“New Hope”: la sartoria che dona speranza alle donne in difficoltà

Donne umiliate, private della propria identità, costrette a prostituirsi in una terra straniera, in quella terra dove riponevano le speranze di una vita migliore. Sono queste le donne che i volontari dell’associazione di Caserta “New Hope” aiutano da 10 anni, coinvolgendole in un progetto comunitario e dando loro lavoro retribuito. Il motto? “Non c’è scarto che non possa fiorire”.

Tutto ebbe inizio nel lontano 1995, quando tre suore orsoline venute da Vicenza, ritrovarono quasi per caso una vecchia macchina per cucire e decisero di dare vita ad un piccolo laboratorio sartoriale lungo Viale Kennedy. Da allora è proprio qui che ogni giorno le donne progettano, cuciono e realizzano borse, coperte, vestiti o zainetti, astucci o bomboniere. Il laboratorio sorge non lontano dalla Domiziana, dove centinaia di ragazze sono costrette a prostituirsi. Non è, quindi, un caso che molte di loro si rivolgono all’associazione in cerca di aiuto e sostegno. Ed è proprio questo l’obiettivo di “New Hope”: fornire assistenza e dare loro formazione e lavoro per riappropriarsi della propria vita e ricominciare.

La prima regola del laboratorio di sartoria etnica è “Lavoro, non beneficenza. Solidarietà, non assistenza caritatevole”. Così spiega la prima presidente della cooperativa Radegonde Nizigiymana: “Il lavoro è l’unico strumento per recuperare pienamente la dignità e la speranza che troppo spesso le donne migranti perdono nei propri difficili percorsi”.

Attualmente nel laboratorio lavorano tre donne immigrate e una in formazione. Tutte sono accomunate da un passato di violenza, di abusi, di strada. Oltre alle donne migranti, infatti, il laboratorio sartoriale ospita due giovani ragazze italiane con disabilità: “Per le persone disabili sul nostro territorio non ci sono molte opportunità di riscatto. Per questo cerchiamo di aprirci a tutti”, spiegano le suore.

Difficile contare il numero delle persone che negli anni sono passate qui: “Per fare una stima approssimativa superiamo le 300. E la maggior parte sono madri. Per questo ci sentiamo di dire che i figli di queste donne sono figli della cooperativa. Quei ragazzi sono cresciuti con noi, fanno parte del progetto: siamo una famiglia gigantesca, ben radicata sul territorio” raccontano le suore.

Tra ordini, gestione del magazzino, ideazione e creazione dei modelli, lavorazione e spedizioni, la giornata all’interno del laboratorio procede a ritmi frenetici. Nonostante la diffidenza iniziale e la mancanza di finanziamenti statali, il laboratorio è cresciuto ed è riuscito a creare una propria identità, riconoscibile e nota nel territorio. I prodotti si possono ordinare e acquistare direttamente sul sito della cooperativa, ricevendo la consegna in 48 ore.

Da poche settimane, inoltre, è stata aperta una piccola bottega in centro città: le vendite, insomma, sono in crescita, così come cresce la voglia di aiutare un numero sempre maggiore di donne in difficoltà e ridare loro dignità e voglia di vivere.

Catiuscia Polzella