolesco e ricco di emozioni fino all’ultimo respiro, si snoda attraverso innumerevoli episodi di particolare interesse e rilievo. Ciascuno di essi, in un modo o nell’altro, testimonia la bellezza di un evento sportivo in cui viene sovvertita la legge del più forte e manifestata la grande acclamazione verso chi riesce a compiere ciò che poco prima era stato considerato come impossibile.

Del resto, se tutte le competizioni dovessero concludersi secondo pronostico, verrebbe a mancare quel fattore di imprevedibilità che trasforma un risultato scontato in una data da segnare con cura sul calendario. Si tratta di quei momenti che rimangono nell’immaginario collettivo, in cui a trionfare non è il più accreditato bensì il più tenace, il più coraggioso o molto semplicemente il più fortunato.

Ed ecco che in questa rassegna ripercorriamo cinque tra i fuori programma più inattesi, quelli in cui l’underdog rovescia tutte le previsioni a suo sfavore conquistandosi di diritto un posto nella storia.

 

Rugby: il Giappone sconfigge a sorpresa il Sud Africa

[rivistacontrasti.it]

Al Community Stadium di Brighton è senza dubbio maturata la più grande sorpresa nella storia della William Webb Ellis Cup. Disputato durante la fase a gironi della competizione più importante del panorama rugbystico, un match tiratissimo e senza esclusione di colpi ha regalato un insperato successo alla compagine nipponica nei confronti degli indomabili Springboks.

A circa un minuto dal termine delle ostilità, i giapponesi sotto di 3 punti sono riusciti ad ottenere una touche nei pressi della bandierina per giocarsi il tutto per tutto al fotofinish. Il Sud Africa è sembrato imbambolato ed incapace di gestire una situazione di punteggio che lo ha visto molto prossimo alla vittoria se pur con grandi difficoltà. Merito della determinazione dei 15 giocatori del Sol Levante, abili nel dirigere la mischia ai 5 metri per poi trovare con un cambio di fronte la meta decisiva con Karne Hesketh, a tempo praticamente scaduto. L’incredibile 34-32 finale ha decretato la vittoria della tredicesima squadra del ranking contro la terza.

 

Calcio: lo Zambia surclassa l’Italia alle Olimpiadi

[goal.com]

Per l’immancabile parentesi calcistica ci siamo affidati ad un tuffo nelle Olimpiadi di Seoul del 1988. Allo stadio Mu Dung di Gwangju si è consumata una delle debacle di maggior impatto mediatico nella gloriosa storia azzurra, quella in cui la nostra nazionale si è vista incassare ben quattro sberle da quella dello Zambia. Il clima caratterizzato dal caldo umido tipico delle estati coreane ha evidenziato l’autorità indiscussa degli africani sotto il profilo atletico e fisico; la compagine guidata dal CT Rocca è sembrata totalmente inerme ed incapace di imporre il proprio gioco.

Per lo Zambia, trascinato dalla tripletta di Kalusha Bwalya, si è trattato di confermarsi come altra grande realtà dell’allora emergente calcio africano. Apparentemente giunta al torneo senza grandi pretese, la squadra in maglia arancione si è rivelata un’outsider di lusso dimostrando una grande superiorità sulla più blasonata Italia, nella quale figuravano giocatori del calibro di Tacconi, Carnevale, Ferrara e Tassotti. Il risultato finale di 4 reti a 0 non ha pregiudicato il nostro cammino nella competizione ma è di certo stato uno storico tracollo.

 

Pattinaggio: l’incredibile trionfo di Steven Bradbury

Credit: Mike Hewitt/Getty Images

Per le dinamiche con cui si è andato a determinare, quello del pattinatore di short track è stato probabilmente uno degli episodi più surreali delle Olimpiadi invernali; uno dei casi in cui la Dea bendata è sembrata decidere a priori lo svolgimento dei fatti.

