Perché guardare un video dove qualcuno gioca al posto tuo?

Su Youtube stanno spopolando numerosi canali di gameplay. E’ una cosa piuttosto insolita, perché non è facile comprendere come una persona sana di mente possa decidere di guardare un video dove qualcuno gioca ad un gioco al posto suo. E’ un po’ come quando, noi figli degli anni ’90, ci trovavamo con i nostri compagni e decidevamo di giocare a Spyro, piuttosto che a Crash Bandicoot. Il problema era il joystick, che se era uno impediva logicamente all’altro di partecipare al gioco.

Che sia questa una forma di gameplay, poco importa, tuttavia sembra chiaro che a nessuno piace guardare qualcuno giocare al posto proprio e va bene finché si tratta di una recensione o dei trucchi o qualsiasi altra cosa con fini esplicativi che possano indurre o meno ad acquistare un gioco, ma nel caso di questi canali sembra che la cosa più importante sia chi ci gioca. Youtube è ormai invasa da video di ragazzi che mandano in streaming le loro partite ai videogiochi più disparati, condite da urla e umorismo da cinepanettone, e noi continuiamo a domandarci: ma perchè? Cosa ci può trovare uno nel guardare il video di uno che gioca al posto di essere lui a giocare?! E’ per emulare lo sparare cazzate in compagnia che si fa mentre si videogioca in compagnia di qualche amico? Cazzo ma allora gioca mentre sei connesso a Skype e simili con qualcun altro, che almeno giochi tu!

La cosa più assurda è che ci sono diversi youtubers che sono diventati delle vere star (e molti nuovi youtubers li copiano) come ad esempio PewDiePie che tuttavia sta iniziando ad evolversi, e la sua copia italiana, il giovane Favj amato dalle ragazzine italiane. Abbiamo anche altri gamer un po’ più introspettivi come CiccioGamer89 che fa anche un po’ paura e che recentemente è stato preso d’assalto da alcuni cyberbulli per via del suo peso. Insomma, questa nuova moda è davvero difficile da capire e speriamo che qualcuno possa darci una spiegazione plausibile che ci faccia capire il perché di questa strana popolarità.

 

Andrea Calabrò