Il nuovo super tessuto della NASA stampato in 3D

Può sembrare l’armatura di un cavaliere medioevale, ma in realtà si tratta di un nuovo super tessuto messo a punto da un team di ingegneri del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Nella continua progressione verso la ricerca di tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza nei viaggi spaziali, pare che questo sofisticato materiale possa prestarsi ad una variegata serie di utilizzi.

Esso è costituito da tanti piccoli quadrati di metallo lucido uniti tra loro che ricordano proprio la tipica struttura della cotta di maglia. Il prototipo del tessuto che è stato sviluppato dagli ingegneri non è stato cucito o assemblato a mano, bensì è stato ottenuto come un unico pezzo nella sua configurazione definitiva grazie alla stampa 3D; un vantaggio non indifferente in termini di costi di produzione e di diversificazione del materiale da poter realizzare.

Raul Pilot Casillas, ingegnere di sistema del JPL-Caltech che sta sviluppando il tessuto spaziale, spiega i retroscena della sua intricata creazione. “Noi la definiamo stampa 4D perché possiamo stampare sia la geometria che la funzione di questi materiali. Se il processo produttivo del XX secolo era guidato dalla produzione di massa, allora questa è la produzione di massa di funzioni”.

La progettazione di un tessuto così avanzato in una sola operazione è costosa e difficile da realizzare. Andrew Shapiro-Scharlotta dell’ufficio di finanziamento della JPL, sostenitore della ricerca tecnologica nelle sue fasi preliminari, suggerisce un possibile metodo di taglio dei costi per lo sviluppo di materiali avanzati. “Stiamo solo grattando la superficie di quello che è effettivamente possibile. L’utilizzo di forme organiche e non lineari senza costi aggiuntivi per la fabbricazione porterà a disegni meccanici più efficienti”.

Ma quali sono le caratteristiche e i possibili impieghi di questo tessuto spaziale? Trattandosi di un materiale hi-tech avanzato, esso possiede buona riflettività e gestione del calore passivo – quindi capace di evitare problemi di surriscaldamento. Inoltre, essendo modulare, abbina una sufficiente flessibilità ad un’ottima resistenza a trazione; la natura pieghevole del tessuto permette dunque di ottenere forme complesse, pur mantenendo la capacità di sostenere la forza traente su di esso. Alcuni dei suoi potenziali impieghi potranno riguardare la realizzazione di grandi antenne e altri dispositivi dispiegabili, oppure potranno agire come schermature di nuova concezione per proteggere le navicelle. La faccia opaca di cui dispone il tessuto è in grado di trattenere il calore e quindi utile per isolare i veicoli spaziali inviati sui pianeti particolarmente freddi; la sua flessibilità gli consente di adattarsi anche a terreni ruvidi e irregolari.

Secondo Polit Casillas, in futuro gli astronauti saranno in grado di stampare questo materiale direttamente nello spazio ma anche di riciclarlo quando non servirà più. “Posso programmare nuove funzioni del materiale che sto stampando. Ciò riduce anche la quantità di tempo dedicata all’integrazione e al test. È possibile stampare, testare e distruggere il materiale quante volte si vuole”.

Giuseppe Forte