Nelle farfalline bianche “le palombelle” le anime dei nostri morti che ci dicono addio

Ciascuno di noi, ha sicuramente nel corso della vita, pianto per la perdita di un proprio caro, parente o amico che sia, la sua morte provoca un forte dolore ed il pensiero di non poterlo più ne rivedere o sentire ci  porta alla disperazione. Spesso, ci si chiede un segno, un qualcosa che ci faccia capire che la sua esistenza continui, magari non nella nostra dimensione ma che abbia un seguito. Molti popoli tramandano il culto dei morti e la credenza nella sopravvivenza dei loro spiriti dopo il trapasso; per questo motivo ancora oggi molte persone cercano queste entità in piccoli eventi quotidiani, fenomeni anomali o quello che le persone più scettiche definiscono “coincidenze”.

I segni che solitamente vengono interpretati come la presenza dell’anima di un defunto sono moltissimi e variano da tradizione a tradizione, ma ne esistono alcuni che sembrano essere universali, come le farfalle. In molte regioni italiane, soprattutto al sud, si crede che alcune farfalle siano in realtà anime dei defunti. In Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Basilicata, in particolare, le “palombelle”, cioè le farfalline bianche sono ritenute anime del Purgatorio che devono purificarsi in quella forma; quindi se chiedeste ai vostri nonni è probabile che vi diranno non far loro del male o disturbarle perché esse sono anime trasmigrate e potrebbero essere perfino dei vostri familiari. In passato i Greci e i Romani credevano che la farfalla fosse l’anima del defunto che usciva con l’ultimo respiro. Fra gli Atzechi le farfalle erano la rappresentazione delle anime delle donne morte di parto; gli antichi Maya invece credevano che le farfalle fossero gli spiriti dei defunti tornati sulla terra per un ultimo saluto ai propri cari.

In Giappone le leggende accomunano la farfalla agli spiriti e ai fantasmi. A Kanagawa si crede che se una farfalla entra in casa in realtà è l’anima di un defunto che ha fatto ritorno ai luoghi che frequentava in vita. A Okinawa una farfalla che vola di notte si crede che sia l’anima di un uomo assassinato in quella zona. In Cina si crede che l’anima della propria amata, se non sposata, salga al cielo in forma di farfalla. In Scozia e in Irlanda vedere una farfalla dorata nelle vicinanze di un cadavere o di una tomba è segno che il defunto è asceso al paradiso. Alcune antiche tradizioni del Messico raccomandano di disegnare sulla schiena di una persona morta una farfalla rossa: quel simbolo fa parte di un rito per permettere alla sua anima di seguire la giusta via per l’Aldilà. In Irlanda fino ad alcuni anni fa si diceva ai bambini di non uccidere la farfalla perché poteva essere il nonno ritornato. Oggi giorno si fa una netta distinzione tra farfalle diurne e quelle notturne, dette anche falene. Le falene in molte zone d’Europa hanno una fama negativa perché si crede che siano le anime dei dannati.

I contadini credono che vedere l’Acherontia atropos, chiamata anche “Sfinge testa di morto”, sia un oscuro presagio e che porti una tremenda sfortuna. Poiché è pur sempre un’anima in pena, la si deve scacciare dalla casa, ma non ucciderla. La farfalla è considerata una metafora vivente di tutto ciò che è effimero e rappresenta il simbolo della spiritualità dell’anima, capace di liberarsi dalla materia così come la crisalide si libera dal suo bozzolo. Ancora oggi in molti credono che le anime dei morti si tramutino in farfalle per un ultimo saluto ai propri cari. Che nessuno tocchi un farfallina quindi, perchè nel segreto del suo essere, nella sua continua trasformazione da bruco ad essere libero di volare, si nascondono troppe coincidenze.

Alessandra Filippello