Ai giochi di Salt Lake City del 2002, Bradbury si è reso protagonista di un’inattesa cavalcata verso la finale approfittando delle squalifiche e delle cadute altrui. Giunto all’atto conclusivo e valido per l’assegnazione delle medaglie, l’australiano ha accusato un consistente ritardo dagli avversari subito dopo i blocchi di partenza dei 1000 m. Il destino però ha deciso di metterci lo zampino ancora una volta, capovolgendo sensibilmente le sorti della gara. Prima dell’ultima curva Bradbury è appostato in ultima posizione ma la reazione a catena innescata dalla scivolata del cinese Li Jiajun ha messo fuori combattimento tutti gli altri contendenti, decretando di fatto la vittoria dell’incredulo australiano, il quale è divenuto il primo atleta dell’emisfero australe a cingersi il collo con l’oro dei giochi olimpici invernali.

Da quel giorno, è diventato una sorta di profeta in patria ricevendo addirittura la commemorazione su un francobollo. In Australia è ormai di comune utilizzo l’espressione “doing a Bradbury”, per riferirsi ad un successo tanto clamoroso quanto imprevisto.

Tennis: la storica impresa di Roberta Vinci

[tennisworlditalia.com]

Alla vigilia della consueta fase stagionale sul cemento americano, la strada per Serena Williams verso l’Olimpo del grande tennis è sembrata spianata su un tappeto rosso. Già vincitrice in Australia, Roland Garros e Wimbledon, la numero 1 al mondo si è presentata per la semifinale degli US Open da grande favorita e con la possibilità di contare sull’appoggio del pubblico casalingo dell’Artur Ashe Stadium che avrebbe dovuto conferirle l’ulteriore boost necessario a completare il famigerato Grand Slam.

Il destino ha voluto che sul cammino della tennista statunitense si fosse trovata la piccola Roberta Vinci, resasi protagonista di un torneo straordinario e giunta con niente da perdere all’appuntamento più importante della sua carriera. Al termine di una battaglia prolungatasi per ben due ore, la tennista azzurra è riuscita nell’impresa esprimendo un gioco pulito ed efficace con cui neutralizzare l’evidente strapotere fisico della sua avversaria. Gli oltre ventimila spettatori del centrale di Flushing Meadows sono rimasti quasi increduli nell’assistere alla disfatta della loro beniamina ma altrettanto sportivi nel celebrare e riconoscere i meriti della Vinci, capace di imporsi con il punteggio di 2-6/6-4/6-4 e di regalarsi una finale tutta italiana con Flavia Pennetta. Finale che certamente ha segnato una delle pagine più gloriose della storia del nostro tennis.

Hockey: il miracolo degli USA alle Olimpiadi di Lake Placid

[wgntv.com]

Il leggendario miracle on ice targato USA è datato 1980. È stato l’anno in cui la nazionale a stelle e strisce, composta da dilettanti e giocatori universitari, si è incredibilmente aggiudicata il torneo olimpico di hockey su ghiaccio ai giochi di Lake Placid, sconfiggendo i super favoriti dell’URSS.

In un’atmosfera resa ancor più accesa e carica di tensione per via della guerra fredda, il match valido per il girone che avrebbe assegnato le medaglie si è trasformato in un evento epocale e caratterizzato dall’immenso spirito patriottico degli spettatori di casa, festanti ed increduli allo stesso tempo. Dopo aver incassato una pesante sconfitta in un’amichevole di preparazione al torneo proprio dai rivali sovietici, gli americani sono riusciti ad imporsi con una prova eroica e decisa al termine di una battaglia senza tregua dalla segnatura di Mike Eruzione, lasciato smarcato nell’high slot dagli avversari negli ultimissimi minuti.

Il successo ha ovviamente riscosso un seguito senza precedenti; per gli Stati Uniti si è trattata di una delle pagine più importanti e rappresentative della loro storia. Da quel 22 febbraio del 1980 infatti, l’America ha iniziato a credere nei miracoli sportivi.

Giuseppe Forte