Bambine VS bambini: il pregiudizio di genere inizia a sei anni

Un recente studio condotto da diverse e prestigiose università americane tra cui Princeton e NYU, ha messo in luce che, attorno ai sei anni, le bambine iniziano ad assimilare il pregiudizio di essere meno intelligenti e meno forti dei loro coetanei maschi. Secondo le ricerche, preconcetti di questo tipo sarebbero determinanti nella eventuale scelta di future carriere professionali. Gli scienziati hanno portato avanti il loro studio osservando comportamenti e risposte determinati da certi stimoli.

Dopo aver selezionato un gruppo di bambini e bambine di età compresa tra i cinque e i sette anni, è stato chiesto loro di indicare quale fosse il personaggio più intelligente di una storia. Si è visto che all’età di quattro anni sia femmine che maschi tendevano a prediligere personaggi del proprio sesso, in virtù del principio di identificazione che fa da padrone a quella età. La situazione però tendeva a cambiare di netto con il passare degli anni: mentre i maschi continuavano ad indicare un personaggio maschile come il più abile ed intelligente, le bambine non indicavano più i personaggi femminili ma quelli maschili.

Il secondo test consisteva, invece, nello scegliere a quale dei due giochi proposti partecipare: il primo veniva presentata come un gioco per “persone davvero intelligenti”, mentre il secondo come adatto a “persone che si impegnano molto”. Anche in questo caso i risultati sono significativi: si è infatti osservato che, mentre all’età di quattro anni le risposte erano abbastanza univoche, attorno ai sei anni le bambine iniziavano a rifiutare quasi totalmente il gioco per “persone davvero intelligenti”.

Le considerazioni finali pubblicate sulla rivista “Science” fanno sicuramente riflettere. Dai dati emerge in modo chiaro che siamo ancora lontani dallo sconfiggere i pregiudizi di genere. In una società in cui ancora si crede che gli unici regali appropriati per un bimbo siano macchine e pistole e quelli per una bimba bambole e spazzole per capelli, pare quasi impossibile riuscire a fare passi avanti verso la parità di genere, e questo studio fotografa obiettivamente e dolorosamente la realtà. Che tipo di donne saranno le bambine che oggi neanche si azzardano a sognare di diventare astronaute o piloti? E perché un bambino con la passione per il ritmo dovrebbe nascondere di amare la danza, magari classica? Perché non siamo in grado di crescere i bambini come essere umani con diritto di espressione e non come maschi e femmine con precisi obblighi sociali? La verità è che forse dovremmo fare tutti un passo indietro e riconsiderare il valore delle persone al di là del sesso di appartenenza.

Nausicaa Borsetti