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Perchè Aleksey Navalnyj è stato avvelenato

 

Il politico Aleksey Navalnyj è stato recentemente vittima di presunto avvelenamento a causa del suo scomodo operato contro il Cremlino e Putin. E’ la polizia tedesca a confermarlo, che aggiunge la necessità di protezione per il critico del Cremlino. Non ci sono prove dirette sul mandante del tentato omicidio, solo informazioni vaghe su un presunto tracciamento dei movimenti dell’oppositore politico di Putin. C’è però la certezza l’accaduto sia un avvertimento ben chiaro, radicato da anni nella tradizione di persecuzione politica russa.

 

La vicenda

Giovedì mattina, il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny è uscito da un hotel nella città siberiana di Tomsk e si è diretto all’aeroporto per prendere un volo per Mosca. Il suo viaggio nella regione di Tomsk faceva parte della sua campagna per “nullificare la Russia Unita” spingendo il partito del presidente russo Vladimir Putin lontano dal potere alle prossime elezioni locali. All’aeroporto, Navalny e alcuni membri della sua squadra hanno preso un tè e sono saliti sull’aereo. Poco dopo il decollo, il politico di 44 anni ha iniziato a sentirsi poco bene e il velivolo ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza a Omsk per ricoverarlo. Ad oggi è in stato comatoso. 

Chi è Aleksey Navalnyi

Aleksey Navalnyj è un prominente politico d’opposizione russa, molto pericoloso per Putin. E’ una figura politica che ha guadagnato consensi su trasparenza e opposizione al regime oligarchico che vige precostituito ed immobile da decenni. La sua forza viene dal saper cogliere lo scontento popolare e fornire prove vere e valide a sostegno del sentore comune. Il rating di Putin è sceso al minimo storico con l’ascesa del politico-blogger. Il tentativo del decennale Primo Ministro di cambiare la costituzione per estendere  il suo mandato oltre il 2024 ha suscitato così tanta rabbia che solo la pandemia di Coronavirus è riuscita a impedire alle manifestazioni di riversarsi nelle strade. L’obiettivo di lottare contro la corruzione dei funzionari governativi e gli intrecci di palazzo una prerogativa di Navalnyj sin dall’inizio. E’ stato il suo blog a renderlo famoso: proprio lì ha promosso la prima campagna anticorruzione contro l’azienda egemone dei trasporti petroliferi russi, la Transneft.

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Navalnyj ha dimostrato ai suoi followers, con particolare attività su Twitter, la sparizione di ingenti somme di denaro (120 milioni di rubli), documenti dell’azienda alla mano.Dopo aver ottenuto l’attenzione del pubblico e molti consensi il politico fonda la ong “Fondazione anticorruzione”. Il suo personaggio diventa punto di riferimento per quella fetta di popolazione conscia delle frodi nel sistema pubblico. 

Il documentario rivelatore

Insinuando la poca trasparenza di una delle aziende più facoltose e redditizie del continente si sarebbe fatto molti nemici. La causa scatenante dell’avvelenamento sarebbe infatti riconducibile al documentario filmato in un secondo momento da Navalnyj e collaboratori che dimostra dove finiscono i milioni fantasma. Avvincenti riprese con droni mostrano le ville e i palazzi di lusso dei dirigenti, nascosti dietro ai muri invalicabili dell’azienda. Anche il castello dell’ex primo ministro Dmitrij Medved, regalo di Putin viene svelato al pubblico. Questa inchiesta ha scatenato l’ira del popolo e Navalnyj ha anche incitato molte manifestazioni in piazza, sulla falsa riga dei vicini bielorussi contro l’elezione di Lukashenko. 

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Dopo il documentario, per il politico è iniziato l’inferno. Prima l’aggressione in strada poi le irruzioni nel suo appartamento, il blocco della posta elettronica e l’incarcerazione di alcuni suoi cari. Questi sono solo alcuni dei modi in cui il Cremlino ha provato a toglierlo di mezzo. Adesso l’avvelenamento segna un vero e proprio punto di svolta per la vicenda, che si fa sempre più preoccupante soprattutto per il suo riverbero storico. 

L’arma subdolamente efficace su più fronti

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Il veleno è infatti uno strumento arcinoto nei regimi repressivi per mettere a tacere critici ed oppositori. Molti agenti, giornalisti e oppositori del governo russo sono stati messi a tacere con la forza, utilizzando le maniere forti ed il veleno dal primo mandato di Vladimir Putin. Incarcerazione ed espulsione dal paese erano le prime armi “bianche” in possesso ai servizi segreti, che poi non esitava ad uccidere i suoi nemici nel più brutale dei modi, avvertendoli prima con l’avvelenamento. La giornalista Anna Politovskaya perde la vita nel 2004 in una sparatoria, dopo essere stata avvelenata, come avvertimento due anni prima. Anche Pert Verzilov, attivista e fondatore della rete di informazione Mediazone ha subito un ammonimento con il veleno nel 2018. In questi casi, il veleno serve per spaventare, poi per uccidere. 

Il Cremlino ha dunque lanciato un messaggio di terrore sia ai cari di Navalnyj che al paese intero, che nonostante tutto continua a manifestare per la propria libertà e per la trasparenza. Ma perché?

 

Irene Coltrinari